sabato 31 dicembre 2022
Aneddoti, curiosità, disegni inediti: l'autobiografia del grande designer italiano è uno splendido racconto tra storia e passione
Walter De Silva, 71 anni, uno dei più grandi designer dell'automotive

Walter De Silva, 71 anni, uno dei più grandi designer dell'automotive

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Non si tratta di una nuova avventura di Robert Langdon, protagonista dei romanzi thriller di successo di qualche anno fa, e tanto meno di far riferimento alle opere di Dan Brown. Piuttosto “Il Codice De Silva” edito da Artioli Editore 1899, che è stato presentato nei giorni scorsi a Milano, è un “romanzo dell’automotive” il cui vero protagonista è il design. E non è certo un caso che per l’evento sia stato scelto l’ADI Design Museum, sede del Compasso d’Oro, il prestigioso riconoscimento che nel 2011 è stato attribuito alla carriera di Walter De Silva.

Scorrendo le pagine del libro si può apprezzare un racconto che ha lo scopo di soddisfare la curiosità di chi vuole conoscere meglio il car design e soprattutto i meccanismi che agiscono all’interno di alcune delle case automobilistiche più influenti, attraverso aneddoti ed episodi entusiasmanti che illustrano come nasce lo stile di un’automobile e come si arriva alla sua realizzazione. Ma anche la narrazione delle discussioni, a volte anche piuttosto accese, che portano al raggiungimento di un ragionevole compromesso per portare a compimento il progetto. Ma è anche la storia di come si arriva al vertice della divisione “Design” di una grande Casa automobilistica, dovendo affrontare vere a proprie battaglie all’interno della propria azienda per convincere della validità del progetto l’intero staff dirigenziale, presidenti e amministratori delegati compresi, ben sapendo che lo stile si presta alle interpretazioni più disparate.

Sono questi i contenuti della autobiografia tecnica di Walter De Silva, designer di indiscutibile fama, con esperienze al vertice in un numero impressionante di marchi: Fiat, Alfa Romeo, Audi, Seat, Volkswagen, Skoda, Lamborghini, Bentley e Bugatti, oltre che con contatti dirette in Ducati e Porsche. 
Una lunga vicenda, raccontata da De Silva in forma brillante e spontanea, nel classico stile dell’autore che è riuscito a trasferire sulla carta la propria capacità espressiva nel Design, compresi gli stati d’animo, il pathos, umori e malumori, che hanno caratterizzato la genesi delle tante automobili che ha firmato. Il tutto corredato da numerosi disegni originali, pubblicati accanto al testo. Il racconto di De Silva, procede agile grazie alla frammentazione in episodi, molti dei quali vedono protagonisti l’autore e nomi celebri del gotha motoristico mondiale, come gli ingegneri Ghidella e Cantarella (protagonisti del complicato periodo attraversato dal Gruppo Fiat negli ultimi anni dello scorso secolo), l’Avvocato Agnelli e il fratello Umberto su tutti. E poi, i vertici del Gruppo Volkswagen, dove comandava un monarca geniale e assoluto, il professor Ferdinand Piëch, nipote di Ferdinand Porsche. Colui che ha voluto “assolutamente” De Silva nel Gruppo.

Ma i veri protagonisti sono naturalmente tutti i celebri modelli del designer milanese, come i prototipi Alfa Romeo Proteo e Nuvola e le berline 156 e 147. Ancor di più i modelli studiati e progettati per il Gruppo VW, tra i quali brilla l’Audi A6 “terza generazione”, sulla quale ha debuttato la celebre calandra definita “single frame”, dal disegno coraggioso, che abbraccia l’intera zona anteriore e che da allora (2004) caratterizza l’intera produzione della Casa di Ingolstadt. Sono ricordi di giornate “infernali” costellate di successi ma anche di battaglie senza esclusione di colpi per affermare le proprie idee. Ecco gli ingredienti principali che suonano quasi come un vero e proprio codice da seguire per comprendere la disciplina del car design e il funzionamento di alcune delle case automobilistiche in un settore che, nonostante stia vivendo una profonda trasformazione, si fonda ancora sulla passione e la creatività di chi ha il compito di progettare nuovi prodotti, dovendo fare i conti con i vincoli sempre più stringenti imposti dalla transizione verso una mobilità sostenibile che si vorrebbe solo elettrica entro pochi anni


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