venerdì 24 febbraio 2023
L'emergenza siccità crea un problema anche energetico: l'idroelettrico è tradizionalmente la prima fonte di energia pulita per l'Italia. Il 1° marzo tavolo del governo sull'emergenza idrica
La secca del fiume Po a Cremona il 21 febbraio 2023

La secca del fiume Po a Cremona il 21 febbraio 2023 - Ansa

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La carenza d’acqua rischia di prendere il posto della scarsità di gas come principale minaccia al sistema energetico nazionale. «Certamente ci sono dei rischi sulla produzione idroelettrica, perché se le dighe non sono in grado di far scendere l’acqua, la ruota non gira. Già l’anno scorso abbiamo avuto qualche riduzione e speriamo che si riescano a riempire le dighe nei prossimi due, tre mesi, visto che qualche pioggia dovrebbe esserci, altrimenti ci sarebbero delle conseguenze» ha detto parlando a Radio24, Gilberto Pichetto Fratin, ministro dell’Ambiente e della Sicurezza energetica. Ai problemi delle centrali idroelettriche italiane, ha ricordato il ministro, rischiano di aggiungersi quelli delle centrali nucleari francesi, che esportano in Italia parte dell’elettricità prodotta. L’acqua dei fiumi viene utilizzata per raffreddare i reattori e la Francia sta preparando un piano di spegnimento per evitare rischi davanti alla crisi idrica che si prospetta.

L’idroelettrico è il principale sistema pulito per la produzione di energia elettrica in Italia. Ancora nel 2020 faceva quasi il 20% dell’elettricità prodotta a livello nazionale, abbastanza da soddisfare circa il 15% dei consumi. La siccità ha lasciato a secco decine di impianti: la produzione idroelettrica è crollata dagli oltre 46mila Gwh del 2021 ai 28mila Gwh (scarsi) del 2022. Una caduta del 37,7% «parzialmente compensata dall’aumento della generazione termoelettrica» ha scritto Terna nel bilancio dei consumi 2022. Senza acqua abbiamo dovuto bruciare più gas.

I titolari delle centrali sono in difficoltà. «Per l’idroelettrico il 2022 è stato indubbiamente l’anno con l’idrologia peggiore di sempre» scrive Assoidroelettrica. L’associazione che mette assieme 427 società che gestiscono le centrali ricorda che «se mai nel passato si erano riscontrati anni così siccitosi, mai periodi di indisponibilità della risorsa si erano protratti così a lungo» e chiede una tregua sugli aumenti dei canoni e sulla riscossione della tassa sugli extraprofitti (hanno fatto un ricorso al Tar), perché «purtroppo l’attuale situazione è negativamente al di sopra di ogni aspettativa e non è più sostenibile nemmeno dalle più solide e storiche aziende di settore».

Il problema energetico è solo una delle facce dell’emergenza siccità, che è già in corso ma mostra i suoi effetti più devastanti nei mesi caldi. «Prepariamoci a un’altra estate critica» avverte il segretario generale dell’Autorità di bacino distrettuale dell’Appennino centrale, Marco Casini, spiegando che le stime indicano per l’estate il passaggio da una «severità idrica da media ad alta».
Gli agricoltori sono molto preoccupati. Le stime di Coldiretti e Cia concordano nell’indicare che è a rischio circa un terzo della produzione agricola nazionale. Particolarmente colpito il riso, che ha bisogno di grandi quantità d’acqua e che è prodotto nelle zone attorno al Po, le più colpite dalla siccità. Gli ettari coltivati a riso sono crollati dai 250mila del picco del 2010 ai 218mila del 2022 che scenderanno probabilmente sotto i 211mila quest’anno.

Il ministro Pichetto Fratin ha ammesso di non escludere l’ipotesi dei razionamenti d’acqua («può anche darsi che su alcuni territori sia fondamentale arrivare a questo») ma si spera di poterli evitare. Il tavolo convocato dal governo per il prossimo primo marzo punta a delineare le prime soluzioni possibili. Lo guiderà la presidente Giorgia Meloni e parteciperanno i rappresentanti dei ministeri Ambiente, Infrastrutture, Agricoltura, Affari Europei, Coesione e Pnrr e il Dipartimento della Protezione civile. Tra le ipotesi anche quella di nominare un commissario con poteri straordinari per affrontare l’emergenza.

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