giovedì 23 aprile 2020
È necessario “analizzare” a fondo un curriculum, la sua storia, le sue motivazioni e le soft skill che permettano di conoscere ogni candidato e le sue competenze
I responsabili delle Risorse Umane devono saper leggere i cv

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La continua evoluzione di ambiti come l'Intelligenza Artificiale, i Big Data e la Robotica hanno fatto emergere un nuovo mercato del lavoro, ma anche una serie di nuove figure professionali legate al mondo tecnologico e digitale. Pensiamo, giusto per citare alcuni esempi, al Digital Marketing Manager, al Data Scientist, al Chief Information Security Officer o al Social Media Recruiting Specialist. «Il mercato del lavoro – precisa Paola Marchesi, Executive Partner di Executive Hunters, brand di Hunters Group, società di ricerca e selezione di personale qualificato – è in continua evoluzione e questo, naturalmente, si riflette anche sui curricula dei professionisti. Oltre al cambiamento costante, che è un aspetto positivo, dobbiamo purtroppo confrontarci anche con degli scenari di crisi che impattano sul mondo del lavoro e fanno emergere situazioni di precarietà che gli Hr devono necessariamente tenere in considerazione perché è inevitabile che, soprattutto dopo questa crisi sanitaria ed economica legata al Covid-19, i percorsi professionali potrebbero modificarsi. L’idea che il cv ideale sia quello con percorso di crescita lineare e cambi di azienda nei tempi giusti non è più attuale. Dobbiamo farcene una ragione».

Oggi più che mai, quindi, è necessario essere in grado di non solo di “leggere” ma soprattutto di “analizzare” a fondo un cv, la sua storia, le sue motivazioni e le soft skill che permettano di conoscere ogni candidato e le sue competenze prima del job title. La flessibilità, in questo contesto, gioca un ruolo cruciale perché permette di comprendere i cambi di rotta, eventuali interruzioni e valutare caso per caso le motivazioni.

«Nel mercato americano – aggiunge Marchesi – questo concetto è già più diffuso: non sono inusuali, infatti, percorsi professionali variegati, dove la formazione universitaria spesso non è indice del percorso che verrà intrapreso, così come, estremizzando, licenziamenti, anni sabbatici e cambi di rotta. Tutti elementi che non vengono letti come fattori critici a priori, ma contingenti a volte e quindi oggetto di indagine senza alcun preconcetto».

Durante il colloquio sarà indispensabile capire con i candidati perché, per esempio, hanno interrotto gli studi o perché, a fronte di un percorso formativo di carattere scientifico, compaiano a cascata scelte professionali in ambito umanistico o viceversa. C’è chi nasce con un’idea chiara del lavoro che vorrà fare e persegue quella strada con linearità, ma altrettanto è probabile che qualcuno inizi con un’idea e la cambi nel corso del tempo. Nessuna delle due opzioni può essere considerata migliore dell’altra su carta, in nessun caso.

«Ai professionisti che si occupano di Hr – conclude Marchesi – verrà sempre più chiesto di uscire dai luoghi comuni per apprezzare il confronto diretto e trasparente con i candidati che hanno fatto scelte che, ad una prima e superficiale analisi, possono apparire inusuali o controcorrente. Non dimentichiamo, infatti, che molti personaggi noti nella storia ci hanno dimostrato come sotto storie di estremo successo e riconoscimenti su scala globale ci siano percorsi che potremmo definire particolari: la non linearità, unita alla determinazione, è spesso sinonimo di grande capacità di adattamento, di innovazione e flessibilità. Tutte caratteristiche estremamente importanti in questo momento e in futuro».

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