mercoledì 4 maggio 2016
COMMENTA E CONDIVIDI
La Francia dice no al Ttip. Almeno a quello che è intanto trapelato dalle 248 pagine di documenti riservati che Greenpeace olandese ha divulgato lunedì, suscitando scalpore in tutta Europa e malcelato disappunto negli Stati Uniti denunciando le conseguenze nefaste che l’accordo avrebbe per l’ambiente e la salute dei cit- tadini. Un macigno sulle trattative in corso che dovrebbero portare entro l’anno alla firma del trattato di libero scambio tra le due sponde dell’oceano che interesserebbe 850 milioni di persone. A scendere in campo per prendere le distanze dal Ttip è il presidente francese François Hollande avvertendo che «al punto in cui sono» i negoziati, «la Francia dice no» all’accordo. «Non siamo per il libero scambio senza regole – aggiunge –. Non accetteremo mai che siano messi in discussione principi essenziali per la nostra agricoltura, la nostra cultura e per la reciprocità dell’accesso ai mercati pubblici». E conclude: «Noi abbiamo posto dei principi nel quadro dei negoziati commerciali internazionali. Penso alle norme sanitarie, alimentari, sociali, culturali, ambientali. Ecco perché, al punto in cui siamo, la Francia dice no». Posizione anticipata poco prima dal segretario di Stato per il Commercio estero, Matthias Fekl, spiegando che lo stop da parte francese dipende dalla mancata disponibilità degli Usa a fare concessioni. «Vogliamo reciprocità. L’Europa propone molto e riceve molto poco in cambio. Non è accettabile ». Già in passato la Francia aveva minacciato di bloccare i negoziati (iniziati nel 2013), chiedendo agli Usa maggiore trasparenza. Le rivelazioni di Greenpeace hanno avuto ripercussioni anche alla Casa Bianca. Tanto che ieri Josh Earnest, il portavoce del presidente americano, ha cercato di minimizzare dicendo che Obama «non è preoccupato» e non teme «un impatto concreto» sul Ttip. Ribadendo che l’obiettivo degli Usa «è cercare di completare questi negoziati entro la fine dell’anno». Anche il rappresentante per il Commercio degli Stati Uniti, Michael Froman, scende in campo sostenendo che «il Ttip tutelerà, non indebolirà i solidi standard in materia di consumatori, ambiente, salute e mette Stati Uniti ed Unione Europea nella posizione di lavorare assieme per innalzare tali standard in tutto il mondo». Ma, vista l’aria che tira, è soprattutto Barack Obama in prima persona a prendere carta e penna e pubblicare un articolo sul Washington Post per spezzare una lancia a favore degli accordi commerciali globali, esortando in questo caso il Congresso a ratificare il Tpp, il partenariato transpacifico firmato a febbraio. Anche in Italia il caso Greenpeace-Ttip dà fiato alle trombe, a partire dal Movimento 5 Stelle che chiede al governo l’immediata sospensione dei negoziati. E mentre il blog di Beppe Grillo parla di «eclissi della democrazia perché sposta il baricentro del potere decisionale dai popoli alle multinazionali», sabato prossimo a Roma si terrà la manifestazione di Legambiente e delle associazioni della campagna Stop Ttip. «È una bugia che il Ttip sia nell’interesse dei cittadini perché rimuove le barriere commerciali – dice Edoardo Zanchini, vicepresidente di Legambiente –. L’accordo non riguarderebbe infatti i dazi sulle merci, ma l’abolizione di regole che oggi tutelano i cittadini europei. Ad esempio, i divieti che oggi garantiscono che in Europa non siano in commercio carni di bovini a cui sono stati somministrati ormoni o polli trattati con il cloro, oltre che cibi Ogm». © RIPRODUZIONE RISERVATA IL PRESIDENTE. Lo stop di François Hollande ai negoziati
© Riproduzione riservata
COMMENTA E CONDIVIDI

ARGOMENTI: