giovedì 7 giugno 2018
Al Congresso delle fondazioni bancarie e delle casse di risparmia il presidente Giuseppe Guzzetti ripercorre la storia di questi enti e traccia la strada per il futuro prossimo
Il presidente Mattarella con Guzzetti a Parma (Ansa)

Il presidente Mattarella con Guzzetti a Parma (Ansa)

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In tempi di “muri” e di “identitarismo”, cioè di un modo di “intendere la diversità non come ricchezza, ma come corruzione della purezza identitaria”, le fondazioni di origine bancaria accelerano il loro percorso di apertura verso l’altro. Nel suo discorso al XXIV congresso nazionale dell’Acri, l’associazione delle fondazioni e delle casse di risparmio, il presidente Giuseppe Guzzetti ripercorre la storia di questi enti nati con la privatizzazione delle banche introdotta dalla legge Amato del 1990 e che Lester Salamon, della John Hopkins University, ha definito “il più significativo esempio di privatizzazione a fini filantropici a livello internazionale”.

A Parma in platea c’è anche Sergio Mattarella, accolto da un lungo applauso,o e Guzzetti ringrazia il presidente della Repubblica per il lavoro difficile di queste settimane: “La sua presenza - gli dice il presidente dell’Acri – ci tranquillizza come cittadini e ci fa ben sperare per il futuro”.“Identità e cambiamento” è il titolo del Congresso e Guzzetti mostra come le Fondazioni abbiano saputo trasformarsi e migliorarsi, forse non sempre rendendosi conto di quanto si stessero modernizzando. Hanno saputo emanciparsi dal ruolo di meri azionisti delle banche privatizzate, confermando che la custodia del patrimonio azionario degli istituti di credito non è il fine della loro esistenza, ma un mezzo per perseguire la loro vera missione, cioè “l’utilità sociale e la promozione dello sviluppo economico”.

Hanno difeso la loro natura privata, quando è stata minacciata agli inizi degli anni Duemila, rivendicando il loro ruolo sussidiario rispetto allo Stato, con il quale collaborano con iniziative di straordinaria efficacia come quella del Fondo per il contrasto alla povertà educativa minorile. Hanno anche protetto il legame con il territorio, senza degenerare nel localismo ma al contrario sapendo prendere ciò che di meglio offrono le esperienze a livello locale per sperimentarlo a livello nazionale. Hanno protetto e fatto fruttare il patrimonio, diversificando gli investimenti sempre in un’ottica di responsabilità sociale. E hanno infine seguito la loro vocazione alla solidarietà, con attenzione al welfare, l’arte e la cultura.

Tra gli investimenti c’è anche la quota del 16% della Cassa depositi e prestiti, che fa delle Fondazioni il secondo azionista, dopo il ministero dell’Economia, dell’ente che il governo Conte, da contratto tra Lega e Cinque Stelle, vorrebbe coinvolgere in una banca di Stato per il sostegno alle piccole e medie imprese. Su questo Guzzetti avverte: le fondazioni sono aperte allo sviluppo della Cassa, ma non se metterà a rischio di risparmi degli italiani. “Se si intende superare questo limite ci opporremo con tutte le forze" dice Guzzetti, ricordando che l’Acri ha collaborato con governi di tutte le maggioranze e continuerà a farlo, però “senza il nostro voto, viste le norme statutarie, certe iniziative" per la Cdp non si possono realizzare.

Guzzetti, il cui mandato alla presidenza terminerà nel 2019, prepara anche la strada al successore, con cinque indicazioni sul futuro: intensificare le collaborazioni con gli altri enti che lavorano al dare risposte alle esigenze delle comunità; proseguire lungo la strada dell’innovazione sociale, sperimentando soluzioni nuove che possano ispirare anche altri; tutelare la reputazione attraverso i “buoni comportamenti” e un “genuino spirito di servizio” indispensabili per avere la fiducia delle comunità con cui si lavora; concentrarsi ancora di più sul welfare (con il Reddito di Inclusione citato come esempio positivo). E soprattutto continuare la missione di base, che è “accrescere il capitale sociale delle nostre comunità, perché grazie a questo esse possano progredire e prosperare”.

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