mercoledì 28 febbraio 2024
Secondo il rapporto dell’Osservatorio sulla finanza sostenibile, per la prima volta sono in calo di oltre 2,5 miliardi di dollari i flussi globali legati alla sostenibilità
Investimenti green, solo l’Europa resiste alla crisi

Ansa

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Cala in maniera significativa il flusso globale dei fondi sostenibili, con l’eccezione dell’Europa. In uno scenario internazionale segnato da guerre, politiche monetarie restrittive e inflazione ancora su livelli alti, il quarto trimestre 2023 ha fatto registrare per la prima volta una diminuzione delle risorse legate, tra l’altro, agli obiettivi dell’Agenda 2030. Sono oltre 2,5 i miliardi di dollari in meno segnalati a questo proposito dal secondo rapporto annuale di O-Fire, l’Osservatorio sulla finanza sostenibile lanciato due anni da dall’Università di Milano Bicocca insieme a Banca generali e Aifi e che verrà presentato oggi presso lo stesso ateneo milanese. L’Europa, sottolinea lo studio, ha mantenuto al contrario degli Stati Uniti e degli altri mercati flussi netti positivi, attraendo 3,3 miliardi anche nel quarto trimestre 2023, seppur in netto calo rispetto al trimestre precedente. Ma, avvertono i ricercatori, se i timori di recessione non si attenueranno a seguito di un cambiamento dello scenario internazionale, le ripercussioni potrebbero riguardare anche il contesto europeo. Per gli Usa si parla invece già ora di flussi negativi per 5,1 miliardi di dollari.

La necessità dell’adattamento ai cambiamenti climatici richiede un impegno finanziario considerevole, attualmente sostenuto solo in minima parte dagli investimenti globali. L'allocazione di risorse verso interventi specifici come la prevenzione delle catastrofi naturali e la sicurezza alimentare, sottolinea il rapporto, resta fondamentale. Importanti gli investimenti nelle fonti di energia rinnovabile. Tuttavia, «gli investimenti nelle Fonti di energie rinnovabili – scrivono i ricercatori – pur influenzando positivamente il rating Esg, possono avere un effetto opposto sul rating del credito. Un'analisi sulla relazione tra i due tipi di rating relativa a 116 società europee ha mostrato infatti che solo per 35 società, che rappresentano il 30% del campione, il rating di credito e il rating Esg hanno la stessa qualità». Questo perché, per ragioni economiche (ad esempio l’aumento dei costi finanziari) e tecniche, «i progetti di energia rinnovabile sono attualmente molto più rischiosi rispetto a qualche anno fa. Ciò potrebbe minare la fiducia degli investitori Esg e, conseguentemente, l'espansione delle rinnovabili proprio nel momento in cui ve ne è più bisogno». Il mercato, insomma, «potrebbe non essere pienamente in linea con i sempre più ambiziosi obiettivi di de-carbonizzazione».

Il rapporto ribadisce che l’adattamento al clima richiede «investimenti cruciali che appaiono critici sia in termini di volume che di rischiosità». Ciononostante, «secondo la Climate Policy Initiative, gli interventi per il cambiamento climatico ricevono solo il 7% degli investimenti legati al clima, allocati in un vasto spettro di esigenze come la prevenzione delle inondazioni e degli incendi, l'agricoltura resiliente, l'approvvigionamento di acqua pulita e la modifica delle infrastrutture». Lo studio sottolinea inoltre che «il contributo complessivo delle fonti energetiche rinnovabili al consumo finale di energia a livello mondiale è ancora marginale e si aggira intorno al 12%».

Tra gli aspetti positivi, i ricercatori individuano il fatto che l'Europa si sta muovendo rapidamente verso un rinnovamento del quadro normativo per la sostenibilità. La recente pubblicazione dell’Atto delegato per l’Ambiente e l'introduzione della Direttiva sulla rendicontazione di sostenibilità delle imprese (Csrd) segnano passi decisivi verso l'ampliamento dei requisiti di informativa non finanziaria. Con l'obbligo per quasi 50mila aziende di aderire agli European Sustainability Reporting Standards, l’Ue punta a una maggiore trasparenza e responsabilità sociale d'impresa, fattori chiave per la competitività sul mercato.

L’analisi evidenzia, dunque, come la Tassonomia europea sia ancora in una fase di piena evoluzione e che saranno necessarie nuove integrazioni e modifiche che possano favorire gli investimenti necessari a rendere l’Unione Europea a zero emissioni nel 2050. «È significativo osservare come, nonostante le turbolenze economiche e geopolitiche, l'Europa continui a dimostrare una resilienza unica nel mantenere flussi netti positivi di investimenti sostenibili», sottolinea Giovanna Iannantuoni, rettrice dell’Università di Milano-Bicocca, mentre Carmelo Reale, responsabile sostenibilità di Banca Generali, osserva come sia «fondamentale focalizzarsi sulle best practice per rilanciare la finanza d’impatto e non abbandonare il percorso virtuoso fatto finora».

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