martedì 14 luglio 2015
Il partito del premier diviso alla prova del voto in aula. Sciopero degli statali e rischio tensioni. Intanto Varoufakis rivela i motivi delle dimissioni.
Il paese commissariato. Accordo da 86 miliardi
EDITORIALI
Un'alba grigioferro di A. Ferrari Propagande e realtà di L. Becchetti
  
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Domani giornata chiave per il premier greco Tsipras dopo l'intesa di Bruxelles. Dovrà affrontare il voto del Parlamento ellenico per la ratifica delle nuove misure di austerità concordate per i nuovi aiuti. E non sarà semplice: mentre l'ala dura del suo partito boccia l'accordo, gli statali annunciano uno sciopero con manifestazione. La segreteria politica di Syriza e il gruppo parlamentare di Greci Indipendenti (An.El) - i due partiti che compongono la coalizione di governo - sono convocati oggi per discutere la posizione che adotteranno nella prossima votazione in Parlamento. Finora la Piattaforma di Sinistra (l'ala più radicale del gruppo) ha espresso la propria opposizione e si ritiene che più deputati ad essa vicini vorrebbero votare contro le cosiddette "misure preliminari" che Atene deve mettere in atto per ottenere il nuovo piano di salvataggio. E mentre si vocifera di un possibile rimpasto di governo a togliersi i sassolini dalle scarpe è l'ex ministro Varoufakis che ha raccontato di avere un piano per sfidare i creditori internazionali all'indomani del No al referendum, piano bocciato da Alexis Tsipras non ha voluto dargli retta. A raccontarlo è lo stesso Varoufakis in un'intervista al New Statesman. Varoufakis voleva fare tre mosse: emettere dei pagherò in euro, tagliare il debito nei confronti della Bce e riprendere il controllo della Banca di Grecia dalla Bce. Nessuno di questi passi, afferma Varoufakis, avrebbe portato ad una Grexit, ma di fatto avrebbe fatto capire che era possibile. L'idea era che solo rendendo la Grexit possibile la Grecia avrebbe potuto ottenere un accordo migliore. Ma la notte del 5 luglio, mentre la folla festeggiava la vittoria del No a piazza Syntagma, si è riunito il gabinetto ristretto e la proposta di Varoufakis è stata bocciata con quattro voti contro due. A quel punto vi sono state le sue dimissioni. Quella notte, ha detto l'economista greco al magazine britannico, "il governo ha deciso che la volontà del popolo, quel forte No, non doveva servire a dare più energia ad un approccio energetico, ma che doveva invece portare a maggiori concessioni verso la controparte.. così si è cessato di negoziare". Intanto Londra fa sapere che è escluso che i britannici paghino attraverso il fondo comune Efsm, ma fonti Ue precisano che per il prestito ponte non serve l' unanimità, ma solo la maggioranza qualificata per l' Efsm, e poi l' Esm rimborserà. Il portavoce del ministro Padoan spiega che non ci saranno costi per l' Italia, poiché la quota Esm è già stata versata nel 2014 e contabilizzata nel debito. È sufficiente una maggioranza qualificata, quindi anche senza Gb, per dare il via libera a un prestito ponte per la Grecia che faccia ricorso al fondo Efsm della Commissione Ue, dove ci sono ancora disponibili 13,2 mld, abbastanza per coprire i 12 urgenti di cui ha bisogno Atene per onorare i pagamenti. Molti paesi dell'Ue sarebbero comunque contrari. Nonostante l'intesa cononostante l'intesa con l'Eurogruppo raggiunta oggi e che non ha ancora potuto aver alcun effetto pratico, la Grecia non ha onorato il saldo di un ulteriore debito di 456 milioni di euro (scaduto a mezzanotte) con il Fondo Monetario dopo non aver già rispetto l'impegno a saldare 1,55 miliardi entro il 30 giugno. Atene è quindi ora "in arretrato" di 2 miliardi di euro con l'Fmi.
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