giovedì 7 luglio 2022
Arrivate un anno fa in Italia sull'onda del boom di acquisti alimentari on-line durante la pandemia le due startup stanno mandando a casa i lavoratori
In Italia il servizio di spesa veloce è in crisi

In Italia il servizio di spesa veloce è in crisi - Imagoeconomica

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La spesa veloce a domicilio, con consegne garantite in dieci minuti nelle grandi città, non mette radici in Italia. Le due principali società specializzate in quick commerce, la tedesca Gorillas e la turca Getir, arrivate nel nostro Paese l’anno scorso sull’onda del boom degli acquisti alimentari on-line durante i vari lockdown, si preparano a fare marcia indietro.

Per Gorillas la decisione è ufficiale. Niente rinnovo del contratto per i 540 dipendenti. Lavoratori sparsi nelle città di Milano, Bergamo, Firenze, Roma e Torino. Quasi tutti a tempo determinato tranne i 75 assunti in pianta stabile per i quali è scattata la procedura di licenziamento collettivo. Gorillas ha annunciato un piano di ristrutturazione e deciso di concentrarsi sui mercati più importanti come Stati Uniti, Francia, Gran Bretagna, abbandonando quelli meno redditizi come Italia, Spagna e Belgio. Fondata in Germania a maggio 2020 è stato uno degli unicorni nati durante la pandemia: in pochi mesi ha raccolto 1,3 miliardi di dollari, raggiungendo una valutazione record di tre miliardi. Dietro il ritiro dall’Italia secondo il sindacato dei rider Milano Deliverance non ci sarebbe il calo delle vendite ma una precisa strategia societaria. Delivery Hero, uno dei più grandi gruppi a livello finanziario specializzato nel retail del food, ha investito oltre un miliardo di euro 2021 nel processo di ricapitalizzazione di Gorillas per poi decidere di disinvestire nel mercato italiano perché ha un’altra azienda del suo gruppo (la spagnola Glovo di cui lunedì ha perfezionato l’acquisizione salendo dal 43,8% al 94% del capitale, acquisizione finita ieri nel mirino dell’Antitrust europeo) che consegna la spesa a domicilio (oltre ai pasti) e applica un modello di business più 'leggero' perché applica il contratto Ugl-Assodelivery e non quello della logistica. Un sistema di scatole cinesi già adottato nel 2018 con la tedesca Foodora che fu chiusa sempre a vantaggio di Glovo.

«Alla fine sono sempre i lavoratori che hanno la peggio, perché quelli di Gorillas, per il 50% dei quali era prevista l’assunzione vista la fine del regime straordinario per le startup, resteranno senza lavoro, non saranno riassorbiti da Glovo» spiega Angelo Avelli di Milano Deliverance. Dalla Fit Cisl è arrivata la richiesta di un incontro urgente con la società. «La decisone è per noi inspiegabile inaccettabile considerando l’alto trend di crescita delle piattaforme del food delivery sul mercato italiano – si legge in una nota – ma soprattutto perché arriva pochi mesi dopo la firma del contratto di confluenza nel contratto nazionale del settore Logistica».

Naviga in cattive acque anche l’altro principale operatore di quick commerce, Getir che in Italia ha circa 1300 lavoratori di cui 800 nella sola Milano e una rete di dark store (negozi dove vengono tenute le merci) capillari. La società ha deciso di tagliare l’organico del 14% a livello mondiale. Una scelta dettata dall’aumento dell’inflazione e dal peggioramento delle prospettive macroeconomiche. Anche in questo caso si tratta di assunzioni a tempo determinato che non verranno rinnovate. Se per il primo anno di attività le startup hanno infatti mano libera, dopo devono procedere ad una regolarizzazione di una parte dei lavoratori. Milano Deliverance contesta la scelta il turn over fatto da Getir, con contratti di massimo sei mesi, che ancora una volta va nella direzione opposta del riconoscimento dei rider come lavoratori subordinati come prevede la direttiva Ue.

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