lunedì 1 giugno 2009
Nello stesso giorno la principale casa automobilistica Usa ha portato i libri in tribunale e accettato una ristrutturazione guidata dal governo. Lo Stato americano diventerà azionista con il 60%, il 17,5 ai sindacati. Via libera anche alla cessione di asset di Chrysler al Lingotto. Il presidente: più forti grazie a Torino.
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Una giornata storica per il settore auto americano. Ieri, dopo quasi un secolo di dominio del mercato mondiale, il colosso General Motors ha portato i libri in tribunale, chiedendo la protezione del «chapter 11» della legge fallimentare Usa: bancarotta pilotata. Mentre si chiudeva un capitolo nell’azienda che per 77 anni ha rappresentato gli Usa, se ne apriva però uno nuovo per un’altra casa di Detroit, quando, di prima mattina, un giudice federale approvava la vendita degli asset di Chrysler a una nuova società controllata per il 20% da Fiat. Nessuna delle due notizie, è giunta di sorpresa, ma il loro impatto è destinato a significative ripercussioni in tutto il comparto. La scomparsa della "vecchia" General Motors, che ha dichiarato debiti per 173 miliardi di dollari e un attivo di 82 miliardi di dollari, segna infatti la terza maggiore bancarotta nella storia aziendale Usa – dopo quella della Lehman Brothers, nel settembre dell’anno scorso, e il crac di Worldcom nel luglio 2002 – e porta con sé una fondamentale trasformazione. Al termine della procedura fallimentare, stimata tra i 60 e i 90 giorni, l’azienda emergerà «snellita» sia dal punto di vista della produzione che dell’organico, in quanto il taglio di almeno 11 impianti e la sospensione di altri tre dovrebbe tradursi nell’eliminazione di 21 mila posti di lavoro.L’elemento che distingue la riorganizzazione controllata delle due case automobilistiche è però senza dubbio l’inedito ruolo del governo americano che, nel caso di Gm, ne diventerà il maggiore azionista, con una quota del 60%. Con il finanziamento di 9,5 miliardi di dollari il Canada otterrà il 12% della società, mentre un altro 17,5% sarà nelle mani del fondo Veba del sindacato dei lavoratori Uaw. Un ruolo che, secondo il presidente Barack Obama, si è reso indispensabile. Nonostante gli oltre 13 miliardi di dollari in fondi d’emergenza ricevuti dall’amministrazione Bush nell’ultimo mese di mandato repubblicano, l’azienda ha continuato ad accentuare il deficit, aggiungendo ai 31 miliardi di dollari del 2008, una perdita di 5,9 miliardi nel primo trimestre di quest’anno. La situazione non è migliorata nemmeno dopo una nuova iniezione di finanziamenti pubblici – che complessivamente sono ammontati a quasi 20 miliardi di dollari – e il piano di ristrutturazione richiesto dalla Casa Bianca non ha fatto sperare in un effettiva ed efficace trasformazione della società. Il governo e la task force incaricata di sorvegliare la ristrutturazione non hanno quindi visto alcuna alternativa alla bancarotta, soprattutto dopo che la maggioranza degli obbligazionisti non ha accettato di convertire i propri titoli nella Gm ristrutturata, aderendo invece alla proposta che offriva ai creditori un iniziale 10% con l’opzione di salire di un 15% ulteriore. Obama ieri è stato chiaro: sin dall’inizio, l’amministrazione «si è rifiutata di tenere in vita queste società con un continuo flusso di denaro pubblico» e l’intervento – «riluttante» – è mirato ad «aiutare l’industria a riprendersi». Sebbene il Tesoro abbia deciso per Gm un ulteriore finanziamento di 30,1 miliardi di dollari, «saranno i dirigenti e non il governo a prendere le decisioni», ha assicurato il capo della Casa Bianca che – pur ammettendo che la ristrutturazione non avverrà senza sacrifici – si è detto fiducioso che «se gestita bene, Gm emergerà» dalla crisi. Del resto – nonostante la situazione di General Motors sia «più complessa» e il processo per uscire dal baratro «più lento» di quello di Chrysler –il suo esempio dovrebbe far sperare in una nuova era anche per Gm. Dopo aver portato i libri in tribunale, lo scorso 30 aprile, Chrysler è infatti riuscita a risolvere gran parte dei problemi e ieri, «la decisione del giudice Gonzales ha aperto la strada a un’azienda nuova, più forte e concorrenziale per il futuro». «Solo un mese fa il futuro di questa società era in bilico», ha ricordato Obama spiegando che «ora, grazie al sostanziale impegno del governo e ai duri sacrifici di tutti coloro coinvolti nella vicenda, saranno salvate decine di migliaia di posti di lavoro».
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