venerdì 12 aprile 2024
Il Centro di ricerca sullo sviluppo di comunità e la convivenza organizzativa ha restituito un’immagine dei giovani con le idee chiare sul proprio futuro, che però sentono poco appoggio degli adulti
Lavoro e imprenditorialità: cosa ne pensano i giovani

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Determinati, motivati, portatori di positività e capaci di mettersi alla prova pur di raggiungere l’autonomia, personale ed economica. Ma se, da una parte, nei giovani ci sono entusiasmo e desiderio di investire sulla propria realizzazione, anche attraverso esperienze all’estero e corsi specializzanti, dall’altra, non mancano incertezza e spaesamento. È il ritratto degli studenti lombardi, troppo spesso rappresentati dal mondo adulto in maniera stereotipata e preconcetta, che è stato tratteggiato dal Centro di ricerca sullo sviluppo di comunità e la convivenza organizzativa (Cerisvico) dell’Università Cattolica del Sacro Cuore, attraverso un’indagine per conto dell’Unione cristiana imprenditori dirigenti (Ucid). Di fatto viene restituita un’immagine dei giovani determinati e con le idee chiare sul proprio futuro, che però sentono di avere poco appoggio da parte del mondo degli adulti.

«Non si tratta della solita ricerca su giovani e lavoro, ma di un lavoro di ricerca-azione nato dalla co-progettazione di un gruppo di regia composto da alcuni membri di Ucid e alcuni ricercatori di Cerisvico» ha spiegato Elena Marta, direttrice del Centro di ricerca dell’Università Cattolica del Sacro Cuore. «In essa non solo sono stati messi a confronto i saperi degli accademici e i saperi di dirigenti e imprenditori, ma anche il punto di vista di questi ultimi con quello dei giovani, con l’intento di trovare un buon matching fra talenti, necessità e desideri degli uni e degli altri».

Veniamo ai dati: risulta che poco più della metà dei partecipanti all’indagine ha tra 18 e 22 anni (52%), mentre il 48% è rappresentato da chi ne ha tra 23 e 27. Quasi la totalità del campione (96%) è nato in Italia e la maggioranza abita in un capoluogo di provincia e con la propria famiglia di origine (solo il 23% vive da solo o con partner o coinquilini). La maggior parte degli intervistati è occupata nello studio (41%); mentre un’analoga percentuale lavora (32%) oppure studia e lavora contemporaneamente (27%).

Riguardo alla tipologia di scuola frequentata, più della metà dei giovani (56%) ha indicato il liceo, seguito da chi ha frequentato gli istituti tecnici e gli istituti professionali. In merito alle esperienze lavorative e di studio svolte all’estero, il 30% dei giovani ha risposto di averle effettuate e il 70% dichiara di non averle fatte.
In altre parole, i giovani lombardi si approcciano al mondo del lavoro con entusiasmo, desiderio di mettersi alla prova e di intraprendere il proprio percorso verso l’autonomia personale e finanziaria. Tuttavia, sono piuttosto unanimi nel reputare il percorso scolastico conseguito poco adeguato nel preparare al mondo del lavoro. Considerano, inoltre, rilevante il contesto relazionale, anche più del contenuto del lavoro stesso, e ai fini della propria realizzazione attribuiscono valore alla fiducia ricevuta da parte del mondo adulto e all’accompagnamento iniziale sul lavoro. Collaborazione e problem solving sono le soft skills elette come più importanti, mentre sul piano dell’autoimprenditorialità si mostrano aperti alla possibilità di uscire dalla definizione classica di imprenditoria come categoria lavorativa per abbracciare un significato più psicologico e attitudinale. Autoimprenditorialità come “essere imprenditore di se stesso” e quindi come modalità proattiva e creativa per costruire la propria professionalità e il proprio posto nel mondo.
«A differenza di quanto viene spesso rappresentato in maniera errata, i ragazzi hanno voglia di mettersi alla prova e cercano un loro percorso, e noi dobbiamo fornire risposte adeguate. È fondamentale quindi continuare a investire sull’orientamento non solo dei ragazzi ma anche delle loro famiglie, facendo capire quanto oggi alcuni retaggi culturali ormai obsoleti che incasellano ancora i percorsi di studio di serie A o serie B debbano essere superati» ha sottolineato l’assessore regionale all’Università, ricerca e innovazione, Alessandro Fermi.

«Il valore di questo studio consiste nell’essersi messi in ascolto dei giovani, andando oltre gli stereotipi, nonché nell’aver favorito una lettura intergenerazionale del senso del lavoro. Molte sono le ricadute applicative del lavoro e i suoi risvolti pratici, in termini di formazione, recruitment, sviluppo di soft e hard skills» ha concluso la professoressa Marta, direttrice del Cerisvico che ha curato con Daniela Marzana, docente di Dinamiche e processi nelle istituzioni, l’indagine, che è stata realizzata su un campione di 764 giovani tra i 18 e i 28 anni, tutti abitanti della regione Lombardia, e presentata a Milano, nell’ambito dell’evento “La transizione scuola-lavoro: l’autoimprenditorialità dei giovani tra aspirazioni e realismo”.

Il Centro di ricerca sullo sviluppo di comunità e la convivenza organizzativa (Cerisvico) dell’Università Cattolica del Sacro Cuore, attraverso un’indagine per conto dell’Unione cristiana imprenditori dirigenti (Ucid) ha tratteggiato un identikit dei giovani studenti e lavoratori della Lombardia

Il Centro di ricerca sullo sviluppo di comunità e la convivenza organizzativa (Cerisvico) dell’Università Cattolica del Sacro Cuore, attraverso un’indagine per conto dell’Unione cristiana imprenditori dirigenti (Ucid) ha tratteggiato un identikit dei giovani studenti e lavoratori della Lombardia - Università Cattolica di Milano

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