domenica 2 settembre 2012
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​Le nuove frontiere si chiamano Marocco, Tunisia e Armenia. Poi ci sono le mete tradizionali come Germania, Francia e Regno Unito, ancora le più gettonate. Vacanza? No, lavoro. E ad essere in partenza sono i giovani italiani, la generazione più penalizzata dalla fase recessiva che attanaglia il Paese ormai da mesi. Un ragazzo su tre è disoccupato, come hanno certificato i dati Istat due giorni fa. Per i più fortunati, invece, il lavoro c’è ma a "singhiozzo": sono ormai tre milioni i precari del sistema occupazionale della Penisola.Quando il posto fisso diventa un miraggio, spesso la scelta di andare a cercare fortuna altrove viene considerata l’unica alternativa praticabile. Attenzione: non si tratta della "solita" fuga dei cervelli. Con uno scenario di crisi generale – in cui si dibattono anche altri Paesi dell’Eurozona e gli Stati Uniti – si riscontra la crescita esponenziale di un fenomeno nuovo e, per certi aspetti, inatteso. Il lavoro, cioè, si fa sempre più mobile su scala internazionale. O, secondo quanto sostengono gli economisti, il mercato dell’occupazione diventa letteralmente globale. Non esistono dati ufficiali aggiornati ma indagini recenti ed esperti del settore concordano sulla novità. E la mobilità non è a senso unico. Certo, ci sono tanti laureati italiani che partono e non acquistano il biglietto di ritorno. Ma altri under 35, dopo qualche anno di esperienza all’estero, rientrano a casa con un bagaglio di conoscenze da mettere a servizio del Paese. Molti giovani cervelli provenienti dall’Est europeo (soprattutto romeni) e da alcune zone dell’Asia (in primis i cinesi), inoltre, scelgono l’Italia per formarsi nei nostri migliori atenei o per cercare un impiego in settori ad alta specializzazione.La tendenza, insomma, è quella di un "lavoro senza confini" come dimostra il successo delle recenti iniziative messe in campo a livello europeo e internazionale. Ad esempio Almalaurea, il consorzio universitario che conta il più grande database nazionale sui laureati, poche settimane fa, ha messo a disposizione di seimila aziende tedesche (dalla Volkswagen alla Bosch) – alla ricerca di personale specializzato – oltre un milione e mezzo di curricula di giovani italiani. Alcuni hanno già trovato un’occupazione. Per questo motivo Almalaurea sta pensando di replicare l’iniziativa. Nei prossimi mesi, i dati salienti dei neodottori italiani verranno recapitati anche alle principali aziende di Francia, Regno Unito ed altri Paesi dell’Est d’Europa. «Dall’estero c’è un’elevata richiesta di professionalità italiane, in particolare nei settori dell’alta tecnologia, ma anche in quelli finanziari e culturali. E certamente non fanno troppa fatica a trovare un posto i laureati in fisica e in ingegneria», spiega il direttore del consorzio Andrea Cammelli. «Questo non agevola la fuga di risorse umane – continua Cammelli –, ma permette la crescita di un mercato del lavoro europeo dove anche i nostri laureati possano giocare un ruolo da protagonisti. Del resto gli ultimi studi ci dicono che solo il 4% dei giovani laureati italiani non è disposto ad allontanarsi da casa per lavoro, mentre il 96% è disposto a cambiare residenza o a frequenti trasferte». E presto l’emigrazione occupazionale potrebbe estendersi al Nord Africa: Bruxelles ha appena dato il via libera al finanziamento di progetti Almalaurea di formazione e, in una seconda fase, di inserimento professionale in Marocco e Tunisia. Un programma analogo, in seguito, coinvolgerà l’Armenia.Per avere un’idea di come si stia assistendo, in particolare nel Vecchio Continente, a una «Schengen del lavoro» basta andare sul portale Eures, la rete per l’occupazione e la formazione coordinata dalla Commissione europea. Qui tanti giovani sondano il mercato, si informano su opportunità d’impiego in 31 Paesi (i 27 dell’Ue più Norvegia, Islanda, Lichtenstein e la Svizzera). A ieri il sito contava 1.224.292 offerte di lavoro, 927.283 curriculum e 28.487 datori di lavoro registrati. L’ultima trovata si chiama «My first Eures job», una sorta di «Erasmus delle assunzioni»: i giovani candidati dei vari Paesi dell’Unione inseriscono il curriculum in un unico database. Quando trovano un’offerta interessante, possono presentare richiesta per un finanziamento fino a 300 euro per il colloquio. I selezionati, inoltre, ricevono un assegno di 1.200 euro come contributo per mantenersi inizialmente nel Paese ospitante. L’obiettivo – che prevede l’inserimento lavorativo di 500 giovani con contratti  di almeno sei mesi – è infatti quello di favorire la mobilità europea e lo sviluppo professionale dei ragazzi garantendo allo stesso tempo nuove competenze e opportunità alle imprese.Erasmus, master, stage, corsi di specializzazione. Prima ancora del mercato del lavoro c’è quello della formazione che ormai è diventato internazionale. «Ci sono delle opportunità di tirocinio all’estero che gli studenti italiani in questo momento di recessione stanno sfruttando per aumentare le loro conoscenze e per acquisire esperienza», sottolinea Aviana Bulgarelli, direttore generale dell’Isfol (Istituto per lo sviluppo della formazione professionale dei lavoratori). E allora si inizia a partire già prima di terminare il percorso universitario. Per migliorare la conoscenza di una lingua straniera. Per misurarsi con culture diverse. E per non frasi trovare impreparati quando (si spera) la domanda di lavoro tornerà a crescere.
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