martedì 16 agosto 2022
Il prezzo del gas vola fin sopra i 240 euro per MWh. La carenza d'acqua limita tutte le fonti alternative: l'idroelettrico produce poco, il nucleare pure. E il Reno in secca blocca il carbone
Una battello per il trasporto passeggeri in secca nel Reno a Bonn, in Germania

Una battello per il trasporto passeggeri in secca nel Reno a Bonn, in Germania - Benjamin Westhoff - Reuters

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La siccità rende ancora più drammatica la crisi energetica europea. Da tempo a causa della carenza d'acqua le centrali idroelettriche funzionano a mezzo servizio. In Italia la produzione delle circa 4.500 centrali idroelettriche, dicono gli ultimi dati di Terna, è crollata del 40% nella prima metà di del 2022: se l’anno scorso tra gennaio e giugno gli impianti idroelettrici avevano prodotto 24mila GWh di elettricità, quest’anno la produzione è scesa a meno 16mila.

In tempi normali l’idroelettrico copre circa il 15% della produzione di elettricità in Italia, ma quest’anno è sceso a poco più del 9%. È una brutta annata per l’idroelettrico in tutt'Europa, ma le conseguenze negative della siccità non si fermano qui, perché l'acqua è essenziale anche per altre tecnologie di generazione elettrica.

In Francia la crisi idrica sta frenando la produzione delle centrali nucleari, che sfruttano i flussi d’acqua dei fiumi per il raffreddamento. Di solito in estate la Francia limita la produzione delle centrali, perché l'acqua che riversano nei fiumi è calda: fa salire le temperature e altera gli ecosistemi fluviali. Con l'emergenza di quest'anno però il governo ha chiesto all'Autorità di sicurezza nucleare di consentire a cinque centrali di produrre più elettricità possibile. Anche a costo di fare salire la temperatura delle acque del Rodano, già elevatissime per quest'estate molto calda. «Il governo ritiene che sia una necessità pubblica mantenere la produzione di questi cinque impianti fino all’11 settembre, nonostante le eccezionali condizioni meteo» ha spiegato l’Asn.

La Germania è quella più in difficoltà. La prima economia d’Europa sta cercando di colmare la carenza di gas naturale con la maggiore produzione di elettricità dalle centrali a carbone. Ma anche qui la siccità sta complicando i piani di Berlino. Le acque del Reno, il più importante fiume d’Europa, sono ai livelli più bassi degli ultimi quindici anni. Al punto di snodo di Kaub sono scese fin sotto i 40 centimetri, limite minimo per la navigabilità. E il Reno è il canale privilegiato per il trasporto del carbone, caricato sulle chiatte per rifornire le centrali. Le società si stanno arrangiando per trovare soluzioni alternative: aumentano i trasporti via treno e con i camion, ma è un ripiego che non è sufficiente. L'associazione delle utility tedesche ha comunicato la settimana scorsa che la produzione di energia dal carbone sarà limitata fino a settembre: in questo momento la Germania riesce a utilizzare circa solo il 65% delle forniture di carbone.

Operai al lavoro per realizzare il primo rigassificatore galleggiante tedesco, a Wilhelmshaven

Operai al lavoro per realizzare il primo rigassificatore galleggiante tedesco, a Wilhelmshaven - Fabian Bimmer - Reuters

È in questo contesto che le quotazioni del prezzo del gas continuano a correre verso record mai visti. Il prezzo del TTF, il controverso mercato del gas olandese che è il riferimento per i prezzi europei, è salito di un altro 10%, sfondando quota 240 euro per MWh. Non è solo circa 10 volte il prezzo di un anno fa, ma è quasi anche il triplo delle quotazioni, già altissime, di inizio giugno. In una minacciosa nota, Gazprom ha previsto che in inverno i prezzi del gas in Europa potrebbero aumentare del 60% e salire sopra i 4 dollari per metro cubo dagli attuali 2,5 dollari. Una stima «prudente» avvertono da Mosca.

Contenere gli effetti di questi rincari su famiglie e imprese è sempre più difficile per i governi. Sempre in Germania l’autorità per il gas ha annunciato il giorno di Ferragosto un aumento dei prezzi da 2,419 euro per kWh, per un aumento del 13% delle tariffe che si tradurrà in una spesa annuale di 480 euro in più a famiglia. L’aumento resterà in vigore fino ad aprile 2024 e servirà ad aiutare Uniper (il primo importatore di gas russo, per il quale il governo ha già stanziato circa 8 miliardi di euro) e altre aziende della distribuzione a restare in piedi.

In Italia l’Autorità di Regolazione per Energia Reti e Ambiente (Arera) ha avvertito Parlamento e governo nella segnalazione del 29 luglio che i prezzi delle bollette potrebbero raddoppiare nel trimestre ottobre-dicembre. Uno scenario che l’Arera non esita a definire «drammatico». Come reazione l’Autorità ha cambiato le modalità di definizione delle bollette: da un lato l’aggiornamento sarà mensile, non più trimestrale, dall’altro i prezzi saranno slegati dal TTF olandese e avranno invece come riferimento la quotazione del giorno prima sul PSV, il punto di scambio virtuale italiano. Un intervento che dovrebbe aiutare a reperire il gas naturale necessario riducendo la differenza tra il prezzo attuale e il prezzo previsto e aiuterebbe anche a trasferire con rapidità a famiglie imprese eventuali nuovi (e probabilmente inevitabili) aiuti finanziati con fondi pubblici.

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