venerdì 29 novembre 2013
​Il sottosegretario: premi monetari a Centri e Agenzie che troveranno lavoro ai ragazzi dai 16 ai 24 anni.
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​Si parte con l’obiettivo di dare risposta a 4-500mila giovani in due anni. La Garanzia giovani in chiave italiana è stata messa a punto. Oggi il ministero del Lavoro invierà la lettera ufficiale indirizzata alla Commissione europea che dettaglia il piano nazionale della «Youth guarantee», appunto, il progetto comunitario che prevede di offrire, entro 4 mesi, ai ragazzi che concludono un ciclo di studi o sono fuori dai percorsi formativi un’opportunità di lavoro o uno stage oppure una nuova occasione di formazione.

«La platea alla quale abbiamo stabilito di dare priorità è quella dei giovani tra i 15 e i 24 anni, sperando poi di avere le risorse per arrivare a coprire anche la fascia fino ai 29 anni», spiega il sottosegretario al Lavoro Carlo Dell’Aringa, che ha seguito l’intero progetto in stretto contatto con le Regioni, Italia Lavoro e l’Isfol. In realtà, la platea potenziale è assai più vasta: l’Istat calcola infatti in 1,2 milioni i neet (persone che non lavorano né studiano né sono in formazione) fino ai 24 anni, mentre sono addirittura 2,2 milioni quelli fino a 29 anni. «La stima credo sia un po’ esagerata – riprende Dell’Aringa – ma comunque da un lato si spera che molti giovani si attivino "in proprio" e dall’altro le risorse a disposizione, per poter immaginare azioni efficaci, sono limitate e dunque abbiamo calcolato un intervento rivolto a 4-500mila giovani in due anni».

Concretamente chi conclude un ciclo o è disoccupato dovrà anzitutto iscriversi – anche solo on-line – a un «Servizio per l’impiego competente», dizione che comprende i 570 Centri per l’impiego pubblici, ma anche le società private come le Agenzie per il lavoro (2.500 gli sportelli sul territorio), nelle Regioni in cui queste sono accreditate a svolgere servizi pubblici. Lo schema d’intervento in 6 azioni, messo a punto in accordo con le Regioni e ancora in via di parziale correzione, prevede una fase di accoglienza, prima informazione sul percorso e la presa in carico con la firma di un «patto di servizio». Segue un’azione di valutazione delle capacità e di orientamento. La terza tappa riguarda la formazione di competenze di base o trasversali per accedere alle fasi successive: quelle dell’offerta di un tirocinio. Oppure, la mediazione per l’inserimento lavorativo in apprendistato o con un altro tipo di contratto di lavoro o con il servizio civile. Infine, in alcuni casi il giovane potrà contare su un servizio di accompagnamento per la creazione di un’attività autonoma.Ancora da definire è poi il coinvolgimento del Terzo settore, in particolare per quei ragazzi che hanno abbandonato i percorsi di studio e necessitano di azioni mirate di reinserimento. Come spiega lo stesso sottosegretario, il documento che verrà inviato oggi a Bruxelles è «vivo», nel senso che subirà ancora delle modifiche. «Le Regioni cercano legittimamente di avere maggiori margini di autonomia sui programmi, il governo rivendica una regia nazionale con criteri più rigidi, ma il compromesso sarà trovato entro la fine dell’anno per partire con tutto definito a gennaio». Poi in corso d’opera, la task force di Italia Lavoro potrà intervenire laddove emergessero deficit, in particolare al Mezzogiorno dove i servizi all’impiego sono meno sviluppati e più forte è la domanda.

«Abbiamo previsto dei criteri di premialità sia per i Cpi sia per i privati con un incentivo monetario per i centri che riusciranno effettivamente a garantire ai giovani un’esperienza lavorativa – sottolinea infine Dell’Aringa –. Perché la formazione è importante, ma il vero obiettivo della Garanzia giovani – sulla quale impegniamo 1,5 miliardi di euro in due anni oltre a tutti gli incentivi per l’occupazione già previsti a livello nazionale e regionale – resta quello fondamentale di portare i ragazzi nelle imprese, di facilitare al massimo la transizione scuola-lavoro. Con questo programma ci assumiamo un impegno forte: un servizio universale che deve dare una risposta concreta entro 4 mesi ai bisogni dei giovani. È una scommessa che dobbiamo vincere».

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