venerdì 16 gennaio 2015

I dati del Piemonte e della Lombardia sui ragazzi presi in carico non corrispondono alla realtà. "Colpa" del diverso utilizzo di fondi regionali o nazionali

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Crescono ancora di 10mila unità i giovani iscritti alla Garanzia giovani, superando i 347mila complessivi. Lo evidenzia il monitoraggio settimanale del ministero del Lavoro. Ma quando si va oltre l'iscrizione e si guarda alla vera e propria garanzia - cioè la presa in carico prima e l'offerta finale poi - i conti non tornano.

Il dato sulle offerte finali di un tirocinio, un contratto o una proposta formativa viene indicato in una riga del rapporto (pag. 8) a quota 11.267 senza scomposizione né per Regioni né per tipologia di offerta, nonostante ciò rappresenti il "cuore" del programma europeo di Garanzia giovani. Ma anche le rilevazioni sulle prese in carico presentano dati discordanti e imprecisi, tanto da fornire in alcuni casi un'immagine falsata della realtà. Esemplari i casi del Piemonte e della Lombardia. A livello nazionale, infatti, su 360.931 iscritti (depurati dalle cancellazioni) 131.215 avrebbero ricevuto il primo colloquio di presa in carico e avrebbero sottoscritto il relativo patto di servizio. Una media del 36,4%. Se si guarda alle singole Regioni si va da un massimo del 58,8% della Sardegna a un minimo di appena il 9,7% del Piemonte.

Certo, le differenze regionali esistono e sono ampie, ma possibile che il Piemonte, partito addirittura con qualche settimana di anticipo sia così indietro da aver "ascoltato" solo 2.254 ragazzi su 22.131? "In realtà non è così - spiega Franco Chiaramonte, responsabile dell'Agenzia Piemonte lavoro -. I giovani che sono stati presi in carico sono 6.600, il 30% degli iscritti. Di questi, 3.700 ragazzi tra i 15 e i 17 anni, senza titolo di studio, sono stati inseriti in percorsi di formazione professionale per conseguire un titolo; 2.000 sono stati assunti con un contratto di lavoro o stanno svolgendo un tirocinio e circa 800 sono coinvolti in percorsi per la creazione di imprese". Come mai allora il dato del ministero è sensibilmente più basso? "La differenza si spiega con il fatto che il ministero rileva solo i colloqui e le attività svolte utilizzando i fondi nazionali della Garanzia giovani - spiega ancora Chiaramonte -. Noi che siamo partiti prima abbiamo utilizzato anzitutto dei fondi regionali  per far funzionare il programma in maniera più veloce e snella".

Copione simile in Lombardia. Il monitoraggio del ministero del Lavoro indica 6.027 colloqui svolti su 26.410 iscritti. "I nostri dati invece parlano di 20.704 giovani che, oltre ad iscriversi, hanno scelto l'operatore (pubblico o privato) dal quale farsi seguire, requisito obbligatorio per aderire al programma Garanzia giovani in Lombardia - spiega Gianni Bocchieri, direttore generale dell'assessorato Lavoro -. I giovani presi in carico sono 10.686, cioè oltre la metà (e non il 22% come indicato dal ministero) mentre 6.208 sono già stati inseriti in vario modo nel mercato del lavoro". Anche in questo caso lo sfasamento dei dati si spiega con la sovrapposizione in Lombardia tra l'esperienza della Dote unica lavoro, finanziata con fondi regionali, e il programma nazionale Garanzia giovani.

La conclusione è che, anche per quanto riguarda il monitoraggio, l'esperienza di Garanzia giovani risulta ancora da "tarare" in maniera adeguata.

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