venerdì 25 giugno 2021
Nel 2020 per effetto della pandemia ci sono stati solo 895 scioperi ma in autunno riesploderanno le proteste. Il presidente Santoro Passarelli: moltiplicazione di contratti e sigle sindacali
Il presidente dell'Autorità Garante per gli scioperi Giuseppe Santoro Passarelli

Il presidente dell'Autorità Garante per gli scioperi Giuseppe Santoro Passarelli - Ansa

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Un patto sociale che ponga il lavoro al centro degli obiettivi per l'impiego dei fondi del Pnrr (il Piano nazionale di ripresa e resilienza), limiti i fenomeni del subappalto e del dumping salariale. Ad auspicarlo il presidente dell'Autorità Garante per gli scioperi Giuseppe Santoro Passarelli a margine della presentazione della relazione annuale. Nel 2020 gli scioperi sono stati praticamente dimezzati per effetto della pandemia, ma il prossimo sarà un autunno caldo.

«L'Autorità non può non guardare con una certa preoccupazione al modo in cui si svilupperanno le relazioni industriali dal prossimo autunno» ha detto, visto «l'accentuarsi con la pandemia della crisi economica che desta preoccupazione per gli effetti recessivi» e, in particolare, sulle condizioni dei «lavoratori, i quali non possono essere lasciati soli a sopportarne le conseguenze». In particolare a rischio ci sono le fasce più deboli dei lavoratori, assunti con contratti di lavoro flessibile - privi di tutela ed esposti a fenomeni di dumping contrattuale - che, a seguito della crisi da pandemia, non vengono più rinnovati. Queste tipologie di lavori flessibili (di cui il nostro Paese è il maggior fruitore in Europa, dopo la Spagna) sono impiegati soprattutto nel settore dei servizi, nel quale si è avuto, peraltro, il maggiore ricorso alla cassa integrazione covid. Si tratta di settori nevralgici «quali la logistica, l'igiene ambientale e il trasporto aereo» dove le cause principali d'insorgenza dei conflitti sono legate allo strumento del subappalto "al ribasso" a cui consegue il significativo impoverimento delle retribuzioni dei lavoratori alle dipendenze di appaltatori e subappaltatori che applicano contratti collettivi più convenienti in termini di costi e al mancato pagamento delle retribuzioni da parte degli appaltatori.

Altro nodo cruciale la rappresentanza spezzettata. Nella relazione sul 2020 si sottolinea che in alcuni servizi pubblici essenziali, la frammentazione della rappresentanza si assesta anche su 30 sigle sindacali, alle quali si contrappongono circa 6 o 7 associazioni datoriali. «Moltiplicazione incontrollata» anche per i contratti collettivi: ben 935 a giugno 2020 che presentano ambiti di applicazione spesso sovrapponibili ed alimentano,specialmente nelle catene degli appalti, fenomeni di concorrenza al ribasso e dumping salariale.

Effetto Covid sugli scioperi: nei servizi pubblici essenziali nel 2020 ne sono stati proclamati 1.473 contro i più di 2.300 l'anno precedente e ne sono stati realmente fatti 895 contro i 1.463 del 2019. Merito di una moratoria generale degli scioperi per marzo ed aprile 2020 e l'azione di "moral suasion" esercitata dall'Autorità durante tutto il periodo. «Un "fermo invito" – spiega la relazione – rivolto a tutte le organizzazioni sindacali, affinché si astenessero dal proclamare o effettuare scioperi nei servizi pubblici essenziali, già messi a dura prova dalla pandemia».

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