venerdì 22 ottobre 2010
Sono piuttosto scarse le speranze che l'incontro di due giorni dei ministri delle Finanze, in corso in Corea del Sud, riesca a raggiungere un'intesa, allentando le tensioni sui mercati valutari in quella che molti analisti definiscono una guerra delle monete.
COMMENTA E CONDIVIDI
Sono piuttosto scarse le speranze che il G20 dei ministri delle Finanze riesca a raggiungere un accordo significativo sul fronte dei cambi, allentando le tensioni sui mercati valutari in quella che molti analisti definiscono una guerra delle monete.Il vertice di due giorni in Corea del Sud si è aperto oggi con la lettera inviata dal segretario al Tesoro americano Timothy Geithner ai suoi colleghi del G20, anticipata da una intervista al Wall Street Journal. Gli Stati Uniti sottolineano la necessità di una intesa sui cambi. I mercati tuttavia sono scettici e non credono che in Corea si possa raggiungere un accordo. Alcuni analisti indicano che molto probabilmente il G20 diffonderà un comunitao conclusivo con la stessa retorica impiegata in quelli del G7, anche se all'UBS affermano che «il G20 è consapevole dei problemi» sul frotne dei cambi e i protagonisti del vertice coreano sanno che «è necessario scongiurare una guerra valutaria che avrebbe effetti negativi per tutti». Geithner ha ammonito sui rischi che alcuni paesi usino le valute come elemento competitivo sollecitando una riforma per non pregiudicare la già debole ripresa economica. «Possiamo dividere le valute in tre categorie - ha detto Geithner - la prima comprende le valute molto sottovalutate tra cui la Cina, nella seconda le valute con un regime di cambio flessibile e la terza con le principali valute come euro, dollaro e yen che sono allineate».Nella lettera al G20, il segretario al tesoro americano sollecita i paesi con ampi avanzi commerciali a «intraprendere riforme strutturali, di bilancio e di politica dei tassi di cambio per rafforzare le fonti interne della crescita». Invece i Paesi con forti deficit commerciali devono fare il percorso inverso aumentando la quota di risparmio e le loro esportazioni.«Il problema è che non c'è accordo sulla definizione di valute sottovalutate o sopravalutate», affermano a JP Morgan. L'ultima volta che vennero usati target precisi per ridurre gli squilibri commerciali tra Usa e Giappone avvenne all'inizio degli anni '90 e quella scelta fu disastrosa per il cambio dollaro-yen.Il mercato non si aspetta risultati concreti dalla Corea del Sud e quindi l'andamento dei mercati valutari a breve sarà determinato dalle scelte della Fed che all'inizio di novembre dovrebbe varare nuove misure per favorire la liquidità, rafforzando così la fase di debolezza del dollaro. Per fronteggiare il dollaro debole le altre economie dovranno tagliare i tassi di interesse o acquistare biglietti verdi. Anche alla Barclays Capital non credono a una intesa forte sul fronte valutario. «Il problema è che le differenze tra i vari gruppi all'interno del G20 si sono ampliate e molto diversi sono anche gli obiettivi».
© Riproduzione riservata
COMMENTA E CONDIVIDI

ARGOMENTI: