mercoledì 2 febbraio 2011
Oltre centomila i posti che rimangono scoperti. Per gli operatori delle Agenzie «un diploma conseguito in una buona scuola professionale è garanzia di occupazione».
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Centodiecimila. Tanti sono i diplomati tecnici e professionali che le imprese italiane non riescono a trovare. Ai ragazzi che stanno decidendo in questi giorni a quale istituto superiore iscriversi il consiglio delle principali agenzie per il lavoro è quindi di valutare attentamente l’offerta formativa degli istituti tecnici.«In questa fase c’è una richiesta destinata a crescere di profili specializzati, soprattutto tecnici» spiega Stefano Agarossi, direttore delle attività operative di Manpower. Gli indirizzi delle scuole sono undici. Scegliere quello su cui puntare in vista dell’evoluzione del mercato non è facile. Nessuno ha la sfera di cristallo per prevedere quale sarà quello vincente, soprattutto a causa della velocità delle trasformazioni economiche, ma le riflessioni degli esperti che abbiamo raccolto possono aiutare i giovani a compiere una scelta più ponderata.«Le aree che offrono maggiori opportunità di lavoro – suggerisce Agarossi – sono quella elettrica ed elettronica (progettisti e tecnici di assistenza), meccanica (disegnatori), amministrativa (assistenti, contabili, addetti al controllo di gestione, tesoreria e fatturazione), customer care, operatori telefonici, prevalentemente per il recupero crediti in ambito bancario e finanziario e di assistenza tecnica) e infine impiegatizia e commerciale». Del resto i primi tre settori in cui la richiesta di diplomati tecnici e professionali risulta in aumento, dal 2009 al 2010, sono quello meccanico, elettrotecnico ed elettronico.«Oggi il mercato richiede figure professionali provenienti dagli istituti tecnici soprattutto nella meccanica, nell’elettricità e nell’elettronica – conferma Emilio Luongo, responsabile della divisione "Green Economy" di Gi Group e la tendenza sarà più marcata nei prossimi anni. A meno che non ci sia una forte propensione personale agli studi umanistici, in generale direi ai ragazzi di guardare con attenzione a: lingue, meccanica, elettricità ed elettronica. Orientarsi verso queste scuole può essere oggi non una scommessa, ma quasi un investimento a sicuro rendimento». Senza contare che imboccare questi percorsi lascia comunque aperta la possibilità di proseguire gli studi all’università o di specializzarsi con corsi di formazione tecnica superiore. «Di certo in questi anni continueranno a crescere, anche grazie agli incentivi, i settori industriali legati alle energie rinnovabili – sottolinea Maria Raffaella Caprioglio, vicepresidente di Umana –. Oggi in Italia si contano oltre 500 aziende legate all’industria dell’energia pulita (fotovoltaica, eolica, termica, idroelettrica), tutte attualmente in crescita. Di conseguenza, sono molto richieste tutte le professioni che gravitano attorno alla green economy: operai installatori, manutentori, elettricisti, geometri di cantiere, progettisti e ingegneri». Queste tendenze sono ribadite anche da Anna Gionfriddo, managing director della "business line industrial" per Adecco Italia: «Oltre al settore della meccanica e della meccatronica, vedo in espansione quello dell’energia, sia quello delle fonti tradizionali, sia alternative. E non trascurerei il settore alimentare, che con lo studio del packaging e dei nuovi prodotti sarà ancora in crescita». Molti giovani guardano con un po’ di diffidenza ai profili tecnici. «In Italia soffriamo da vari anni della sindrome dai lavori di serie "B" – osserva Agarossi –. Infatti si tratta spesso di lavori che implicano un’attività di tipo manuale, soprattutto agli inizi. Spesso si entra in azienda con una mansione più operativa e di assistenza e poi nel tempo si diventa progettisti. I ragazzi dovrebbero rendersi conto che un diploma tecnico conseguito in una buona scuola professionale è veramente garanzia di un’occupazione». In ogni caso, anche nei prossimi anni sarà necessaria grande flessibilità e un curriculum ricco. «Il mercato del lavoro richiederà un mix di competenze e conoscenze diverso – commenta Luongo –. Bisognerà poi accettare la disponibilità a lavorare a condizioni economiche o geografiche che magari non coincidono esattamente con quelle desiderate». Come abbiamo visto, molti datori di lavoro non riescono a trovare tutti i profili di cui hanno bisogno. «Questo succede perché gli istituti professionali non sfornano un numero sufficiente di diplomati e anche perché è cambiato il modo di fare impresa – riflette Agarossi –. Le competenze tecniche non sono più di per sé sufficienti. Le aziende ricercano anche quelle che vengono chiamate soft skill cioè la capacità dei lavoratori di inserirsi in un contesto che è sempre più dinamico e internazionale, la capacità di resilienza, di comunicazione, di approcciare la propria attività lavorativa in maniera flessibile, di interpretare il proprio ruolo in maniera innovativa, cercando modi più efficaci e produttivi di svolgere determinate mansioni e una comprensione complessiva della realtà aziendale e della propria attività all’interno dell’organizzazione».I NUOVI INDIRIZZI DEGLI ISTITUTIGli istituti tecnici riordinati dalla riforma scolastica sono divisi in due grandi settori: quello tecnologico e quello economico. La durata degli studi è di cinque anni. Gli indirizzi in tutto sono undici.I tecnologici: meccanica, meccatronica ed energia; trasporti e logistica; elettronica ed elettrotecnica; informatica e telecomunicazioni; grafica e comunicazione; chimica, materiali e biotecnologie; sistema moda; agraria, agroalimentare e agroindustria; costruzioni, ambiente e territorio.Settore economico: amministrazione, finanza e marketing e quello del turismo.Il percorso degli istituti tecnici è strutturato in un primo biennio, dedicato all’acquisizione dei saperi e delle competenze più generali, un secondo biennio e un quinto anno, in cui gli indirizzi possono articolarsi nelle opzioni che vengono dal territorio, dal mondo del lavoro e delle professioni. Il quinto anno si conclude con l’esame di Stato. È previsto più inglese. Infatti, sono state incrementate le ore di studio della lingua inglese ed è stata prevista la possibilità di introdurre lo studio di altre lingue straniere.Secondo quanto emerso dalle indicazioni degli esperti, gli indirizzi che avranno con ogni probabilità maggiore sviluppo sono quello della meccanica, meccatronica ed energia, dell’elettronica ed elettrotecnica, dell’agraria, agroalimentare e agroindustria, dell’amministrazione, finanza e marketing.
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