lunedì 21 dicembre 2020
Ascoltate storie e pensieri di prestigiose istituzioni e imprese. C’è ancora tanto da fare per rinsaldare le relazioni, aumentare gli scambi e facilitare sinergie
Il senatore Vittorino Colombo in uno dei suoi viaggi in Cina

Il senatore Vittorino Colombo in uno dei suoi viaggi in Cina - Fondazione Vittorino Colombo

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La Fondazione Vittorino Colombo ha reso omaggio ai 50 anni dei rapporti diplomatici tra Italia e Cina ascoltando storie e pensieri di prestigiose istituzioni e imprese. Dopo gli interventi iniziali del presidente Stefano Devecchi Bellini, del vicepresidente Gloria Wang e del consigliere economico del console generale di Cina a Milano, hanno preso la parola alcuni professori e rappresentanti di primarie istituzioni come il professore Giovagnoli dell’Università Cattolica del Sacro Cuore di Milano, la professoressa Alessia Amighini dell’Ispi, la segretaria dell’Associazione Italia Asean Alessia Mosca, il cavaliere Boselli, presidente della Fondazione Italia Cina e dell’Istituto Italo Cinese e Marcello Menni, che per anni è stato Direttore della Fondazione.

Il presidente della Fondazione Stefano Devecchi Bellini ha portato i saluti introduttivi ricordando come la figura di Vittorino Colombo possa aiutare a creare piacevoli occasioni d’incontro tra due realtà che sono sempre state storicamente molto vicine. La Fondazione Vittorino Colombo si è costituita a Milano il 15 luglio 1996 all’indomani della scomparsa del senatore Colombo, per ricordarne la figura e l’intensa attività in campo politico, sociale e diplomatico.

«Se penso ai giorni nostri in cui alcune tensioni caratterizzano il panorama geopolitico mondiale, mi tornano in mente i saggi pensieri del politico e accademico italiano Giorgio La Pira che si possono apprezzare nella sua “biblioteca epistolare” dedicata ai governanti cinesi alla fine degli anni sessanta - fa presente il presidente della Fondazione Vittorino Colombo Stefano Devecchi Bellini -. L’espressione che più ho fatto mia è la seguente: la prua della nave dev’essere sempre orientata verso Pechino e verso il porto del disarmo e del negoziato». I tempi erano proprio quelli della guerra fredda e del gelo diplomatico tra Stati Uniti e Cina.

Nel 2020 invece si celebra sia l’anno della cultura e del turismo tra Italia e Cina, sia i 50 anni di rapporti diplomatici tra i due Paesi e l’anno prossimo invece correrà il 25esimo anniversario dalla morte di Vittorino Colombo che ha speso in passato tempo ed energie per rinsaldare i rapporti di amicizia tra i due Stati.

Il consigliere economico e commerciale del Consolato generale di Cina a Milano Luomei Shu ha partecipato alla tavola rotonda affermando come «nonostante la situazione che stiamo vivendo, tra Cina e Italia continua a esserci un rispetto reciproco, una fiducia che si è consolidata nel corso degli anni a partire dal 1970. I due Paesi sono, infatti, dei partner importanti soprattutto nell’ambito del commercio internazionale. La Cina è il più grande partner commerciale dell’Italia in Asia e l’Italia è la quinta potenza commerciale più grande della Cina in Europa risultando una delle più importanti destinazioni degli investimenti cinesi».

Marcello Menni racconta un Vittorino Colombo come un uomo straordinario nella sua semplicità, colto e che non smise di studiare. Lo ricorda pioniere nell’avere idee moderne come quella di stabilire rapporti con la Cina e di instituire un servizio sanitario nazionale.

Il professore Giovagnoli racconta come nei primi 20 anni successivi alla fondazione della Repubblica Popolare Cinese (1949) durante i quali non fu possibile per l’Italia stabilire delle relazioni diplomatiche per via della Guerra Fredda, il nostro ministero degli esteri provò ad avviare delle relazioni diplomatiche, ma fu subito fermato nei primi mesi del 1950 per via della volontà americana di tenere i Paesi europei al di fuori di questo rapporto. Questo blocco iniziale non è stato totalmente negativo, in quanto ha favorito le iniziative della società civile italiana nella misura in cui era possibile sviluppare delle relazioni diplomatiche e questo ha fatto si che il tutto iniziasse sotto forma di dialogo fra il popolo italiano e il popolo cinese. Questo rapporto “people to people” è stato il tratto caratterizzante delle relazioni Italia-Cina e l’imprenditoria ha certamente avuto un ruolo molto importante perché l'interscambio commerciale è stato il primo modo di sviluppare rapporti tra questi due paesi aprendo la strada a molto altro.

Il presidente Boselli, dai suoi osservatori privilegiati della Fondazione Italia Cina e dell’Istituto Italo Cinese, ci descrive la Cina come uno dei pochi Paesi al mondo ad avere Pil positivo anche quest’anno. La Belt & Road sicuramente renderà la Cina più vicina privilegiando infrastrutture come aeroporti, porti e tratte ferroviarie.

La segretaria dell’Associazione Asean Alessia Mosca ricorda come quest’area del mondo avrebbe cominciato a diventare sempre più centrale nelle dinamiche sia geopolitiche che economiche già molti decenni addietro. La politica commerciale è sempre stata usata più come uno strumento bilaterale di avversione con conflittualità crescente ma oggi fare accordi commerciali significa anche portare avanti altre relazioni, non solo interessi strettamente legati all’economia.

Nella tavola rotonda dedicata alle imprese invece si sono susseguiti gli interventi di Angelo Ou, noto imprenditore cinese e memoria storica dei primi cinesi a Milano, Aldo Fumagalli, consigliere non esecutivo Haier Europe, Valtero Canepa, general manager Shanghai Bracco Sine, Claudio D’agostino, partner Dla Piper Shanghai, Francesco Wu, imprenditore e presidente onorario dell’Associazione Uniic-Unione Imprenditori Italia Cina, Song Debin, general manager Cccc Italia - China Construction Communication Corporation, Alessandro Giglio, fondatore del Gruppo Giglio e di Emanuele Colombo, professore presso l’Istituto Marangoni Shanghai.

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