martedì 25 gennaio 2022
Il nostro Paese sul podio dopo il Canada nell'indice Fsi che analizza il nesso-cibo-salute-ambiente in 78 Paesi. Merito di alcune norme mirate, come la legga Gadda per le donazioni alle onlus
Italia in prima linea nella lotta allo spreco alimentare

Italia in prima linea nella lotta allo spreco alimentare - Fotogramma

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L'Italia della pandemia resta n prima linea nella lotta allo spreco alimentare. Dal nuovo Food Sustainability Index (Fsi), progetto sviluppato dall'Economist Impact e Fondazione Barilla (e che analizza il cibo in tre aree: sfide nutrizionali, agricoltura sostenibile e lotta agli sprechi alimentari), emerge l'ottima performance del nostro Paese nel contrasto allo spreco a livello industriale ma anche casalingo. Il Fsi è un indice globale frutto di una partnership avviata nel 2016. L'edizione 2021, presentata oggi, analizza il nesso cibo-salute-ambiente in 78 Paesi (che rappresentano oltre il 92% del Pil e della popolazione mondiale) mediante 38 indicatori e 95 parametri. Lo scopo dello studio è indagare la situazione attuale dei sistemi alimentari globali per evidenziarne le buone pratiche e le aree di miglioramento, verso il raggiungimento gli Obiettivi Onu a partire dalla lotta alla povertà.

«Il nuovo Fsi mostra ampi margini di miglioramento nelle performance globali in materia di sostenibilità alimentare e stato della nutrizione. L'Italia è sulla buona strada e, nella lotta allo spreco alimentare, che a livello globale riguarda un terzo del cibo prodotto, possiamo essere presi come riferimento dal resto del mondo», ha dichiarato Marta Antonelli, direttrice della Ricerca della Fondazione Barilla. Per quanto riguarda gli sprechi alimentari dal campo alla tavola, l'Italia è al secondo posto dopo il Canada, anche grazie a iniziative, strategie e politiche mirate. Tra queste, la legge e Gadda che ha facilitato, anche tramite agevolazioni fiscali, la donazione delle eccedenze alimentari alle onlus.Questo intervento normativo, riconosciuto come best practice a livello mondiale, ha prodotto subito risultati tangibili: solo nel primo anno di entrata in vigore della legge (2016-2017), le donazioni di cibo al Terzo settore sono aumentate del 21%. Nella filiera produttiva si perde solo il 2% del cibo. Si stima che lo spreco alimentare pro capite annuo a livello domestico, sia di circa 67 Kg, quello nella ristorazione di 26 Kg e quello nella distribuzione di 4 kg pro capite l'anno: il dato più basso registrato tra i 78 Paesi analizzati dal Fsi.

Per quanto riguarda gli altri parametri particolarmente buoni risultano i dati relativi alla qualità della vita: a livello europeo, con lo score di 86 l’Italia si piazza dopo Francia e Spagna, ma prima della Germania. Anche l'aspettativa di vita è piuttosto alta: l'aspettativa di vita alla nascita è 83,2 anni, mentre l'aspettativa di vita in salute è di 71,9.In Italia, inoltre, problemi quali la sottonutrizione o la malnutrizione infantile presentano una prevalenza molto bassa, come d'altra parte nella maggioranza dei paesi occidentali. Sui temi nutrizionali, in generale, appare forte l'impegno dell'Italia nel promuovere un'alimentazione sana e sostenibile. In agricoltura sostenibile - e in particolare nell'ambito del consumo idrico - possiamo attenderci nei prossimi anni importanti miglioramenti grazie ad interventi mirati inseriti nel Pnrr per l'efficienza delle risorse idriche nel settore agricolo.

Nonostante lo spreco alimentare sia un grave problema globale, meno di un terzo (il 28%) dei Paesi analizzati dal Fsi dimostra di possedere una strategia mirata. A livello mondiale, le perdite di cibo tra i primi 19 classificati non superano il 3% della produzione alimentare totale, rispetto alla media generale del 6%. In agricoltura sostenibile, il Fsi dimostra che esistono ancora ampi margini di miglioramento: per esempio, meno del 50% di tutti i Paesi analizzati stanno inserendo il tema dei cambiamenti climatici nelle loro politiche. Infine per quanto riguarda le sfide nutrizionali si mettono in luce le differenze che ancora caratterizzano i Paesi ad alto e basso reddito.

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