mercoledì 18 gennaio 2012
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​Italia ancora nel mirino delle agenzie di rating. Fitch avverte che a fine gennaio il nostro Paese potrebbe scivolare di due gradini, «è una delle possibili opzioni», ma non ci si aspetta un «rischio default»; Moody's prevede quest'anno l'Italia in recessione, «con un rialzo dei fallimenti aziendali e un calo dei prezzi immobiliari».Uno dei fattori che contribuiranno al giudizio sul nostro Paese sarà il fiscal compact, ha detto il senior director di Fitch Alessandro Settepani, interpellato dai cronisti a margine dell'European Credit Oulook 2012: l'impatto è diverso se su questo tema si trovasse «una soluzione lunga, lenta e dolorosa, oppure se sarà immediata».Per spiegare che non c'è un rischio di insolvenza da parte dell'Italia Edward Parker, managing director sovereign and supranational group di Fitch, ha osservato che «abbiamo ancora un rating A+, quindi se ci fosse possibilità di default avremmo un rating per l'Italia molto più basso». Peraltro, ha aggiunto, «l'Italia è assolutamente sistemica per l'eurozona ed è troppo grande per fallire, ha buoni fondamentali, nonostante la bassa crescita, il deficit relativamente basso, un settore privato vivace e una bilancia del settore manifatturiero abbastanza in equilibrio» e, «contrariamente ad altri Paesi come Irlanda e Spagna, l'Italia non ha mai avuto un boom non sostenibile nel credito al settore privato».Fitch riconosce che «il nuovo governo di Monti ha contribuito a ricostruire la fiducia sull'Italia», al contrario del precedente esecutivo che, ad avviso di Parker, «ha mancato la finestra d'opportunità per implementare le riforme economiche e l'aggiustamento di bilancio in un periodo economico molto più favorevole di quello attuale, e ha anche perso credibilità verso gli altri policy maker e Stati europei». Per Parker quella del governo Monti «è una buona partenza», e «le politiche decise sono giuste e ce n'era bisogno», ma, ha rilevato tuttavia il managing director dell'agenzia di rating, «la situazione è fragile: in realtà il deficit è basso ma il problema è il divario tra i tassi di crescita e quelli di interesse». Occorre, quindi, «dare una scossa alla fiducia degli investitori e ridurre i tassi di interesse sul debito. Quello su cui Monti può fare la differenza - ha concluso Parker - è nel dare maggiore fiducia sull'azione politica italiana, ma c'è tanto ancora da fare».
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