lunedì 24 aprile 2023
Roberto Giolito, capo del team Heritage di Stellantis: "Ecco come cambiò il modo di progettare e vendere le auto"
Il "lancio" della Fiat Uno nel 1983 a Cape Canaveral

Il "lancio" della Fiat Uno nel 1983 a Cape Canaveral - .

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Dopo aver raccontato la comunicazione “rivoluzionosa” della Fiat Uno, oggi il team Heritage di Stellantis presenta un secondo video https://youtu.be/1iNXPur3z9o che svela quanto l’innovazione tecnologica, applicata alla progettazione e alla produzione, sia una peculiarità dell’icona Fiat nata quarant’anni fa. A condurre questo viaggio, tra passato e futuro, è Roberto Giolito, responsabile di Stellantis Heritage (Alfa Romeo, Fiat, Lancia, Abarth), attraverso immagini del Centro Storico Fiat e cimeli dell’epoca conservati nell’Heritage Hub.

L’innovazione tecnologica è il fil rouge che lega i 40 anni della Fiat Uno. Come dimostra il suo spettacolare esordio, davanti alla stampa internazionale, il 19 gennaio 1983 a Cape Canaveral (Stati Uniti), la città simbolo della conquista dello spazio. È il contesto perfetto per un modello destinato a ridefinire il paradigma delle vetture cittadine e a cambiare la storia del marchio italiano. La Fiat Uno, infatti, rappresenta una svolta epocale per il settore automotive per diversi primati, come il largo utilizzo dei robot nel processo produttivo, un nuovo e fecondo rapporto tra il Centro Stile e l’Ingegneria e l’affermazione di quello che oggi definiamo Design Funzionale. Tutto è studiato per ottenere il massimo livello qualitativo, quello che ci si aspetta dal modello più innovativo del segmento. E il salto di qualità è notevole, come dimostra l’ingente sforzo finanziario: cinque anni, tra studio e progettazione, con uno stanziamento di circa 1.000 miliardi di Lire, che ne fanno l'investimento più importante effettuato da Fiat fino ad allora.

Spiega Roberto Giolito, Head of Stellantis Heritage (Alfa Romeo, Fiat, Lancia, Abarth): “La Uno fu un progetto totalmente innovativo. A partire dalla scocca che, rispetto alla sua antesignana 127, è già concepita con saldature robotizzate. Le porte stesse vengono assemblate con un minor numero di componenti. Così come il nuovo portellone assemblato annulla quella linea di giunzione che prima era percepita come un difetto, anzi ne diventa un motivo caratterizzante della fiancata”

Il Robogate punta di diamante dell’automazione in fabbrica. Con la Fiat Uno prende forma una nuova concezione della produzione, che sfocerà nella Fabbrica Integrata, sempre più rivolta verso una maggiore flessibilità. Fulcro di questa filosofia industriale è il Robogate, un sofisticato sistema di produzione progettato dalla Comau, azienda leader del Gruppo Fiat nell’automazione, per l'assemblaggio delle scocche delle automobili, che si basa principalmente su un preciso sistema di saldatura a punti per ogni singolo pezzo della vettura. Il suo debutto avviene nel 1978 presso lo stabilimento di Rivalta per la produzione della Ritmo ma viene ben presto adottato dagli stabilimenti di Mirafiori e Cassino. A beneficiarne sarà proprio la Fiat Uno che potrà contare sulla precisione di decine di robot per le fasi di assemblaggio, saldatura e verniciatura, migliorando significativamente l’uniformità e la qualità della produzione. Basti pensare che gran parte dell’investimento complessivo per il progetto “Uno” venne impiegato proprio nell’automazione in fabbrica, dove ogni giorno andava in scena una spettacolare “danza” di bracci meccanici, carrelli trasportatori e telai (“gate”), sotto la regia di un computer che dettava tempi e processi.

“La Fiat Uno non rappresenta soltanto una rivoluzione del Manufacturing poiché con essa cambia l’intero mondo di concepire, sviluppare e produrre un'auto. Dai tavoli da disegno al CAD fino alla fabbrica: tutto diventa un continuum ed è gestito da un’unica regia – commenta Giolito -. E se oggi reti dedicate e connessioni hardware collegano le diverse aree dello stabilimento, domani sarà proprio il concetto di “Internet of Things” a dominare, creando un dialogo tra queste macchine per raggiungere la maggior flessibilità possibile. Ciò permetterà di costruire auto per ogni continente e per ogni cultura nella maniera più efficiente e sostenibile”.

Il motore FIRE, il gioiello tecnologico del Gruppo Fiat. I robot entrano anche nell’avveniristico stabilimento di Termoli 3, creato appositamente nel 1985 per la realizzazione del nuovo motore FIRE, la cui storia è strettamente legata alla Uno. Infatti, fu la prima vettura Fiat ad essere equipaggiata con questo gioiello ingegneristico italiano prodotto per 35 lunghi anni e in oltre 23 milioni di unità. Il suo nome è l’acronimo di Fully Integrated Robotized Engine e rinvia chiaramente all'innovativo metodo con cui viene realizzato, ovvero il sistema Robogate. Rispetto al precedente motore impiegato su tutte le Fiat, il nuovo FIRE è più compatto e leggero (appena 69 kg); più semplice nella filosofia costruttiva (95 componenti in meno); più moderno (passando da un sistema ad aste e bilancieri a uno di distribuzione con albero a camme in testa); più affidabile e facile da montare. Insomma, un progetto di grandissima longevità e ingegneria motoristica che è entrato nell’immaginario collettivo come sinonimo di affidabilità e qualità.
Conclude Roberto Giolito: “La Fiat Uno è un archetipo, seguito anche da molti concorrenti, e apre una strada dove tutti poi si si infileranno con i loro prodotti ma la Fiat continuerà ad avere una leadership assoluta in questo segmento, tanto che una versione turbo a induzione elettronica farà scuola tra le vivaci compatte ma molto sportive”.

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