martedì 26 maggio 2009
L’ad di Fiat oggi è tornato nella capitale tedesca per giocarsi le ultime carte, incontrando il Cancelliere Merkel. Con lui anche il vicepresidente John Elkann. Obiettivo convincere il governo, ancora spaccato sulla proposta del Lingotto.
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La Fiat spacca la Grande Coalizione. I cristiano-democratici, il partito del cancelliere Angela Merkel, preferirebbero cedere la Opel al Lingotto, l’alta metà del Governo, i socialdemocratici, non ha mai voluto prendere in considerazione il piano Marchionne. Secondo indiscrezioni della Frankfurter Allgemeinen Zeitung (Faz), quotidiano vicino alla Cdu, la nuova proposta d’acquisto, giunta nelle stanze del potere di Berlino via fax da Torino, avrebbe iniziato a convincere la Merkel e il suo partito. L’ad di Fiat oggi è tornato nella capitale tedesca per giocarsi le ultime carte, incontrando proprio il Cancelliere. Con lui anche il vicepresidente della Fiat, John Elkann. Sempre secondo la Faz, Marchionne intenderebbe chiedere al Governo tedesco garanzie pubbliche sul debito per sei miliardi di euro (un miliardo di euro in meno rispetto alla proposta precedente) che verrebbero ripagate entro quattro anni. Alla fine gli esuberi in Europa dovrebbero essere 10mila, di cui circa 2mila in Germania, dove non sarà chiuso nessuno stabilimento. L’offerta di Marchionne, che apporterebbe al nuovo gruppo tutta la divisione auto del Lingotto, eccetto la Ferrari e la Maserati, per un valore di libro di sei miliardi di euro, prevede inoltre un Ebitda di 2,5 miliardi di euro e sinergie per cinque miliardi di euro fino al 2015. L’ad di Fiat nel suo nuovo blitz a Berlino deve soprattutto convincere il ministro dell’Economia Zu Guttenberg che ancora non è completamente soddisfatto sia della nuova proposta Fiat e sia di quella della Magna, al punto che non ha escluso un’insolvenza controllata della Opel. Proprio su questa eventualità ci sarebbe stata una lite, definita furiosa dai media tedeschi, tra Zu Guttenberg e il leader e candidato cancelliere dei socialdemocratici, Frank-Walter Steinmeier. L’attuale ministro degli Esteri non ha mai nascosto la sua preferenza per Magna che ha alle sue spalle la banca russa Sberbank e il colosso dell’auto russo Gaz. L’ultimo proposta presentata da Magna prevederebbe il taglio di 2.850 posti di lavoro negli stabilimenti Opel in Germania e la richiesta di garanzie governative per 4,5 miliardi di euro. Un piano quindi non molto distante da quello della Fiat, ma che ha tra i suoi principali sostenitori, l’ex cancelliere e leader dei socialdemocratici, Gerhard Schröder, il quale ha ottimi contatti a Mosca (presiede il consorzio per la costruzione di un gigantesco e strategico gasdotto russo-tedesco) e che ai primi di aprile si sarebbe incontrato con il presidente della Magna, Siegfried Wolf. Il portavoce del governo tedesco, Ulrich Wilhelm, ieri ha assicurato che una decisione definitiva sarà presa entro domani. Figure secondarie della Cdu e della Spd, tuttavia, non hanno escluso che la questione Opel possa trascinarsi fino all’estate o addirittura a dopo le elezioni politiche federali di settembre, lasciando il compito di trovare una soluzione al nuovo Governo che, secondo gli ultimi sondaggi, dovrebbe essere formato dalla Cdu della Merkel e dai liberali dell’Fdp, in quel caso anche alla Fiat converrebbe attendere il prossimo autunno.
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