martedì 8 marzo 2022
Le donne sono il 43% del totale degli addetti, molto più che negli altri comparti (29% in media), una quota che è identica tra i dirigenti e i quadri. Tante le buone pratiche
Massimo Scaccabarozzi, presidente di Farmindustria

Massimo Scaccabarozzi, presidente di Farmindustria - Archivio

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Donne, welfare, ricerca e giovani. Questi i principali temi affrontati oggi nel corso di un convegno di Farmindustria dal titolo: Le imprese del farmaco a sostegno della natalità. Welfare e cure. Nella giornata dell'8 marzo, gli industriali del farmaco hanno acceso i riflettori sul difficile connubio tra promozione della natalità e lavoro al femminile, partendo da alcuni risultati concreti. Le imprese del settore sono infatti anche quelle che registrano in controcorrente numerose promozioni tra le dipendenti in maternità. Le donne sono il 43% del totale degli addetti, molto più che negli altri comparti (29% in media), una quota che è identica tra i dirigenti e i quadri. Nel settore della ricerca superano il 50%, e sfiorano il 50% tra gli under 35 con punte del 55% tra dirigenti e quadri.

Una fotografia, quella scattata dal presidente di Farmindustria Massimo Scaccabarozzi, che è anche conseguenza delle «molte misure in favore della conciliazione vita-lavoro, soprattutto delle donne», messe in atto dalle aziende, a partire da lavoro agile e tempo parziale, presenti nel 91% delle realtà del settore. Risultato: quello farmaceutico è il primo comparto manifatturiero per sostegno alla natalità, con un numero di figli superiore alla media nazionale del 45%. E varie sono le buone pratiche messe in atto. Per esempio, la Eli Lilly, ha spiegato il direttore delle Risorse umane Manuela Schumann, «ha promosso il 37% delle donne in maternità, ciò per dare un messaggio chiaro che la carriera delle donne non deve ritardare perché si ha un figlio, ma deve procedere al pari di quella degli uomini». Alla Menarini, invece, racconta il direttore delle Risorse umane Massimo Galeazzi, «abbiamo cercato di venire incontro alle neo mamme allestendo un asilo aziendale per i bimbi dai tre mesi ai tre anni, un'opportunità concreta per consentire alle donne di non interrompere il proprio lavoro».

Ciò considerando il fatto, ha sottolineato il direttore generale di Farmindustria Enrica Giorgetti, che «proprio la difficoltà nel conciliare lavoro e famiglia è causa dell'85% delle dimissioni dal lavoro da parte di donne nel primo anno di vita dei figli». L'obiettivo, afferma, «è garantire un percorso di carriera anche durante la maternità, creando un'organizzazione del lavoro tagliata sulle madri. Se le donne sono più motivate - commenta - garantiscono anche maggiore produttività, quindi per le aziende non si tratta di un costo ma di un investimento».

Nel mondo della sanità, in generale, due direttori generali su dieci sono donne e la presenza femminile ai vertici delle direzioni generali delle aziende sanitarie e ospedaliere italiane, sia pur ancora molto bassa, registra un aumento percentuale del 3,8% rispetto allo scorso anno, rileva la Federazione italiana aziende sanitarie e ospedaliere (Fiaso). Ma negli ospedali si contano solo il 17% di donne primario. Proprio per migliorare le possibilità lavorative al femminile, al ministero della Salute è stato istituito un tavolo ad hoc: «Spero - è l'auspicio del sottosegretario alla Salute Pierpalo Sileri - si possa fare qualcosa che è davvero necessario, dai nidi negli ospedali fino a garantire possibilità ancora oggi troppo negate di cariche dirigenziali. Vedere donne primario o professori ordinari donna sono, purtroppo, ancora delle eccezioni».

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