mercoledì 12 gennaio 2011
Redditi al palo, si assottiglia il risparmio. L’Istat diffonde i dati sul terzo trimestre: gli stipendi sono fermi, i consumi invece aumentano. Il risultato è che si riduce la quota di entrate che gli italiani riescono a mettere da parte.
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Le famiglie soffrono ancora, ma le imprese tornano a vedere la luce. Nel terzo trimestre dello scorso anno, infatti, il reddito delle famiglie italiane è rimasto fermo e il potere d’acquisto che risente anche della corsa dei prezzi ha subito un’altra decurtazione. Le società non finanziarie invece, cavalcando l’onda della "ripresina" economica, hanno messo a segno un discreto incremento sia dei profitti sia degli investimenti. Parola di Istat, il quale segnala che rispetto al trimestre precedente, a fronte di un reddito disponibile delle famiglie rimasto fermo al palo con il potere d’acquisto sceso dello 0,5% (-1,2% nei primi nove mesi del 2010), i consumi sono saliti dello 0,8% riducendo così la propensione al risparmio che è scesa al 12,1%, con una diminuzione di 0,7 punti percentuali. Su base annua il reddito disponibile è invece cresciuto dell’1,4%, il potere d’acquisto è calato dello 0,5% e i consumi sono saliti del 2,4%, ma la propensione al risparmio è scesa addirittura di 0,9 punti percentuali: era infatti al 13% nel 2009, ma solo 10 anni fa era oltre il 15%, tanto che gli italiani erano ancora considerati insieme ai giapponesi un popolo di "formichine".Oggi dunque siamo cicale? Magari. Come molti hanno avuto modo di vedere in questi giorni, neanche con i saldi si riescono a vedere negozi pieni di clienti. È chiaro, «la grave sofferenza dei redditi delle famiglie si traduce inevitabilmente in un calo del potere d’acquisto», dice Felice Belisario dell’Idv, mentre per il senatore del Pd Giuseppe Lumia «la situazione fotografata dall’Istat conferma l’assenza di una politica di sostegno alle famiglie». Inoltre, chiosa Antonio Foccillo della Uil, «la crescente disoccupazione e i salari troppo bassi impediscono che i consumi aumentino». «È sempre più urgente una riforma fiscale che ridistribuisca le risorse a vantaggio delle famiglie» aggiunge il presidente nazionale delle Acli, Andrea Olivero.Comunque le famiglie si adattano cambiando stile di vita e quindi qualcosa si è mosso nei consumi (+0,8% congiunturale e +2,4% tendenziale, ma in termini reali cioè compresa l’inflazione). Per altro, con la cassa integrazione ai massimi livelli e stipendi magri, per conservare (o quasi) la stessa spesa mensile degli anni scorsi i consumatori, oltre a frequentare hard discount (non a caso la Cia sostiene che le famiglie risparmiano sul cibo) e mercatini dell’usato, hanno dovuto dare una consistente limata ai risparmi, proprio «per tentare di superare queste difficoltà» dice Marina Porro dell’Ugl. Ma non basta. Tagli anche agli investimenti (che comprendono tra gli altri l’acquisto dell’abitazione) il cui tasso solo nel 2002 era a circa il 10% e nel terzo trimestre 2010 si è invece fissato all’8,8%, appena 0,1 punti percentuali in più rispetto al trimestre precedente e 0,3 punti in più sul terzo trimestre del 2009.
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