venerdì 13 luglio 2018
Oltre 200 ore di formazione su competenze trasversali, umane e relazionali, coaching, simulazione di impresa, incontri con professionisti e orientamento universitario per 126 liceali del triennio
Alternanza scuola-lavoro personalizzata
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Oltre 200 ore di formazione su soft skill, simulazione di impresa, coaching e orientamento individuale per scegliere consapevolmente la propria carriera universitaria e professionale, incontri con professionisti e aziende, e 74 stage estivi in partenza, pianificati in collaborazione con università e imprese. Sono i numeri del progetto di Alternanza Scuola-Lavoro delle Scuole Faes Milano (1050 studenti ripartiti tra asilo nido, scuola materna, primaria, secondaria di primo grado e licei, con un trend di crescita costante), che negli scorsi mesi ha coinvolto 126 studenti del triennio di tutti gli indirizzi liceali (58 studenti delle classi terze, 28 studenti delle quarte e 40 delle quinte).

Un progetto partito quattro anni fa, prima ancora che l’alternanza scuola-lavoro diventasse obbligatoria, e che ha nella personalizzazione del percorso la sua caratteristica più distintiva: «Non crediamo in percorsi standardizzati, uguali per tutti gli studenti e tutte le classi – afferma Anna Benvenuti, professoressa di italiano ai licei classico, scientifico e delle scienze umane delle Scuole Faes e responsabile del progetto di alternanza scuola-lavoro –. Nei nostri progetti di alternanza ha un ruolo centrale l’orientamento individuale, che gli studenti svolgono con professionisti che li aiutano a scoprire se stessi, i propri talenti e le proprie inclinazioni. Dopo questa prima importantissima fase, gli studenti vengono formati sulle soft skills e seguiti in moduli di simulazione d’impresa, per apprendere competenze fondamentali nel mondo del lavoro, e infine assegnati a progetti di stage, sempre individuali».

Le soft skill al centro del progetto di alternanza – Il progetto di alternanza delle Scuole Faes comincia con un potenziamento teorico in due materie a scelta degli studenti fra Economia e Linguaggi dei Media, per aumentare le conoscenze su un ambito di loro interesse. Ma sono le soft skill il cuore del progetto. Le ore dedicate alle competenze trasversali, umane e relazionali si dividono tra moduli più generali focalizzati sulla capacità di parlare in pubblico, sostenere un dibattito, gestire le proprie emozioni, coltivare relazioni positive e lavorare in squadra, e moduli più specifici dell’alternanza scuola-lavoro. Fra questi figurano, ad esempio, le ore dedicate alla formazione di un’idea di business, in cui i ragazzi, guidati da professionisti provenienti da diversi ambiti lavorativi, analizzano il territorio e i competitor e imparano a dare forma a un’attività imprenditoriale, a sviluppare un modello di business e un piano d’impresa e a fare un bilancio.

Oltre alle simulazioni di impresa, i ragazzi apprendono come scrivere un curriculum efficace e come sostenere colloqui di lavoro individuali e di gruppo, quali sono le tecniche di leadership, di gestione dell’innovazione e sviluppo delle risorse umane, e vengono formati sugli aspetti giuridici e gestionali di un contesto aziendale. Nelle classi quinte, infine, il focus del programma formativo si sposta sulle attività di orientamento universitario e professionale, con sessioni di coaching in cui gli studenti imparano a conoscere meglio se stessi, a fare emergere le soft skill personali e a scoprire le proprie attitudini. «Le soft skill sono per noi l’anello di congiunzione fra la didattica e l’alternanza, che per come sono progettate nelle scuole rischiano spesso di restare due mondi separati – commenta Benvenuti -. Il nostro programma didattico incentrato sulle competenze trasversali aiuta i ragazzi a sviluppare, oltre a una solida formazione teorica, anche delle competenze che poi sperimenteranno e saranno richieste durante lo stage. In questo modo, i ragazzi arrivano al momento dell’alternanza vera e propria più preparati e consapevoli delle loro capacità».

Nella fase conclusiva del percorso di alternanza scuola-lavoro, gli studenti accedono a stage individuali, che possono durare da una a quattro settimane, organizzati con aziende, università e istituzioni per rispondere alle aspirazioni dei ragazzi. Fra le esperienze recenti, alcuni ragazzi in stage all’Humanitas hanno affiancato i medici nel giro di visite in reparto, altri hanno lavorato al Museo dei Bambini (Muba) come guide, i ragazzi assegnati a istituzioni o associazioni si sono occupati di gestione amministrativa, raccolta fondi, comunicazione e rapporti con le aziende, mentre chi ha svolto il tirocinio in università ha seguito il lavoro dei ricercatori, partecipando, ad esempio, alla catalogazione dei reperti nel dipartimento di archeologia. «Finora siamo riusciti a offrire uno stage a tutti i nostri ragazzi, perché lavorando concretamente e toccando con mano un contesto lavorativo si possono scoprire capacità e attitudini ancora inespresse – conclude la docente -. Una ragazza di quinta, per esempio, voleva iscriversi alla facoltà di Lettere, ma dopo la sua esperienza di stage all’Humanitas si è iscritta a Medicina. Per questo motivo è importante che il progetto di stage sia individuale, così sono soddisfatti sia gli studenti, che sentono di essere veramente formati, sia le imprese, che si ritrovano ragazzi più motivati e consapevoli del loro valore».




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