giovedì 7 gennaio 2010
La crisi ha reso ancora più importante recuperare le somme nascoste al Fisco, che in Italia si stima valgano 100 miliardi di euro.
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Al nuovo anno ha brindato con enfa­si il Fisco italiano. A cavallo fra un 2009 più che lusinghiero, con il pri­mato degli incassi da accertamento e l’otti­mo esito (95 miliardi recuperati) dello scudo fiscale, e un 2010 annunciato come un altro anno 'duro' per chi le tasse cerca in ogni mo­do di non pagarle. È cambiata l’aria per gli e­vasori? Certo ha aiutato il polverone media­tico sollevato da casi come quelli del cam­pione di moto Valentino Rossi o del patron di Luxottica, Leonardo Del Vecchio, ma anche quello più recente del ciclista Paolo Bettini o dell’orecchino di Maradona pignorato e mes­so all’asta. Dietro questi casi eclatanti, c’è però l’azione quotidiana dell’Agenzia delle Entrate e della Guardia di Finanza, che hanno potuto pre­sentare un consuntivo di tutto rispetto: già a fine novembre gli incassi da accertamento a­vevano raggiunto i 7,4 miliardi, superiori di 500 milioni ai 6,9 miliardi del 2008 (e più an­che dei 7,2 di obiettivo prefissato). Un pri­mato assoluto, anche se va ricordato che il record di crescita fu toccato invece nel 2007 (governo Prodi), quando gli incassi conob­bero un boom di 2 miliardi (da 4,4 a 6,4 mi­liardi). In ogni caso si tratta di una progres­sione basata sulla riorganizzazione della struttura operativa dell’Agenzia, ma anche su una strategia imperniata su 4 fulcri. Il più importante dei quali è (in relazione ai capi­tali esportati) l’inversione dell’onere della prova: d’ora in poi, se il Fisco stanerà somme di denaro o altri beni tenute in uno stato e­stero, sarà il cittadino a dover provare che non si tratta del frutto di evasione o elusione fi­scale. Una norma definita a più riprese «for­tissima » dal direttore dell’Agenzia delle En­trate, Attilio Befera, perché con l’accresciuto scambio d’informazioni fra gli Stati «rintrac­ciare capitali e i loro possessori è ora più a­gevole che in passato». Più di un riflettore è stato acceso poi sul fe­nomeno delle compensazioni fraudolente fra debiti e crediti fiscali, un fenomeno strana­mente balzato dai 23 miliardi del 2004 a più di 28 nel 2008 (a tal fine è stato costituito un apposito gruppo di lavoro). L’Agenzia ha poi aumentato il numero delle verifiche fatte nel­le grandi imprese. E, per il 2010, ha indicato l’obiettivo di spingere sullo strumento degli accertamenti sintetici, quelli finalizzati a ri­scontrate le differenze fra i redditi dichiarati e la capacità di spesa e i beni utilizzati. A tal fine si lavorerà per una revisione del reddito­metro, necessaria perché alcuni dei parame­tri attuali sono ormai superati (per esempio, i cavalli e le roulotte ) e da concludere entro fine anno d’intesa con le categorie. Un altro perno della nuova strategia di questa agen­zia operativa del Tesoro è poi la più stretta collaborazione con l’Inps. Finalmente, con l’operazione sperimentale 'Poseidone', è sta­to realizzato l’incrocio fra le banche-dati dei due organismi che già l’anno scorso ha por­tato a oltre 20mila nuove iscrizioni all’istitu­to pensionistico. Nel 2010, attraverso una ca­bina di regia regionale, i due enti si occupe­ranno poi di individuare un 'bacino' di sog­getti che presentano anomalie.
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