giovedì 14 novembre 2013
Il commissario Olli Rehn: «Non stiamo criticando il modello teutonico, il nodo resta il fatto che i tedeschi stanno investendo all’estero gran parte dei loro risparmi e non è detto che ciò sia efficace». I "saggi" di Angela Merkel: «Bisogna lasciar fare al mercato».
EDITORIALE Auf Wiedersehen «rubamazzo» di Leonardo Becchetti
COMMENTA E CONDIVIDI
Il surplus commerciale record della Germania rischia di trasformarsi in una minaccia per l’Eurozona, e di frenare la ripresa degli Stati in difficoltà. Attuando la nuova governance economica dell’Ue, la Commissione Europea ha posto fine agli indugi e ha deciso di includere Berlino tra i 16 Paesi (tra cui anche Italia e Francia) su cui aprire una procedura per squilibri macroeconomici, in vista di un "verdetto" entro il maggio 2014. La procedura scatta quando uno Stato supera una soglia massima di uno o più di un totale 11 parametri. Per la Germania, quello decisivo è appunto quello delle partite correnti (che includono bilancia commerciale e investimenti): la soglia massima per il deficit delle partite correnti è il 4% del Pil, quella per il surplus è il 6%. La Germania nel 2012 ha registrato un surplus commerciale del 6,5%, quest’anno segna in media il 7%, ma a settembre, con un surplus di 19,7 miliardi di euro, ha raggiunto l’8%, battendo persino la Cina.«Deve essere chiaro – ha precisato il commissario europeo agli Affari economici, Olli Rehn –. Non stiamo criticando la competitività economica della Germania o il suo successo sui mercati globali, perché questo è ciò che vogliamo da tutti gli Stati membri della Ue». «È molto positivo per l’Europa – ha detto anche il presidente della Commissione Europea José Manuel Barroso – che la Germania rimanga un’economia tanto competitiva. Avremmo bisogno di più Germanie in Europa». Tuttavia, ha proseguito Rehn, «un elevato avanzo commerciale per un lungo periodo significa anche che i tedeschi stanno investendo costantemente gran parte dei loro risparmi all’estero. La questione è se questo sia efficace anche dal punto di vista della Germania». Il grande surplus tedesco, si legge nel Rapporto sul meccanismo di allerta 2012 (che descrive gli squilibri degli Stati), «può mettere l’euro sotto pressione verso un apprezzamento rispetto ad altre valute. Se ciò accadrà, sarà più difficile per i Paesi periferici recuperare competitività attraverso una svalutazione interna». «Ecco perché – ha spiegato Barroso – già da anni raccomandiamo che la Germania sostenga la domanda e gli investimenti interni, ad esempio aprendo il settore dei servizi», tuttora quasi chiuso agli operatori stranieri. L’obiettivo, insomma, è favorire i consumi con un aumento dei salari (bassissimi soprattutto nel comparto dei servizi) e investimenti in Germania, aprendo la prospettiva di maggiori importazioni da Paesi in crisi nel Sud Europa, Italia in testa. In teoria, Berlino potrebbe esser multata in ragione dello 0,1% del Pil l’anno, se non attuerà le misure indicate dalla Commissione, ma non è uno scenario probabile.In Germania, comunque, le osservazioni di Bruxelles non sono piaciute, e soprattutto non sono state capite. «Non si può rafforzare l’Europa indebolendo la Germania», ha tuonato Alexander Dobrindt, numero due dei cristianosociali bavaresi, «la nostra forza negli export è un pilastro fondamentale del nostro benessere», ha detto anche il vice di Angela Merkel nella Cdu, Herman Gröhe. La risposta, ha detto anche il presidente della Bundesbank Jens Weidmann, «può stare solo nel fatto che i Paesi in deficit (nelle partite correnti, ndr) rimuovano i propri problemi di competitività». «Non è il governo a decidere di import o export, bisogna lasciar fare al mercato», ha aggiunto anche Volker Wieland, uno dei cinque "saggi", i superconsulenti del governo tedeschi. Gli stessi che ieri hanno messo in guardia Cdu e Spd da attuare misure come il salario minimo o gli aumenti degli affitti e delle pensioni.
© Riproduzione riservata
COMMENTA E CONDIVIDI

ARGOMENTI: