giovedì 24 agosto 2023
Al vertice di Johannesburg l’impegno per un «multilateralismo inclusivo». Slitta il progetto di una moneta unica in chiave anti dollaro. Putin dà appuntamento al club a 11 a Kazan nell’ottobre 2024
I Brics allargati sfidano l'Occidente: «Abbiamo il 36% del Pil mondiale»

Reuters

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Argentina, Egitto, Iran, Etiopia, Arabia Saudita ed Emirati Arabi Uniti entrano a fare parte del gruppo dei Brics. Con questi nuovi ingressi, i Paesi Brics «rappresenteranno il 36% del Pil mondiale (ora il 26%, ndr) e il 47% della popolazione dell’intero pianeta» ha spiegato il presidente brasiliano Lula da Silva, al termine del vertice delle cosiddette “economie emergenti” a Johannesburg, in Sudafrica. Ma non è tutto: i leader Brics hanno lasciato la porta aperta a un futuro allargamento, aprendo potenzialmente la strada all’ammissione di decine di altri Paesi, spinti dal desiderio di sfidare il dominio occidentale negli affari globali.

L’alleanza Brics – fondata da Brasile, Russia, India e Cina nel 2009 e a cui si è unito il Sudafrica un anno dopo nella sua unica precedente espansione – ha sempre cercato di fungere da contrappeso al dominio del G7 formato dai Paesi più industrializzati del mondo. Ora si aggiungono i sei nuovi candidati che diventeranno formalmente membri dal 1° gennaio 2024, come ha spiegato il presidente sudafricano Cyril Ramaphosa quando ha nominato i Paesi durante l’ultimo vertice Brics. «Abbiamo condiviso la nostra visione del gruppo, paladino dei bisogni e delle preoccupazioni dei popoli del Sud Globale» su «crescita economica, sviluppo sostenibile e riforma del sistema multilaterale», ha aggiunto Ramaphosa, oltre a ribadire «il nostro impegno per un multilateralismo inclusivo». Concetto quest’ultimo ribadito anche dal segretario generale delle Nazioni Unite Antonio Guterres: «Mentre ci muoviamo verso un mondo multipolare, dobbiamo urgentemente ripristinare la fiducia e rinvigorire il multilateralismo». Dall’Iran all’Egitto passando per l’Argentina, i Paesi invitati ad aderire riflettono il desiderio dei singoli membri del Brics di portare alleati nel gruppo di Paesi dalle economie emergenti. Il presidente brasiliano Lula ha fatto forti pressioni per l’inclusione della vicina Argentina, mentre l’Egitto ha stretti legami commerciali con Russia e India. Russia e Iran hanno trovato una causa comune nella loro lotta condivisa contro le sanzioni guidate dagli Stati Uniti e l’isolamento diplomatico, con i loro legami economici che si sono approfonditi in seguito all’invasione dell’Ucraina da parte di Mosca. «I Brics non sono in competizione con nessuno», ha affermato ieri il presidente russo Vladimir Putin, che ha partecipato al vertice da remoto a causa di un mandato internazionale per crimini di guerra. «Ma è anche ovvio che questo processo di nascita di un nuovo ordine mondiale trova ancora feroci oppositori».


Il gruppo a cui appartengono Brasile, Russia, India, Cina e Sudafrica apre le porte da gennaio ad altri sei Paesi, tra cui l’Iran e l’Arabia Saudita, per fare da “contrappeso” all’egemonia planetaria di Stati Uniti e in generale del
del G7 a livello economico e politico. Xi esulta: «È un’espansione storica»

Nel celebrare l’invito del suo Paese ad aderire ai Brics il presidente iraniano Ebrahim Raisi ha dato una stoccata a Washington: «L’espansione dei Brics dimostra che l’approccio unilaterale è sulla via del declino». Pechino è vicina all’Etiopia e l’inclusione del Paese racconta anche del desiderio del Sudafrica di amplificare la voce dell’Africa negli affari globali.

Il nome del “club” è una delle poche cose che non cambieranno in questa mossa destinata a modificare gli equilibri geopolitici mondiali. Anche dopo l’ampliamento del numero dei suoi membri, infatti, il gruppo continuerà a chiamarsi Brics: la conferma è arrivata dal ministro degli Esteri russo, presente fisicamente al summit in sostituzione dello zar. «Tutto dipende dal fatto che il nome è già diventato un marchio» e dunque mantenerlo «sottolineerà la continuità di tutto il nostro lavoro» ha concluso Sergei Lavrov.

Sotto il profilo economico, inoltre, è stato incoraggiato «l’uso delle valute locali nel commercio internazionale e nelle transazioni finanziarie tra i Brics e i loro partner commerciali» come ribadito dal presidente sudafricano. Questo anche perché tra gli obiettivi a lungo dichiarati dal gruppo Brics vi era anche la creazione di una “valuta comune” per rivaleggiare con il dollaro statunitense, ma su questo punto non si è stato trovato alcun accordo. Il progetto “monetario”, insomma, dovrà attendere.

Il Summit sudafricano ha confermato la volontà di portare diversità nella struttura di potere mondiale nel contesto odierno di una crescente polarizzazione. Aggravata dall’invasione dell’Ucraina da parte della Russia e dalle tensioni sulle questioni economiche e di sicurezza tra Stati Uniti e Cina. I Paesi più piccoli intrappolati tra le nazioni più ricche del mondo hanno dovuto affrontare pressioni per schierarsi o, in alcuni casi, occupare una via di mezzo nel tentativo di ottenere il miglior accordo dalle nazioni concorrenti. E come messo in luce dal New York Times l’inclusione di Teheran, che ha relazioni antagoniste con il principale rivale della Cina, gli Stati Uniti, suggerisce che le pressioni cinesi e russe sono riuscite in qualche maniera a superare le remore di membri come India, Brasile e Sudafrica, che mantengono da sempre legami amichevoli con l’Occidente. «Questa espansione del numero dei membri è storica», ha affermato il presidente cinese Xi Jinping, il più convinto sostenitore dell’allargamento del blocco. Se da un lato come, ha detto Xi Jinping, «ciò dimostra la determinazione dei Paesi Brics per l’unità e la cooperazione con i più ampi Paesi in via di sviluppo» dall’altro mostra che la Cina, nel frattempo diventata la seconda economia mondiale, abbia un crescente sostegno diplomatico, nonostante la posizione di neutralità rispetto alla guerra in Ucraina. Il Sudafrica, dal canto suo, ha replicato che, nonostante l’inclusione dell’Iran, i «Brics non sono da considerare come anti-occidentali».

In attesa del prossimo vertice – annunciato da Putin a Kazan, in Russia, nel 2024 – è indubbio che quest’espansione, da un lato, possa garantire al gruppo dei Brics un maggiore peso finanziario, ma dall’altro rischia di amplificare tensioni di lunga data tra quei membri che vogliono trasformare il gruppo in un contrappeso all’Occidente – in particolare Cina e Russia – e quelli che continuano a coltivare stretti legami con Stati Uniti ed Europa.

Withub

I numeri a confronto tra il G7 e i nuovi Brics

Con l’ingresso nei Brics di altri sei paesi dal 1° gennaio 2024, il gruppo che attualmente è composto da Brasile, Russia, India, Cina e Sudafrica riunirà oltre il 45% della popolazione mondiale con 3,7 miliardi di abitanti. Con l’ingresso di Arabia Saudita, Argentina, Egitto, Etiopia, Iran e Emirati Arabi Uniti si aggiungeranno 400 milioni di abitanti. A titolo di paragone il G7 (Germania, Canada, Usa, Francia, Italia, Giappone e Regno Unito), raggruppa appena il 10% della popolazione mondiale con 775 milioni di abitanti. Nel 2022 i futuri 11 Paesi Brics hanno registrato un Pil pari a 29.374 miliardi di dollari, mentre il pil dei Brics a 5 era pari a 26.134 miliardi di dollari.

La distanza rispetto ai Paesi del G7 che detengono il 43,5% della ricchezza mondiale è ancora consistente: complessivamente il Pil dei Paesi del G7 nel 2022, infatti, si attesta a 43.700 miliardi di dollari. Per quanto riguarda il commercio, i Brics a 11 paesi peseranno per 6.259 miliardi di dollari di esportazione (contro 5.036 miliardi di dollari rispetto ai Brics a 5): grazie soprattutto agli Emirati Arabi Uniti (600 miliardi di dollari di esportazioni nel 2022) e all’Arabia Saudita (400 mld). Il G7 pesa per quanto riguarda le esportazioni 6.916 miliardi di dollari. Sulle esportazioni in alta tecnologia i dati della Banca Mondiale danno un vantaggio ai Brics a 11 con oltre 990.000 miliardi di dollari di esportazioni contro 755.000 miliardi per i paesi del G7.

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