mercoledì 13 febbraio 2019
Tra i servizi su cui bisognerebbe maggiormente investire emerge la criticità della comunicazione. Tuttavia, l’aggregazione territoriale sembra ancora poco perseguita
In Italia 14 milioni di accessi e 2,5 miliardi di euro di affari
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Dal XV Rapporto sul Turismo del Vino in Italia emergono nuove conferme sulle stime dell’enoturismo dell’anno precedente: almeno 14 milioni annuali di accessi enoturistici tra escursioni e pernottamenti, almeno 2,5 miliardi di euro annuali di giro d’affari considerando l’intera filiera enoturistica. Numeri che lasciano ben sperare per crescite e sviluppi sempre più consistenti. Come lo scorso anno si conferma la vivacità del fenomeno, caratterizzato anche da tantissime iniziative nei Comuni e sui territori per la promozione e il miglioramento dell’offerta enoturistica. Un’evidenza già emersa dal XIV Rapporto, in cui per la prima volta era stata “formalizzata” questa vitalissima dinamica.

Secondo il XV Rapporto le stime consolidate sui 14 milioni di accessi enoturistici annuali e gli oltre 2,5 miliardi di euro di fatturato annuali (per l’intera filiera del turismo del vino) sono valutazioni prudenti. In secondo luogo, dai Comuni emergono segnali di disagio a livello “infrastrutturale”: valutazioni insufficienti riguardano sia la qualità dei collegamenti (anche e soprattutto strade) sia la funzionalità degli organismi territoriali come Strade dei Vini e/o dei Sapori.

Inoltre, tra i servizi su cui bisognerebbe maggiormente investire emerge la criticità della comunicazione (alcuni si spingono alla vera e propria “pubblicità”). Tuttavia, l’aggregazione territoriale sembra ancora poco perseguita, se non in pochissimi casi eccellenti. In tal senso, si è sempre più convinti del ruolo strategico che può svolgere l’Associazione Nazionale Città del Vino sui territori, a partire dal rafforzamento dell’Osservatorio del Turismo del Vino tramite la collaborazione con enti istituzionali (in primo luogo, il ministero per le Politiche agricole, forestali e del Turismo) e con enti associativi (costituiti da operatori pubblici e/o privati).

Risultati incoraggianti sono emersi dai due sondaggi, in particolare da quello rivolto alle aziende, che segnalano, con tutti i limiti di un sondaggio esplorativo, di erogare un’offerta ormai consolidata di servizi essenziali e accessori per l’enoturismo. Rimangono tuttavia da sanare alcuni ritardi per l’accessibilità di persone disabili a vigneti, cantine e degustazioni. Quest’impegno sui servizi, accompagnato al fascino del binomio vino/territorio è adeguatamente compensato dagli enoturisti, i quali, dal sondaggio esplorativo, spendono in media circa 85 euro se escursionisti senza pernottamento e circa 150 euro al giorno se turisti con pernottamento. Il turismo del vino in Italia, pertanto, cresce di anno in anno nei numeri e nei servizi, in particolare in Toscana, come emerge da entrambi i sondaggi esplorativi. Quasi il 50% delle aziende che hanno risposto al sondaggio è toscana e quasi il 50% degli enoturisti la ritengono la regione italiana più attrattiva.

Riflettori puntati anche sul turismo dell’olio. Il focus sul turismo dell’olio ha registrato evidenze di notevole interesse, a testimonianza della validità dell’intuizione della partnership strategica tra l’Associazione Nazionale Città del Vino e l’Associazione Nazionale Città dell’Olio. Comuni, cantine ed enoturisti sono molto interessati soprattutto in una prospettiva di collaborazione tra i due comparti per la valorizzazione del territorio, la promozione dell’offerta e la commercializzazione del prodotto. Nello specifico, la collaborazione strategica tra le due Associazioni Nazionali è ritenuta dagli enoturisti importantissima (quasi un plebiscito). Gli ulteriori sviluppi istituzionali della partnership sembrano trovare terreno molto fertile.


Nel 2018 l’Italia ha recuperato gli elevati livelli quantitativi di produzione vitivinicola per i quali si era registrata una notevole sofferenza nel 2017, a causa di difficoltà climatiche, gelate e siccità. La vendemmia italiana 2018 è stimata da tutte le principali fonti di settore, a cominciare dall’OIV, intorno ai 50 milioni di ettolitri, forse oltre.

Nella competizione sui mercati di sbocco gioca un ruolo straordinario anche il turismo del vino, ormai stabilmente riconosciuto come uno dei segmenti più interessanti dell’offerta turistica del Belpaese.

Il Rapporto che segue è il XV nella vita dell’Osservatorio Nazionale sul Turismo del Vino, confermandosi ancora una volta come la fonte “storica” dell’analisi del turismo del vino in Italia, autorevole fino al punto da essere considerato alla base degli studi che hanno portato nella Legge di Bilancio per il 2018 all’introduzione di una rivoluzione normativa e anche fiscale dell’enoturismo italiano.

L’Osservatorio sul Turismo del Vino, curato dalle Città del Vino, fu costituito nel lontano 1999, quindi vent’anni fa. Un’intuizione che oggi si propone come indispensabile punto di riferimento per lo studio e la programmazione del turismo del vino in Italia, anche alla luce delle imminenti normative attuative di settore.

“In quest’ultima edizione del Rapporto sul Turismo del Vino in Italia figurano importanti novità – evidenzia Giuseppe Festa, Direttore del Corso di Wine Business dell’Università di Salerno e coordinatore scientifico dell’Osservatorio sul Turismo del Vino -. In primo luogo nell’organizzazione: la parte generale riguarda come sempre i Comuni associati alle Città del Vino, principali riferimenti della promozione del territorio vitivinicolo”.

La parte speciale svolge invece due sondaggi esplorativi su domanda (enoturisti) e offerta (aziende/cantine) del mercato del turismo del vino in Italia, con un’enfasi molto attenta alle caratteristiche e ai livelli del servizio (eno)turistico.

In secondo luogo, le novità riguardano la visione strategica, delle Città del Vino e dell’intera filiera enoturistica in tema di ampliamento dell’offerta e riorganizzazione delle collaborazioni, in particolare con un’altra eccellenza enogastronomica italiana, ossia l’olio. L’accordo strategico sottoscritto a dicembre 2018 dalle Città del Vino e Città dell’Olio va in questa direzione e per suggellare l’avvio di questa collaborazione è stato dedicato uno specifico passaggio nelle interviste a Comuni, aziende ed enoturisti inn riferimento al turismo dell’olio.






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