martedì 26 novembre 2019
Nel piano 2020-2022 ci sono 12,5 miliardi di investimenti sulla creazione di maggiore capacità rinnovabile. Dal 2022 il 68% dell'energia prodotta sarà senza emissioni di CO2
Francesco Starace, amministratore delegato di Enel

Francesco Starace, amministratore delegato di Enel

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Scegliendo di puntare con determinazione sull’energia sostenibile già nel 2015, Enel si è dimostrata capace di anticipare i tempi e ora che in tutto il mondo si assiste a un’accelerazione lungo la strada del taglio delle emissioni di gas serra il gruppo italiano si trova in una posizione di significativo vantaggio. Già oggi con i 46 Gw di capacità da fonti rinnovabili l’azienda italiana è il più grande operatore mondiale nell’energia verde. Con il piano industriale 2020-2022 presentato oggi il gruppo guidata da Francesco Starace avanza nella sua trasformazione in un’azienda leader nell’energia verde.

Dei 28,7 miliardi di euro di investimenti previsti per i prossimi tre anni, 14,4 (cioè più della metà) sono destinati alla decarbonizzazione. In particolare, 12,5 miliardi serviranno ad aumentare la capacità rinnovabile, con 14,9 Gw di capacità aggiuntiva che servirà anche a compensare il drastico taglio della produzione delle centrali a carbone (-74% nei prossimi tre anni).

Oggi Enel produce dal carbone 40Twh l’anno, cioè il 17,3% dell’intera produzione elettrica. Questa quota scenderà al 6,8% nel 2022 (16,9 Twh annui) con la chiusura quasi totale delle centrali a carbone in Spagna e il drastico ridimensionamento di quelle in Sudamerica. Quasi l’intera produzione di elettricità da carbone nel 2022 arriverà così dall’Italia, la cui produzione da questa fonte nei piani di Enel è destinata a salire da 14,2 a 16 Twh annui. Negli anni successivi l’addio al carbone raggiungerà comunque anche l’Italia: per il 2024 Enel indica una discesa a 10,4 Twh complessivi, per il 2030 l’azzeramento sarà quasi totale.

Il piano prevede che per il 2022 il 68% dell’elettricità prodotta da Enel arrivi da fonti a zero emissione di CO2 (compreso il nucleare, dal quale arriverà il 10,6% della produzione).

«La transizione energetica è pronta a decollare e ad accelerare nel mondo intorno a noi e nei sistemi che ci circondano – ha spiegato l’Ad Starace –. Siamo sempre più sostenibili e abbiamo l’ambizione di poter procedere e superare il punto di svolta che caratterizza il 2019» in cui «nel nostro portafoglio globale rinnovabili e generazione termoelettrica hanno raggiunto un punto di equilibrio».

L’altra principale voce di investimento è sui cosiddetti “fattori abilitanti della transizione energetica” con 13 miliardi complessivi di cui 11,8 serviranno a migliorare le reti attraverso l’automazione e la digitalizzazione, 1,1 miliardi ad aumentare le infrastrutture e i servizi di Enel X, la divisione delle colonnine per la ricarica delle auto elettriche. Altri 1,2 miliardi saranno investiti sull’elettrificazione dei consumi, cioè sulla crescita e la diversificazione della base clienti retail del gruppo. Il 95% degli investimenti totali, nota l’azienda, è direttamente legato a tre obiettivi di sviluppo sostenibile dell’Onu: gli Sdg 7, 9 e 11, cioè rispettivamente energia pulita, industria, innovazione e infrastrutture, città e comunità sostenibili. Il tutto porta poi anche verso l’obiettivo 13, cioè l’azione sul clima.

Per finanziare questi investimenti l’azienda può contare sullo sviluppo della finanza sostenibile. Strumenti finanziari “verdi” come le obbligazioni Sdg-linked, cioè bond legati al raggiungimento di obiettivi legati agli Sdg dell’Onu, garantiranno il 43% del finanziamento totale di Enel nel 2022 (e addirittura il 77% nel 2030). Le prime due emissioni Sdg-linked che Enel, prima al mondo, ha sperimentato a settembre e ottobre hanno avuto costi medi di emissione di circa 15 punti base inferiori a quelli di bond convenzionali.

Nei piani di Enel, questa strategia consentirà di portare l’utile netto ordinario a 6,1 miliardi nel 2022, rispetto ai 4,8 indicati per il 2019. Il tutto per la soddisfazione anche degli azionisti: il dividendo minimo è indicato in aumento dai 32 centesimi per azione di quest’anno a 40 centesimi a fine piano.

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