venerdì 9 ottobre 2020
Conta l'andamento della materia prima. Quest'anno, nonostante i rincari per questo terzo trimestre, il prezzo resta inferiore a quello dell'anno scorso. Attesa per il mercato libero
Tralicci nei pressi della centrale elettrica dell'Enel a Porto Tolle

Tralicci nei pressi della centrale elettrica dell'Enel a Porto Tolle - Ansa

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Cosa c’è dietro alle percentuali legate al prezzo dell’energia elettrica pagata dalle famiglie italiane?

A fine marzo esce una notizia storica: il prezzo dell’energia elettrica è calato del 18,3%. A fine giugno cala di un ulteriore 6,7%. E poi, qualche giorno fa, rimbalzo del 15,6%.

Un rialzo che però fa meno paura, e forse c’era anche da aspettarselo: arriva dopo due trimestri che non hanno avuto precedenti in cui i prezzi di molti beni sono crollati, in primis quelli delle materie prime. Cerchiamo però di capire di più cosa c’è dietro queste cifre. L’energia elettrica per essere prodotta ha bisogno delle materie prime fossili (gas, petrolio, carbone) o risorse naturali (sole, vento). Poiché la produzione da risorse naturali riesce a coprire circa il 30-35% del fabbisogno, la restante energia si deve ricavare dalle fonti fossili le quali hanno un prezzo determinato da dinamiche internazionali.

Immaginiamo quando andiamo a fare il pieno della macchina: il costo della benzina dipende dal prezzo del petrolio e così ogni giorno, circa, troviamo un prezzo diverso. Anche il prezzo dell’energia cambia di giorno in giorno (anzi di ora in ora), ma per non dover applicare ai consumatori finali un prezzo diverso ogni giorno, l’autorità dell’energia (ARERA) stabilisce un aggiornamento ogni tre mesi, sulla base dei prezzi di mercato attesi nel trimestre.

Nel grafico sottostante la curva verde è il prezzo dell’energia elettrica mercato all’ingrosso (PUN), mentre la curva rossa è il prezzo aggiornato ogni trimestre dall’Autorità.

Come è evidente, il prezzo della Tutela nel quarto trimestre 2020 subisce un’accelerazione (oltre il 15%), ma nella realtà non è un’anomalia. Infatti, se lo si confronta con il quarto trimestre 2019 è decisamente più basso: nei mesi invernali, infatti, si verifica un’impennata. Cosa normale. L’anomalia, invece, è sui trimestri precedenti del 2020 (T2 e T3) con un prezzo della Tutela che ha toccato il minimo storico. Dunque, l’aumento che è stato evidenziato è solo apparente. Infatti in realtà il prezzo continua ad essere ragionevolmente basso. In più il balzo del quarto trimestre sconta un secondo effetto causato dalla sottostima del PUN nel T3 (il punto verde è molto più alto del punto rosso). Significa che il mercato non si aspettava una ripresa così veloce. Ecco spiegato il 15%. Che però, deve essere evidenziato, è il 15% rispetto a tre mesi prima (quindi rispetto a un prezzo che aveva raggiunto il minimo storico).

Il meccanismo descritto è quello di definizione del prezzo di Maggior Tutela, che rimane ad oggi una fetta considerevole del mercato (circa 15 milioni di famiglie). Per il mercato libero invece, il prezzo non è aggiornato dall’Autorità per l’energia, ma è stabilito dal venditore e riflette sia l’andamento del mercato sia le strategie commerciali del venditore stesso (il riferimento è alla componente energia, perché gli altri costi della bolletta sono identici per libero e tutela). Ecco quindi che dobbiamo ricordare, dopo la relazione annuale, quel 26% in più di costo del mercato libero sul tutelato, che il Presidente Besseghini ha più volte evidenziato, anche rispetto al fatto che l'avvio della liberalizzazione è a meno di tre mesi.

Cosa può fare il consumatore? E’ importante valutare quanto spende in un anno e quanto questo incide sul proprio bilancio familiare. Ad esempio una famiglia media in Maggior Tutela con un consumo di 2700 kWh nel 2020 spende circa 485 euro. Meno di quanto ha speso nel 2019 (circa 560 euro).

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