giovedì 6 maggio 2010
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Il timore che dopo la Grecia altri Paesi europei possano trovarsi nella condizione di non poter rimborsare i loro debiti continua a far bruciare miliardi in Borsa. Non solo: spinge l’euro ai nuovi minimi dell’anno sul dollaro e manda alle stelle i differenziali dei titoli di Stato con i bund tedeschi, il parametro di riferimento per le emissioni dell’Eurozona. Quelli che ieri il presidente della Bundesbank Alex Weber ha definito «gravi effetti di contagio» si sono dunque già propagati sui mercati finanziari, che ora considerano meno improbabile l’«effetto domino»: la prossima tessera a cadere potrebbe essere il Portogallo, seguito dalla Spagna.I due Paesi presentano infatti, insieme all’Irlanda, il deficit di bilancio più pericoloso per i rispettivi debiti pubblici. Ieri l’agenzia di rating Moody’s ha messo sotto osservazione Lisbona per una possibile bocciatura del merito di credito nonostante il governo sia riuscito comunque a piazzare sui mercati obbligazionari 500 milioni di euro. Gli analisti di Moody’s hanno minacciato un taglio del rating, attualmente ad «Aa2», nei prossimi tre mesi, muovendosi sul solco dell’agenzia rivale Standard & Poor’s che la scorsa settimana ha peggiorato il voto sul Portogallo. Innescando di fatto una corsa a scommettere sull’escalation della crisi che colpisce Eurolandia.Immediatamente il differenziale di rendimento (spread) tra i titoli decennali portoghesi e gli analoghi titoli tedeschi è salito al record di 310 punti. Primato anche per lo spread dei bond spagnali, schizzato al massimo storico dall’introduzione dell’euro (130 punti base). In rialzo anche i rendimenti, altro indicatore del «rischio» d’insolvenza: 10,02% per i titoli decennali greci, 5,76% per quelli portoghesi e 4,20% per quelli spagnoli. Le Borse hanno reagito di conseguenza, impressionate anche dai drammatici scontri ad Atene: la piazza greca ha perso quasi il 4%, Madrid il 2,27% mentre Milano e Londra (-1,28%) hanno limitato insieme a Francoforte (-0,81%) le perdite.«La crisi greca – spiega Adrien Pichoud, analista di di Banca Syz – illustra i problemi caratteristici del debito degli Stati: fino a quando i creditori sono fiduciosi della capacità di rimborsare un prestito, il livello del debito non è necessariamente un ostacolo, come dimostra il caso del Giappone o degli Stati Uniti, che sopportano rispettivamente un debito pubblico equivalente al 200% e al 90% del Pil. Non a caso i rendimenti dei loro titoli decennali sono ancora bassi (1,35% e 3,24%, ndr)». Questo perché la probabilità che i due Paesi falliscano è considerata dai mercati molto ridotta, date le dimensioni di queste economie e la domanda strutturale per le loro obbligazioni. Una situazione in cui si trova anche l’Italia, nonostante il debito pubblico sia destinato a raggiungere quest’anno il 118% del Pil. Ieri, tuttavia, si è osservato per la prima volta anche sui titoli decennali italiani un «movimento molto violento», come l’ha definito Marco Palacino, direttore generale Italia di Mellon Global Investment. Lo spread tra Btp e bund ha toccato i 123 punti. Palacino ricorda che sui mercati continuano ad avere un peso diverse voci senza riscontri sul possibile taglio del rating della Spagna. Il premier Josè Luis Zapatero ha ribadito che Madrid «rispetterà con assoluta  determinazione gli impegni presi nel piano di riduzione del deficit pubblico» consegnato a Bruxelles.Particolare pressione si registra infine sul cambio euro-dollaro. Ieri la moneta unica è scivola ad un nuovo minimo da oltre un anno rispetto al biglietto verde, scendendo sotto quota 1,29 dollari per la prima volta dall’aprile del 2009.
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