mercoledì 28 febbraio 2024
Tutela ambientale, responsabilità sociale e gestione aziendale al centro delle scelte. Il rispetto dei criteri Esg è ormai divenuto un elemento fondamentale nelle decisioni di investimento
Manca l'educazione finanziaria

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In Italia si fa ancora poca educazione finanziaria. Siamo agli ultimi posti nell'Unione Europea sulla conoscenza degli investimenti e degli strumenti. Sia le famiglie che le aziende sono alla ricerca di consulenti in grado di pianificare i risparmi, la pensione o intercettare fondi. I continui shock socioeconomici che hanno caratterizzato gli ultimi mesi hanno avuto un impatto ansiogeno sulle famiglie, non solo in generale, ma anche in relazione alla gestione delle finanze personali. Dall’aggiornamento del IV Rapporto Assogestioni-Censis emerge che per il 49,3% degli italiani occuparsi di risparmio e investimenti genera ansia e preoccupazione. A soffrirne maggiormente sono giovani e over 65: nel dettaglio, il 50,7% dei rispondenti tra i 18 e i 34 anni e il 54,4% degli ultrasessantacinquenni, contro il 45,6% degli adulti (35-64 anni). A scuotere i risparmiatori è stata principalmente la necessità – imposta dai cambiamenti vorticosi dello scenario geoeconomico – di apportare delle modifiche alle proprie scelte finanziarie e ripensare i porti sicuri del passato, come per esempio, la tradizionale predilezione per la liquidità, che ora rischia di essere erosa dall’inflazione. Un segnale del cambiamento intervenuto nel mercato del risparmio è arrivato dalla risalita dei tassi di interesse. Ben il 44,1% dei giovani, il 36,3% degli adulti e il 31,6% degli anziani ha affermato di essersi sentito personalmente penalizzato da questo fenomeno. E, in effetti, il Censis stima che nel secondo trimestre 2023 il potere d’acquisto delle famiglie in termini reali abbia subito una riduzione dell’1,7% su base tendenziale.

Dall'Osservatorio sulla previdenza di Plannix emerge anche che il 93% degli italiani valuta la possibilità di integrare la pensione con investimenti o piani di risparmio privati, ma solo l'11% dei risponditori conosce gli strumenti in grado di proteggere la propria situazione previdenziale. Il 68% degli intervistati, però, dichiara di conoscere le opportunità e le limitazioni dei fondi pensione. Il 54% degli individui che hanno partecipato allo studio ha iniziato a pianificare la propria situazione pensionistica da quando ha cominciato a lavorare, il 27% dopo i 40 anni, il 12% dopo i 50 anni e il 7% dichiara che lo farà quando si avvicinerà all'età pensionabile. Da ultimo, il 29% degli italiani conserva il proprio Tfr in azienda, il 26% in un fondo pensione privato e il 12% in un fondo pensione aperto.

Pubblicato il primo report Empowering women, building sustainable assets: Strengthening the depth of gender lens investing across asset classes promosso da UN Women, l'organizzazione delle Nazioni Unite dedicata all'uguaglianza di genere e all'emancipazione delle donne, Politecnico di Milano (progetto Tiresia), Università Bocconi (Axa Research Lab on Gender Equality) e Phenix Capital. Il Politecnico di Milano spiega che il report esplora il mercato del Gender Lens Investing (Gli), attraverso analisi quantitative e qualitative. Il Gli è un approccio che pone l'uguaglianza di genere al centro delle decisioni di investimento con l'obiettivo di ridurre le disparità di genere attraverso l'allocazione strategica di risorse economiche. Il rapporto mette in luce la mancanza di un consenso sulla definizione di uguaglianza e inclusione nel contesto finanziario, evidenziando l'urgente necessità di una migliore alfabetizzazione finanziaria. Migliorare l'educazione finanziaria è identificato come un passo fondamentale per incorporare le questioni di genere nelle decisioni di investimento. Gli investitori, sempre più consapevoli, riconoscono l'importanza di misurare e rendicontare l'impatto dei loro investimenti, adottando pratiche di misurazione che coinvolgono questioni di genere e uguaglianza, contribuendo attivamente al successo e all'impatto positivo di tali iniziative. Le iniziative dall'alto verso il basso, comprese le regolamentazioni più stringenti, sono accolte positivamente dalla comunità degli investitori, favorendo un ambiente propizio all'accelerazione delle iniziative di genere e disuguaglianza.

Crescono le opportunità per la consulenza etica, la sfida del recruiting

Nel mercato finanziario si sente parlare sempre di più di Esg. Le imprese mettono al centro la tutela ambientale, la responsabilità sociale e la gestione aziendale. Il rispetto dei criteri Esg è ormai divenuto un elemento fondamentale nelle decisioni di investimento e, quindi, per le aziende la definizione di appropriate politiche Esg è ormai divenuta un elemento imprescindibile delle rispettive strategie industriali e finanziarie. «Questa evoluzione – spiega Aurora Santese, manager della divisione Finance & Legal di Hunters – ha avuto negli ultimi anni un impatto molto forte anche nel mondo del lavoro, con l’introduzione di nuove skill che vengono richieste a profili di estrazione finanziaria e tecnica, ma anche creando esigenze di figure professionali con specifiche competenze in ambito Esg. C’è grande necessità di attrarre professionisti con competenze mirate, in grado di limitare quelli che possono essere i costi dovuti alla mancata aderenza ai principi o a basso rating Esg. Sebbene questo trend riguardi potenzialmente ogni settore, l’immobiliare, il finance, la consulenza e l’energy sembrano essere quelli più dinamici». In questo momento, ci sono ottime opportunità per l’Esg & Sustainability Senior Consultant e l’Esperto Esg. Il primo, a diretto riporto dell'Esg Manager, si occupa dell'implementazione e gestione di aspetti connessi alla sostenibilità e rappresenta il punto di riferimento per i colleghi più junior.

Secondo uno studio di Acuiti in collaborazione con Ion, le istituzioni finanziarie del settore sell-side stanno puntando molto sugli investimenti tecnologici per accelerare la crescita del business, poiché riscontrano crescenti difficoltà nel reclutare e trattenere talenti. Lo studio, intitolato Strategic Workforce Development: Talent and Technology, si basa su un sondaggio condotto tra i dirigenti senior di 78 aziende sell-side. La ricerca ha rilevato che quasi la metà degli intervistati, considera una sfida significativa attirare giovani talenti nel settore dei derivati. I dirigenti hanno segnalato principalmente una carenza di talenti nelle operazioni di compensazione e nella gestione dei margini. Le ragioni di questa sfida sono complesse e variano da regione a regione, ma i fattori più comuni citati dagli intervistati sono l'ambiente di lavoro ad alta pressione nel settore finanziario e la maggiore attrattiva di altri settori. Le difficoltà nello sviluppo della prossima generazione di talenti nelle operazioni sell-side sui derivati stanno spingendo le imprese ad aumentare i salari, generando notevoli preoccupazioni per la pianificazione e la continuità della successione in caso di perdita di personale chiave. In risposta a queste sfide, lo studio ha rilevato che le aziende hanno cercato di migliorare la cultura aziendale. Inoltre, le aziende si stanno orientando verso l’automazione dei processi per eliminare i processi manuali, liberando tempo per attività di maggior valore, migliorando il morale e l'equilibrio tra lavoro e vita privata e per ridurre l'abbandono dei dipendenti.

Donne nella consulenza finanziaria

La prima edizione della ricerca Donne e denaro: una sfida per l’inclusione, promossa da Banca Widiba, la banca online del Gruppo Montepaschi, insieme al Dipartimento di Psicologia dell’Università Cattolica del Sacro Cuore, aveva messo in luce i fattori che favoriscono e ostacolano un coinvolgimento attivo e consapevole della donne nella gestione finanziaria del proprio patrimonio. Dal primo progetto di ricerca era emerso, infatti, come gli stereotipi di genere associati al denaro siano ancora le principali barriere all’accesso delle donne in ambito finanziario. Obiettivo dell’analisi Donne e denaro: la consulenza finanziaria. Analisi e opportunità di una professione contemporanea oltre gli stereotipi di genere – condotta in collaborazione con Ipsos su 445 consulenti finanziari/e sul territorio nazionale iscritti/e all’Albo unico - è stato indagare le percezioni e le credenze legate alla figura professionale della consulente finanziaria. Una professione che, in Italia, conta solo il 22,3% di donne. Un dato che può essere letto alla luce degli stereotipi di genere. Ma anche spiegato dal fatto che le donne, rispetto ai loro colleghi, sembrano più spaventate dalla libera professione (39%) e dalla mancanza di stabilità (33%). In ogni caso, è interessante notare come in questo ambito professionale le donne abbiano tendenzialmente un titolo di studio più elevato rispetto agli uomini: sono il 40% le laureate, rispetto al 36% dei colleghi, e hanno una specializzazione post-laurea per il 12% rispetto al 4,9% degli uomini. Inoltre, le consulenti finanziare dichiarano che tale professione consente di sviluppare percorsi di carriera ad alto valore sociale (oltre l’85%), caratterizzati dalla realizzazione di uno status elevato (oltre il 70%) e dall’autonomia (oltre il 90%).

«Meno paura e più autostima. È questo quello che abbiamo potuto osservare intervistando per la prima volta in Italia un ampio campione di professioniste avvicinatesi alla professione di consulente finanziaria. Di fatto per le donne in questa professione i timori legati alla gestione del tempo e dell’incertezza dell’attività autonoma sono all’atto pratico sovrastati da notevoli vantaggi in termini di autostima, autonomia, senso della vita e appartenenza - dichiara Claudia Manzi, docente di Psicologia sociale all’Università Cattolica del Sacro Cuore -. Ma sono ancora tanti gli stereotipi di genere che tengono lontane le donne da questa professione. Occorre lavorare per una comunicazione più efficace perché avvicinare le professioniste alla consulenza finanziaria vuol dire anche facilitare le donne clienti a entrare in contatto con il mondo dagli investimenti finanziari».

Tra i principali vantaggi di questa carriera considerati nell’intraprendere questa professione, sono emersi la flessibilità del tempo (97,9% dei/delle professionisti/e) e l'autonomia nella gestione del lavoro (97,7%), insieme alla possibilità di guadagno (96,8%) e di entrare in contatto con una vasta rete di persone (93,6%), coerentemente con i risultati messi in luce dai focus group con le consulenti finanziarie. In converso, la libera professione, seppur percepita in maniera positiva dalla maggior parte dei e delle partecipanti, suscitava timore nel 39% delle consulenti finanziarie (contro il 26% degli uomini), così come la mancanza di stabilità (33% per le donne contro il 25% per gli uomini).

Infine parte il 4 marzo la IV edizione del master in Private Banking promosso da Aipb-Associazione italiana private banking. Si tratta di un percorso di alta formazione che ha l’obiettivo di avvicinare neolaureati e laureandi al mondo del lavoro nel Private Banking e che ha registrato, nelle passate edizioni, un tasso di impiego del 90% dopo lo stage per i suoi candidati. Il master ha la durata di nove mesi. I primi tre mesi, che termineranno il 31 maggio, saranno dedicati alla didattica per un totale di oltre 250 ore d’aula. Vedranno alternarsi oltre 150 relatori, inclusi docenti universitari, rappresentanti dell’industria, docenti provenienti da studi professionali, asset manager, insurance company ed esponenti del mondo fintech, che porteranno la loro esperienza ad integrazione delle conoscenze acquisite in Università con la realtà del mondo del lavoro. A partire dal 10 giugno seguiranno sei mesi di formazione grazie a uno stage garantito e retribuito presso operatori di private banking in Italia.


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