venerdì 14 ottobre 2016
I dati sono relativi al 2014: rappresenta il 13% del Pil. Circa la metà è dovuta all'evasione fiscale, il resto al lavoro nero e all'illegalità.
L'economia sommersa vale 211 miliardi
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Nel 2014, l'economia non osservata, cioè sommersa e derivante da attività illegali, valeva 211 miliardi di euro, pari al 13% del Pil. Lo rileva l'Istat. Il valore aggiunto generato dalla sola economia sommersa ammonta a 194,4 miliardi di euro (12% del Pil), quello connesso alle attività illegali (incluso l'indotto) a circa 17 miliardi di euro (1% del Pil). Fra il 2011 e il 2014 il peso sul Pil dell'economia non osservata è passato dal 12,4% al 13,0%. Il valore aggiunto generato dall'economia non osservata nel 2014 deriva per il 46,9% (47,9% nel 2013) dalla componente relativa alla sotto-dichiarazione da parte degli operatori economici. La restante parte è attribuibile per il 36,5% all'impiego di lavoro irregolare (34,7% nel 2013), per l'8,6% alle altre componenti (afitti in nero, mance e integrazione domanda-offerta) e per l'8% alle attività illegali. L'incidenza sul valore aggiunto dei flussi generati dall'economia sommersa, rileva l'Istat, è particolarmente elevata nei settori delle Attività dei servizi (33,6% nel 2014), del Commercio, trasporti, attività di alloggio e ristorazione (25,9%) e delle Costruzioni (23,5%). Il peso della sotto-dichiarazione sul complesso del valore aggiunto prodotto in ciascun settore assume dimensioni importanti nei Servizi professionali (17,5% nel 2014), nel Commercio, trasporti, alloggio e ristorazione (13,8%) e nelle Costruzioni (13,2%). All'interno dell'industria, l'incidenza risulta marcata nelle attività economiche connesse alla Produzione di beni alimentari e di consumo (8,3%) e contenuta in quelle di Produzione di beni di investimento (2,7%). La componente di valore aggiunto generata dall'impiego di lavoro irregolare è particolarmente rilevante nel settore degli Altri servizi alle persone (23,3% nel 2014), dove è principalmente connessa al lavoro domestico, e nell'Agricoltura, silvicoltura e pesca (16,3%). Nel 2014 le unità di lavoro irregolari sono 3 milioni 667 mila, in prevalenza dipendenti (2 milioni 595 mila), in significativo aumento sull'anno precedente (rispettivamente +180 mila e +157 mila). Il tasso di irregolarità, calcolato come incidenza delle unità di lavoro non regolari sul totale, è pari al 15,7%. Il tasso di irregolarità dell'occupazione risulta particolarmente elevato nel settore dei Servizi alla persona (47,4% nel 2014, 2,4 punti percentuali in più del 2013), seguono a grande distanza l'agricoltura (17,5%), il Commercio, trasporti, alloggio e ristorazione (16,5%) e le Costruzioni (15,9%).
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