martedì 20 gennaio 2015
Pubblicata la seconda edizione del Global Talent Competitiviness Index. Svizzera, Singapore e Lussemburgo sul podio;  l'Italia al 36esimo posto.
COMMENTA E CONDIVIDI
Insead, l'istituto di direzione aziendale internazionale leader, ha pubblicato l'edizione 2014 del suo Global Talent Competitiveness Index (Gtci) annuale. Lo studio, che si concentra sull'argomento del 'far crescere i talenti per oggi e domani', è stato elaborato in collaborazione con lo Human Capital Leadership Institute (Hcli) di Singapore e Adecco Group. L'indice, che misura la competitività di una nazione in base alla qualità di talento che questa è in grado di produrre, attrarre e non far scappare, ha classificato la Svizzera al primo posto, seguita da Singapore e Lussemburgo rispettivamente al secondo e al terzo posto.Per l'indice, il cui obiettivo è fornire uno strumento pratico e strategico per governi, aziende eorganizzazioni no profit, al fine di informare le politiche in settori quali l'istruzione, le risorseumane e l'immigrazione, sono stati analizzati in totale 93 Paesi che rappresentano l'83,8% dellapopolazione di tutto il pianeta e il 96,2% del Pil di tutto il mondo. Dall'analisi è emerso cheuna focalizzazione sulle 'competenze per l'idoneità al lavoro' e un investimento continuo sullaformazione professionale costituiscono le basi per il successo nello sviluppare, attrarre e non farscappare i talenti migliori.Commentando lo studio di quest'anno, Ilian Mihov, preside di Insead, ha dichiarato: "Viviamo in un mondo in cui il talento è diventato la valuta centrale della competitività, tanto per le imprese quanto per le economie nazionali. Eppure, si riscontra ancora uno squilibrio troppo frequente tra i sistemi di istruzione e le esigenze dei mercati del lavoro. Le imprese e i governi hanno bisogno di nuove tipologie di leader e imprenditori, dotati delle competenze che aiuteranno le loro ditte e i loro paesi a prosperare nell'economia della conoscenza globale. Per aiutarli a prendere le giuste decisioni in un ambiente sempre più complesso, abbiamo bisogno proprio del tipo di indicatori e parametri offerti da Gtci".Come nel 2013, le classifiche Gtci sono dominate dai Paesi europei, con solo sei Paesi extraeuropei nella top 20: Singapore (2), Stati Uniti (5), Canada (5), Australia (9), Nuova Zelanda (16) e Giappone (20).Bruno Lanvin, Direttore esecutivo di Global Indices all’Insead, nonché coautore del report, ha commentato: "È alquanto sorprendente il fatto che tra i tre Paesi in testa alla classifica (Svizzera, Singapore e Lussemburgo) due siamo Paesi senza sbocco sul mare e uno sia un'isola. Dovendo far fronte a sfide geografiche specifiche e a una quasi totale assenza di risorse naturali, questi paesi non hanno avuto scelta se non quella di optare per economie aperte, un ingrediente essenziale per essere competitivi a livello dei talenti. I Paesi in vetta alla classifica nel Gtci di quest'anno hanno adottato una strategia di globalizzazione e lo hanno fatto bene". Molte delle altre economie tra le top 20 sono caratterizzate da radicate tradizioni d'immigrazione, tra queste gli Stati Uniti (4), il Canada (5), la Svezia (6), il Regno Unito (7) e l' Australia (9). Questi Paesi dalle performance elevate sono inoltre caratterizzati da una lunga educazione prioritaria, come nel caso degli altri paesi scandinavi, tutti tra i primi 15: Danimarca (8), Norvegia (11) e Finlandia (13).Paul Evans, shell chaired professor di Human Resources e Organisational Development, emerito, all'Insead, nonché co-redattore del report, ha osservato: "Forse uno dei risultati più interessanti di quest'anno è stata la rinnovata importanza attribuita alla formazione professionale. Non è solo la formazione superiore ad essere importante oggi, bensì anche l'apprendimento professionale deve essere integrato nell'istruzione secondaria. In Svizzera, già in età scolare precoce s’inizia a pensare al modo per diventare idonei al lavoro. A 15 anni, oltre il 70 per cento degli studenti svizzeri opta per quello che è noto come l'apprendistato, combinando esperienza lavorativa pratica con apprendimento teorico tradizionale. Nell'attuale governo svizzero, metà dei ministri proviene dal flusso professionale. Ai fini della competitività a livello dei talenti, i paesi devono prendere molto più seriamente la formazione professionale, vale a dire, l'idoneità al lavoro".Patrick De Maeseneire, ceo di Adecco Group, ha messo in luce anche l'importanza della formazione basata sul lavoro al fine di far crescere i talenti: "Colpisce lo squilibrio correlato ai talenti: nonostante 33 milioni di persone in cerca di un lavoro negli Stati Uniti e in Europa, sonooltre otto milioni i posti di lavoro ancora scoperti. Contemporaneamente, in alcuni paesi d'Europa, persiste una disoccupazione giovanile pari a oltre il 50%. Governi e settore privato devono unire le forze per superare questa sfida. Il settore delle assunzioni e delle risorse umane può aiutare le società a prevedere i trend attuali e futuri sul mercato del lavoro. Al contempo, i fornitori di servizi di collocamento privato sono cruciali al fine di favorire il passaggio dei giovani dall'istruzione al mondo del lavoro, offrendo loro la fatidica prima esperienza"."Anche in Italia un’alta percentuale di giovani, che si stima compresa tra il 18 e il 20% dei disoccupati, continua a non trovare lavoro non per colpa della recessione ma a causa del crescente gap tra competenze offerte dal mondo dell’istruzione e competenze richieste dalle aziende – spiega Federico Vione, amministratore delegato di Adecco Italia –. In considerazione di questi dati e in linea con quanto emerge dalla nuova edizione del Gtci, come Adecco stiamo portando avanti il progetto #diamolavoroalleambizioni che si propone di creare 100mila nuove opportunità di lavoro in 24 mesi attraverso un importante investimento in formazione, pari a 10 milioni di euro. Ci auguriamo inoltre che il Jobs Act appena varato dal governo possa velocemente aiutare il nostro Paese a recuperare lo storico ritardo nelle politiche di attivazione, favorire l’alternanza tra scuola e mondo del lavoro e più in generale creare le migliori condizioni normative ed economiche necessarie per promuovere concorrenza, innovazione e investimenti".
© Riproduzione riservata
COMMENTA E CONDIVIDI

ARGOMENTI: