martedì 28 gennaio 2020
La legge di Bilancio ha stanziato 20 milioni di euro che potranno anche essere usati dagli istituti scolastici secondari di primo grado (anche paritari) per coprire la spesa per abbonamenti a giornali
Ecco i fondi per i giornali in classe. Ma sono solo per le scuole medie
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Il pensiero critico, che si potrebbe definire come la capacità di mettere in discussione le informazioni che si ricevono senza assorbirle passivamente, è stato indicato nel 2018 dal World Economic Forum ( Wef) come una delle soft skill più importanti dei nostri tempi. Disporre di questa abilità trasversale che aiuta a risolvere problemi di diverso tipo sarà sempre più importante per lavorare nei prossimi anni, prevedono gli esperti del Wef. Il pensiero critico è anche una delle più robuste forme di difesa dalle notizie false o dalle più subdole tecniche di disinformazione che bersagliano quotidianamente i cittadini. Bufale e disinformazione sono tra le armi più efficaci nella 'guerra cognitiva' che diversi gruppi di potere (partiti politici, imprese, altri gruppi di interesse) combattono ogni giorno per affermare nell’opinione pubblica determinate idee e atteggiamenti. Roberto Trinchero, che insegna pedagogia sperimentale all’Università di Torino, insiste sulla necessità di diffondere un atteggiamento di 'scetticismo attivo' verso le informazioni: «Senza un’azio- ne mediaeducativa forte, volta a sviluppare lo scetticismo attivo nei giovano rischiamo di avere intere generazioni in balia di una miriade di microguerre di cui non sono nemmeno consapevoli » ha scritto in un numero di Media Education, rivista dedicata all’educazione ai media, interamente dedicato alle fake news.


Il pensiero critico è una delle 'soft skill' decisive per il futuro. La lettura e il confronto sull’attualità è un ottimo metodo per svilupparla

Anche in Italia è stata capita l’importanza di sviluppare il pensiero critico dei ragazzi: negli ultimi anni, anche sulla scorta del Piano Nazionale Scuola Digitale del 2015, lo sviluppo del pensiero critico è stato inserito tra gli obiettivi da raggiungere delle scuole italiane. In questo senso, la lettura dei giornali in classe è stata riconosciuta tra i metodi più efficaci per educare gli studenti ad analizzare i contenuti giornalistici, riconoscerne forze e debolezze e adottare quindi un metodo di pensiero critico per non lasciarsi abbindolare dalla cattiva informazione. Le scuole però devono sempre confrontarsi con risorse limitate (la spesa per l’istruzione al 3,6% del Pil ci mette agli ultimi posti tra i Paesi Ocse) e quindi tutte le buone intenzioni sull’educazione ai media e ai giornali si sono spesso scontrate con la difficoltà nel procurarsi la materia prima su cui lavorare in classe. La legge di Bilancio 2020 ha avuto il merito di intervenire per sostenere le scuole che si attivano per insegnare agli studenti la lettura critica dell’informazione giornalistica. La norma aumenta di 20 milioni di euro la dotazione del Fondo per il pluralismo e l’innovazione dell’infor-mazione. Le nuove risorse serviranno anche finanziare la diffusione dei giornali nelle scuole. In particolare, al comma 390 la legge prevede un contributo fino al 90% della spesa per uno o più abbonamenti a quotidiani, periodici e riviste scientifiche e di settore per le scuole «statali e paritarie che adottano programmi per la promozione della lettura critica e l’educazione ai contenuti informativi, nell’ambito dei Piani per l’offerta formativa rivolti ai frequentanti la scuola secondaria di primo grado».


19,3%
La quota di italiani tra i 6 e i 24 anni che, secondo l’Istat, legge almeno un quotidiano a settimana

2,58 milioni al giorno

Le copie medie cartacee e digitali di quotidiani diffuse a novembre secondo le rilevazioni di Ads

-32%

Il calo delle vendite dei giornali italiani tra il giugno 2015 e il giugno 2019 secondo i calcoli AgCom

Il bando che sarà prossimamente pubblicato dal dipartimento per l’informazione e l’editoria della presidenza del Consiglio dei ministri chiarirà i termini per ottenere il contributo. Pur rappresentando un significativo passo avanti verso una migliore media education degli studenti italiani, la nuova norma ha un oggettivo limite: quello di destinare i contributi soltanto alle scuole medie quando invece l’educazione ai media e al giornalismo, come suggerisce anche l’Unesco nella sua guida di Media and Information Literacy per gli insegnanti, è più efficace se inizia già negli anni della scuola primaria, quando è più facile per i bambini sviluppare una sorta di predisposizione naturale al pensiero critico. «Nella formazione delle persone una dimensione importante è anche la consapevolezza dell’attualità, i processi che riguardano la vita dei bambini e dei genitori – spiega Guido Gili, ordinario di Sociologia dei processi culturali e comunicativi all’Università del Molise –. Dentro questa attenzione all’attualità ha un suo ruolo anche una lettura dei giornali che renda consapevoli di ciò che ci accade intorno e di come influenzi la nostra vita. Così come è importante comprendere questi racconti in un modo critico, comprendendo quali sono i loro presupposti».

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