lunedì 20 aprile 2020
La spesa alimentare è rimasta stabile, ma ristoranti, caffetterie e hotel hanno visto precipitare il loro fatturato. I dati statistici anticipano quello che potrebbe succedere in Italia
Il Covid-19 ha chiuso i ristoranti in Cina
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L’epidemia di Covid 19 lascia il segno in Cina e i dati, mutatis mutandis, anticipano quello che potrebbe succedere in Italia. Nel Paese che per primo ha visto esplodere la pandemia, il Pil è calato vistosamente nel primo trimestre dell’anno. Gli osservatori, come Gaotrade commodities, parlano di “crollo”.

La spesa alimentare è rimasta stabile, ma ristoranti, caffetterie e hotel hanno visto precipitare il loro fatturato, come conferma l’ufficio nazionale di statistica. «Le vendite di alimenti nei negozi e online sono state tra i pochi punti luminosi» dicono gli stessi cinesi, rilevando come la produzione e gli investimenti nella trasformazione dei prodotti alimentari siano diminuiti drasticamente, acuendo la crisi provocata dall’epidemia di peste suina del 2019.

I numeri dimostrano che, anche al di fuori dell’Hubei, i cinesi, condizionati dalla crisi, hanno consumato di meno e hanno concentrato i loro acquisti su alcuni canali distributivi. Soprattutto, nel trimestre il Pil è calato del 6,8% su base annua a prezzi comparabili. Nettamente più pesante la situazione dell’industria, che ha perso il 9,6% di valore aggiunto, rispetto al 3,9 del settore primario. Hanno tenuto la produzione di materie prime e il settore meccanico. La tecnologia è cresciuta quasi del 9%. Secondo gli analisi internazionali, le spese dei consumatori cinesi per beni alimentari hanno fatto registrare + 2,1%, le vendite nei supermercati sono salite (+ 12,6%) come quelle online (da +5,9 +32% secondo i settori); invece, la spesa pro capite per altri beni si è ridotta a doppia cifra; quella per l'abbigliamento del 17,8 e le spese mediche del 10,2 per cento. Complessivamente, le vendite al dettaglio sono scese del 19%. Il calo si è concentrato nelle aree urbane. A pagare il prezzo più elevato è stato il settore della ristorazione: -44,3. Precipitati anche le vendite degli immobili commerciali (-24,7%).

Va detto che il Pil cinese non brillava già prima della pandemia ma questo è il primo calo sensibile dopo decenni. I dati sono soltanto trimestrali, ma chiari. Dalle spese di consumo al rétail, tutto è down. Un altro dato interessante è il trimestre dei salari: stabili, mentre il reddito dei lavoratori autonomi precipita e viene superato dal flusso dei trasferimenti dall’estero, arrivato al 18%. Anche il reddito dei migranti agricoli ha perso il 7,9% e la forza lavoro è diminuita del 30% ma il dato più importante resta quello delle piccole imprese, che perdono il 7,3%. Potrebbe essere il colpo mortale - osservano gli analisti - per l'esercito di singoli imprenditori che ha guidato la crescita della Cina nei decenni precedenti. Nel primo trimestre gli investimenti industriali sono calati, secondo il settore, dal 14 al 22%, con una significativa riduzione dell’investimento privato. Importanti ripercussioni anche su import ed export. Per il futuro, l’Ufficio di statistica annota: «L’attuale situazione epidemica internazionale continua a diffondersi, i rischi al ribasso dell'economia mondiale sono in aumento e i fattori di instabilità e incertezza stanno aumentando in modo significativo.La pressione della Cina per prevenire l'input dell'epidemia è in aumento e deve affrontare nuove difficoltà e sfide nel riprendere la produzione e lo sviluppo economico e sociale». Nell’elenco degli sforzi da fare, il primo è «coordinare ulteriormente la promozione della prevenzione e del controllo delle epidemie e dello sviluppo economico e sociale» e dopo vengono «intensificare gli sforzi per attuare la politica di ripresa del lavoro, rinvigorire la produzione e riprendere gli affari, concentrarsi sul garantire e migliorare il sostentamento delle persone e insistere sulla normalizzazione dell’epidemia». Nella prevenzione e nel controllo, si annuncia, «accelereremo il pieno ripristino dell'ordine di produzione e della vita e garantiremo la realizzazione di una vittoria decisiva, una costruzione globale di una società benestante e una battaglia decisiva contro la povertà».

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