giovedì 21 gennaio 2021
Per Mark Dowding responsabile degli investimenti della società di asset management BlueBay un intervento a livello europeo è possibile
Mark Dowding, Cio di BlueBay

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Mark Dowding è il Cio (Chief investment officer, il responsabile degli investimenti) della società di asset management BlueBay, specializzata nel reddito fisso e quindi in obbligazioni governative, i titoli di Stato, e private.

Come lei ha scritto di recente sul Financial Times, perché non ha senso rifiutarsi di considerare la possibilità di cancellazione del debito? A causa della pandemia, abbiamo assistito a un grande aumento dei livelli del debito pubblico. Molte persone si chiedono: chi pagherà il conto? Cosa succederà quando saremo usciti dalla pandemia? È quello che abbiamo visto sulla scia dell’ultima grande recessione del 2008-09. Ecco, io non credo che sia necessario aumentare le tasse o tagliare la spesa. Il debito pubblico è molto più basso di quanto si pensi perché di fatto è di proprietà delle stesse banche centrali. È come se la mano sinistra del governo dovesse dare un sacco di soldi alla mano destra. Di conseguenza questo non è un debito su cui pagare degli interessi. Ai fini del calcolo del debito, è possibile guardare so- lo ai livelli di indebitamento netto, escludendo il debito detenuto dalla BCE. Messo in questi termini, un Paese come l’Italia potrebbe addirittura non avere problemi di indebitamento e detenere livelli di debito effettivi pari circa alla metà del rapporto debito/Pil intorno al 130%. Se è così, allora, aumentare le tasse o tagliare la spesa sarebbe condannare una nazione all’assenza di crescita economica senza una buona ragione.

Quindi? Se le Banche centrali non vendono mai le obbligazioni acquistate, e non c’è bisogno che lo facciano, e se queste possono rimanere in modo permanente in bilancio, è quasi come se potessimo dimenticarcene. È in questi termini che penso alla cancellazione del debito. Ciò significherebbe guardare ai prossimi livelli di debito solo in termini di calcoli fiscali. Questo è stato per esempio ben compreso in Giappone, dove il rapporto debito/Pil supera il 300%, ma la Banca centrale detiene tutti i titoli sovrani. La questione veramente importante è che i governi non hanno bisogno di austerità, non hanno bisogno di pagare i costi di questa crisi: abbiamo avuto una pandemia, abbiamo dovuto spendere un sacco di soldi per affrontarla, ma nessuno dovrà mai restituirli.

Siamo ancora in tempo per adottare questo tipo di approccio? Sì, perché l’argomento sta nel 'qui e ora'. Oggi puoi o no ignorare il debito? Puoi o no annullarlo?

La cancellazione del debito è meglio di un’azione di 'helicopter money'? Dire, come sto facendo io, che dopo la pandemia non dovrebbero esserci aumenti delle tasse è diverso dal dire che bisogna buttare soldi da un elicottero per darli a pioggia a chiunque. Non si tratta di dare alla gente più soldi, ma di non portarglieli via. Bisogna capire che se i responsabili delle politiche restringono la politica fiscale su base non necessaria, aumentando le tasse e tagliando la spesa, le persone staranno peggio.

Come si metterebbe concretamente in pratica la cancellazione del debito garantendo un beneficio proporzionale a ciascuno dei paesi dell’Ue? Se questo fosse fatto nell’Ue, suggerirei un approccio basato sul criterio della 'capital key' (le quote di azioni del capitale della Bce detenute dalle varie Banche centrali naziona-li), lo stesso usato dalla Bce per acquistare obbligazioni. In questo modo, la misura sarebbe attuata in modo equo e uniforme.

Perché la Bce si oppone all’idea? L’opposizione scaturisce dai Trattati istitutivi che non consentono il finanziamento monetario. Ma viviamo tempi senza precedenti, che richiedono soluzioni nuove. Lo scenario odierno, con tassi di interesse negativi, è qualcosa che venti anni fa, quando la Bce è stata fondata, non poteva nemmeno essere immaginato. Quindi alcune di queste considerazioni dovrebbero essere riesaminate. Sia che si distruggano fisicamente questi bond o che vengano ignorati dai calcoli fiscali non importa, lo scopo è capire che siamo nelle condizioni di usare la politica fiscale in modo espansivo.

Pensa che ci sia la possibilità di superare le perplessità a livello europeo? Qual è il Paese dell’UE che potrebbe essere più riluttante? Penso che in tutta Europa ci sia un maggiore livello di consapevolezza del fatto che ogni paese per prosperare ha bisogno dell’intera Ue, quindi le opinioni a riguardo stanno cambiando. È probabile che la Germania, così come altri Stati del Nord Europa, siano intrinsecamente contrari poiché preoccupati per la cattiva disciplina fiscale nel Sud. Tuttavia, un paese come l’Italia ha una lunga storia di avanzo di bilancio primario ed è molto meno fiscalmente irresponsabile di quanto altri possano ritenere. Di conseguenza questa paura è inutilmente elevata.

Qual è la lezione che l’UE dovrebbe trarre da questa crisi in termini di politica monetaria? Che questa politica è troppo restrittiva ed è per questo che l’Europa è bloccata, con tassi di interesse negativi e inflazione sotto il target. Per risolvere questo problema servono più acquisti di asset e una politica fiscale più espansiva, altrimenti ciò ostacolerà la capacità dell’economia dell’Ue di continuare a crescere.

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