martedì 16 maggio 2023
È quanto emerge dal "V Report di sostenibilità di settore" curato da Federdistribuzione con il supporto di Altis dell’Università Cattolica di Milano
La presentazione del rapporto al Senato

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Le aziende della distribuzione moderna - oltre 17.400 punti vendita e 225mila addetti - sono sempre più attente allo sviluppo sostenibile. Il 95% delle imprese impiega energia rinnovabile, l'89% autoproduce elettricità da fonti rinnovabili e il 58% acquista energia “verde” da fornitori terzi. È quanto emerge dal V Report di sostenibilità di settore curato da Federdistribuzione con il supporto di Altis dell’Università Cattolica di Milano presentato questa mattina al Senato. Inoltre non solo lotta allo spreco, educazione e sicurezza alimentare e riduzione di plastica e imballaggi, ma anche maggior cura nei confronti di dipendenti e consumatori. «Crescita sostenibile, responsabilità sociale e attenzione all'ambiente sono valori di riferimento per le imprese della distribuzione moderna - spiega il presidente di Federdistribuzione Carlo Alberto Buttarelli -. È sempre più rilevante la presenza sul territorio e il valore generato nelle comunità locali da queste imprese. Tutto questo si riflette nel servizio essenziale di cui beneficiano quotidianamente milioni di persone, così come nel ruolo fondamentale a sostegno delle filiere di eccellenza del made in Italy e nello sviluppo di iniziative che contribuiscono all'economia circolare e alla riduzione delle emissioni. Il nostro è un settore che guarda al futuro e investe in innovazione. La distribuzione moderna continuerà quindi a svolgere un ruolo da protagonista nella crescita e nello sviluppo sostenibile del Paese». Per il vicepresidente del Senato Gian Marco Centinaio, «il nostro Paese è all'avanguardia rispetto al tema della sostenibilità. Spesso si parla di sostenibilità ambientale, ma non esiste solo questo tipo. Ci sono altri tipi di sostenibilità: quella sociale e quella economica e sono due lati della stessa medaglia. Sulla sostenibilità ambientale l'Italia è attiva e propositiva, ma in Europa dobbiamo andare oltre il dibattito ideologico che in alcuni casi mette in difficoltà un sistema economico. Il Pnrr, per esempio, è una risorsa e un'opportunità.

Se il pubblico non riesce a gestirlo allora dobbiamo collaborare con le imprese private».

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