venerdì 23 aprile 2021
Dopo un calo di fatturato stimato pari al 12,2% nel 2020, è atteso per quest’anno un rimbalzo dei livelli produttivi, con un incremento dell’11,8%
Distretti industriali in ripresa: priorità a digitale e ambiente
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Un recupero parziale, ma che comunque limita i danni dell’effetto Covid e lascia sperare in una ripresa più robusta nei prossimi mesi. Nei distretti industriali italiani, dopo un calo di fatturato stimato pari al 12,2% nel 2020, è atteso per quest’anno un rimbalzo dei livelli produttivi, con un incremento dell’11,8%. La tredicesima edizione del rapporto annuale che la Direzione Studi e Ricerche di Intesa Sanpaolo dedica all’evoluzione economica e finanziaria delle imprese distrettuali traccia uno scenario tutto sommato positivo dove «le filiere distrettuali possono continuare a rappresentare un tratto imprescindibile del tessuto produttivo nazionale». La reazione stimata per il 2021 è significativa, «considerando che lo scorso anno il 25,2% delle imprese aveva avuto una marginalità negativa; circa la metà di queste imprese ha potuto contare sulla liquidità interna per appianare le perdite; le restanti hanno potuto attivare moratorie o finanziamenti garantiti a tassi agevolati». Non a caso Carlo Messina, amministratore delegato di Intesa Sanpaolo, invita ad indirizzare in quella direzione le risorse in arrivo grazie ai fondi europei per favorire uno sviluppo e nella consapevolezza che solo attraverso l’accelerazione della crescita il debito può essere sostenibile. «È necessario un investimento sulle imprese e sulle filiere e l’unico motore vero per accelerare e portare i depositi nel settore produttivo è rappresentato dal Piano nazionale di ripresa e resilienza (Pnrr)», spiega Messina. Sono alcune caratteristiche dei distretti a farne un modello vincente, anche in una fase di difficoltà come quella che stiamo vivendo. Le filiere di prossimità rimangono un fattore competitivo: i fornitori sono molto più vicini ai committenti di quanto avviene altrove (mediamente 116 km contro 157). Vantaggi risultati importanti in era Covid: i grandi gruppi trovano i fornitori di qualità necessari, dal momento che le imprese distrettuali rappresentano il 65% di addetti e fatturato della filiera del lusso Made in Italy. È chiaro che non mancano alcune differenze a seconda dei comparti. Anche nei distretti, del resto, il prezzo dell’emergenza sanitaria non è stato lo stesso per tutti. Pesano le difficoltà del Sistema moda e, più in generale, una prima parte dell’anno ancora penalizzata dalla pandemia. E nonostante l’effetto Covid, «in presenza di know-how e competenze diffuse, il 'gioco' virtuoso di concorrenza e cooperazione continua tra attori della filiera ha consentito a molti distretti di competere con successo all’estero o di collocarsi stabilmente nelle catene globali del valore». Formazione e trasferimento tecnologico sono le due chiavi per favorire l’accelerazione degli investimenti nel digitale e nel green. Competence Center (CC), Digital Innovation Hub, Istituti Tecnici Superiori (ITS) e Corporate Academy possono rappresentare la via italiana per sviluppare un sistema innovativo ed educativo che risponda alla domanda di tecnologia (digitale e green) e di capitale umano da parte delle imprese italiane. Anche la tematica ambientale ha assunto un ruolo sempre più rilevante negli ultimi anni. La crescita degli investimenti green si è accompagnata a un progressivo sviluppo tecnologico: tra le imprese distrettuali italiane la quota di brevetti green sul totale è salita al 6,3% negli anni più recenti (2014-2018), una quota più che doppia rispetto ai primi anni Duemila.

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