venerdì 30 ottobre 2015
E' stato un giudice del Tribunale di Napoli ad applicare la, poco nota, Legge 3/2012 che tutela il cittadino sovraindebitato "meritevole", cioè che non si sia posto volontariamente in una situazione tale da non poter pagare i debiti.
COMMENTA E CONDIVIDI
​Alzi la mano chi l’estate scorsa non ha sentito parlare almeno una volta della ristrutturazione del debito pubblico greco. E ora alzi ora la mano chi negli ultimi tre anni ha sentito parlare della possibilità per privati, professionisti, piccoli commercianti, agricoltori e artigiani, finiti in difficoltà economica a causa della crisi, di ristrutturare anch’essi i propri debiti (privati). C’è una legge, la numero 3 del 2012, che prevede infatti per chi non rientra nella legge fallimentare di poter usufruire, in caso di sovraindebitamento, di una sorta di parziale "condono". L’ultimo (raro) caso di applicazione di questa legge, chiamata anche salva-suicidi perché introdotta sulla scorta dei tragici casi capitati alcuni anni fa, viene da Napoli e ha visto protagonisti un giudice del Tribunale partenopeo e un privato cittadino. A fronte di un debito, assistito da ipoteca, di 250mila euro con la banca Unicredit per comprare la casa, il cittadino si è visto dimezzare la somma (125mila euro) con una dilazione per la restituzione mensile in 17 anni e otto mesi. Tutto ciò proprio in virtù della misconosciuta Legge 3/2012 nata per tutelare il cittadino sovraindebitato «meritevole», che non si sia cioè posto volontariamente in una situazione tale da non poter pagare i debiti. Una legge «poco conosciuta», sottolinea anche il suo avvocato, Claudio Defilippi, del Foro di Milano, «che consente al debitore di chiedere alla sezione volontaria giurisdizione del Tribunale la nomina di un organismo di composizione della crisi per ottenere uno sconto sui debiti, evitando di ricorrere agli strozzini». E il giudice Lucio Di Nosse ha ritenuto il piano di rientro (650 euro al mese) «fondatamente attendibile e ragionevolmente attuabile». Nel caso specifico, Unicredit si era opposta a questa procedura. Ma in molti casi analoghi, vista la crisi del mercato immobiliare, alla banca potrebbe convenire un accordo con il debitore piuttosto che svendere l’immobile all’asta.
© Riproduzione riservata
COMMENTA E CONDIVIDI

ARGOMENTI: