martedì 27 dicembre 2022
Sale la pressione per costringere la cinese ByteDance a cede l'attività a una società Usa: così da proteggere i dati degli utenti e limitare la propaganda di Pechino. E c'è chi vuole il divieto
Vendere TikTok o chiuderlo: il social a rischio negli Usa

REUTERS

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Negli Stati Uniti cresce la pressione per forzare la vendita delle attività americane di TikTok così da evitare che la Cina possa usare per scopi di spionaggio o propaganda il popolare social network dei filmati brevi. Sono ormai due anni che il Comitato per gli investimenti stranieri negli Stati Uniti (Cfius) è in trattativa con ByteDance, la società con sede a Pechino che controlla TikTok, sulle possibili soluzioni per impedire che i dati e le operazioni degli oltre 100 milioni di utenti americani del social network possano essere accessibili dal governo cinese.

Era stata l’amministrazione di Donald Trump ad aprire il caso, che si è prolungato fino ad oggi senza arrivare a un accordo. L’unica concessione arrivata dalla società cinese è stata quella di mantenere i dati degli utenti statunitensi su server americani: ByteDance ha creato la società TikTok U.S. Data Security che gestisce quelle informazioni facendole girare su server di proprietà del gruppo americano Oracle.

All’interno del Cfius molti ritengono che questo non sia sufficiente. Secondo indiscrezioni raccolte dal Wall Street Journal alcuni alti funzionari dell’amministrazione di Joe Biden non vedono altra soluzione se non la vendita definitiva delle attività di TikTok in America a un’azienda statunitense. In particolare all’interno del comitato sono i rappresentanti del Pentagono e del dipartimento della Giustizia a spingere per questa soluzione con motivazioni di difesa della sicurezza nazionale.

Nello stesso tempo però il dipartimento dell’Economia, che ha la presidenza del Cfius, teme che un ordine di questo tipo possa essere contestato con successo in Tribunale e rappresenti un pericoloso precedente che scoraggerebbe investimenti stranieri in America.

Sullo sfondo ci sono poi le leggi cinesi: nonostante le ripetute rassicurazioni da parte di ByteDance sulla protezione dei dati degli utenti, una società cinese non può rifiutarsi di cedere alle richieste del governo. «Stiamo parlando di un governo che, secondo le stime della nostra unità di intelligence, ha l’obiettivo di usare le tecnologie globali e le leggi per privilegiare i suoi interessi e i suoi valori, che non sono compatibili con i nostri» ha detto molto chiaramente il vice procuratore generale Lisa Monaco. Toccherà in ogni caso a Biden prendere la decisione finale, tenendo conto delle raccomandazioni che riceverà dal comitato.

C’è chi vorrebbe una linea anche più dura. Il repubblicano Brendan Carr, uno dei cinque membri della Commissione federale sulle Comunicazioni, si batte da tempo per mettere al bando l’uso di TikTok negli Stati Uniti. Un obiettivo ambizioso che incontra le resistenze di tutto il business pubblicitario che è nato attorno alla piattaforma e alla sua capacità di tenere attaccati gli utenti anche per diverse ore. Non è escluso che Carr possa centrare l’obiettivo: a novembre il Congresso ha approvato la sua proposta di messa al bando delle forniture di apparecchiature di telecomunicazioni da fornitori ritenuti poco affidabili sul piano della sicurezza nazionale, come i cinesi Huawei e Zte.

Lo stesso Congresso pochi giorni fa nell’ambito del piano di spesa da 1.700 miliardi di dollari ha vietato l’installazione delll’app di TikTok sugli smartphone e altri apparecchi di proprietà dello Stato (come quelli, ad esempio, dati in uso ai dipendenti pubblici).

L’Europa guarda con interesse a quello che sta succedendo in America. I dati degli utenti di TikTok residenti nell’’Unione Europea al momento hanno anche meno tutele di quelli dei cittadini americani, perché sono memorizzati su server esterni all’Ue. Precisamente negli Stati Uniti e a Singapore, come ha chiarito Elaine Fox, responsabile della privacy di TikTok per l’Europa. Questi dati, ha spiegato l’azienda, sono accessibili da alcuni dipendenti del social in dieci Paesi (compresi Cina, Singapore, Filippine e Brasile) «sulla base di una comprovata necessità di svolgere il proprio lavoro».

All’inizio del 2023 dovrebbe chiudersi la prima indagine sul trasferimento in Cina dei dati degli utenti europei: se ne sta occupando l’autorità della privacy dell’Irlanda, nazione dell’Ue in cui è basata l’attività europea di ByteDance. Un’altra indagine, che riguarda anche la pubblicità mirata diretta ai minori, è in corso nei Paesi Bassi. In entrambi i casi andrà capito se TikTok rispetta o meno le regole della Gdpr, il regolamento europeo del 2016 sul trattamento dei dati.© riproduzione riservata

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