giovedì 3 gennaio 2019
Le vertenze coinvolgono 210mila lavoratori, indotto escluso, e affliggono il territorio senza grandi distinzioni tra Nord e Sud, ma con una particolare concentrazione nel Centro
Il ministro Luigi  Di Maio al termine del tavolo di crisi Pernigotti del 15 novembre (Ansa)

Il ministro Luigi Di Maio al termine del tavolo di crisi Pernigotti del 15 novembre (Ansa)

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In un Paese caratterizzato da 13 aree di crisi complessa, equivalenti ad aree specifiche di 13 Regioni (Abruzzo, Campania, Friuli, Lazio, Liguria, Marche, Molise, Puglia, Sardegna, Sicilia, Toscana, Umbria e Veneto) dove recessione economica e perdita occupazionale impattano sulla politica industriale nazionale, non c’è da stupirsi che il nuovo anno si avvii con la pesante eredità di quello precedente: 138 tavoli di crisi che andranno affrontati nei prossimi giorni e che riempiono il calendario dei ministeri competenti, a partire da quello dello Sviluppo guidato da Luigi Di Maio, e parti sociali.

Senza dimenticare poi che lo Stivale è caratterizzato pure dalle aree di crisi industriale ' non complessa', che presentano comunque un impatto significativo sullo sviluppo dei territori interessati e sull’occupazione. I 138 tavoli aperti al Mise coinvolgono 210mila lavoratori, indotto escluso, e affliggono il territorio senza grandi distinzioni tra Nord e Sud ma con una particolare concentrazione nel Centro.

Una situazione drammatica che interessa tanti settori, dalla Grande distribuzione organizzata alla manifattura e all’alimentare, tanto che la scaletta della discussione al Mise vede le date degli incontri occupare tutto il calendario sino al 20 gennaio. A casi noti e a lungo dibattuti nelle ultime settimane se ne sono aggiunti nuovi, nel settore aerospaziale (Piaggio Aero) e ferroviario (la savonese Bombardier, con la casa madre canadese che ritiene ormai non strategico lo storico sito di Vado e la campana Firema).

Senza dimenticare situazioni che si protraggono da anni, come l’Aferpi di Piobino e la sarda Alcoa, passando per l’Ilva. La crisi coinvolge pure il mondo dell’alimentare, basti ricordare la Pernigotti di Novi Ligure, la Hag e la Novelli e della distribuzione, l’IperDì e diverse Coop.

In un quadro così negativo arriva pure qualche segnale di speranza come quello dell’abruzzese Honeywell di Atessa: la vertenza pare avviata positivamente con l’acquisto dello stabilimento da parte di Baumarc Automotive Solutions, azienda cinese leader nel campo siderurgico con un investimento da 1,85 milioni ed il ritorno al lavoro di 162 persone.

Insomma, un mese cruciale dove si aspetta un lieto fine anche per quell’annosa vicenda tutta italiana rappresentata dal caso Alitalia: il salvataggio dell’ex compagnia di bandiera dovrebbe passare attraverso l’intuizione dei vertici di Ferrovie dello Stato che entro fine mese devono individuare un Piano industriale. Per il Mise e i sindacati sarà un gennaio complesso. Intanto, in base ai dati Inps sull’Osservatorio Cassa integrazione guadagni relativo allo scorso novembre, il numero di ore di cassa integrazione complessivamente autorizzate nel mese è stato pari a 22.452.727, in diminuzione del 20,7% rispetto allo stesso mese dell’anno precedente.

Nel dettaglio, a novembre 2018 le ore autorizzate per gli interventi di Cassa integrazione guadagni ordinaria (CIGO) sono state 8.918.210, in aumento del 13,8% rispetto a novembre 2017; quelle della Cassa integrazione guadagni straordinaria ( CIGS) sono state 13.474.833 (di cui 5.304.433 di solidarietà) in diminuzione del 31,2% rispetto a novembre 2017. Per la Cassa integrazione guadagni in deroga (CIGD) le ore sono state 59.684, in diminuzione del 93,3% rispetto a novembre 2017. A ottobre 2018 sono state presentate 306.569 domande di NASpI (Nuova assicurazione sociale per l’impiego) e 1.868 di DIS-COLL (Disoccupazione collaboratori). Nello stesso mese sono state inoltrate 1.730 domande di ASpI, miniASpI, disoccupazione e mobilità, per un totale di 310.167 domande, in aumento dell’8,4% rispetto a ottobre 2017.

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