martedì 8 agosto 2023
L'imprenditore del cashmere scrive per evidenziare gli aspetti positivi della nuova frontiera tecnologica: non bisogna averne timore, da essa opportunità come sempre nella storia dell’uomo
Brunello Cucinelli

Brunello Cucinelli - Ansa

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L’imprenditore che si diletta di filosofia prosegue le sue riflessioni speculative. Così, dopo lettere come quella per un “nuovo contratto con il Creato” e quella ai giovani, Brunello Cucinelli passa a occuparsi di una realtà che sta emergendo con forza, «un grande tema per l’umanità», lo definisce: l’intelligenza artificiale. Destinata a sconvolgere anche il rapporto dell’uomo con il mondo del lavoro.

Il “re del cashmere” cerca tuttavia di declinarla in chiave positiva, come è nel suo spirito: «Come tante invenzioni che hanno accompagnato la storia dell'umanità favorendone il progresso, mi piace pensare all'intelligenza artificiale quale nuova ancella che affianchi l'essere umano per ispirarne e rinnovarne genio e creatività», dice l’imprenditore di Borgo Solomeo in una riflessione intitolata “Lettera della artificiale e umana intelligenza”, che ha inviato nei giorni scorsi agli amici e ai collaboratori e al mondo dei mass-media.

«Immagino questa nuova realtà simile a un soffio che possa ravvivare il fuoco vitale della nostra mente umana - sottolinea ancora Cucinelli -. Recentemente è stata presa una grande iniziativa etica volta ad ottenere proposte per una progettazione condivisa dell'intelligenza artificiale. Guardo a tale intenzione con fascino, trepidazione e speranza, perché essa dimostra come da parte di tutti venga avvertita la necessità di un nomos simile a quello che si dettero i greci antichi come regola della loro vita sociale e politica».

La «straordinaria creatività» dell’uomo che oggi ci conduce alla AI, nel ragionamento di Cucinelli è soprattutto l’attestato «che ogni nuovo valore germoglierà da quelli precedenti aumentando la sacralità del retaggio antico e dei luoghi ove la sapienza dei padri viene conservata: penso ai libri e a quei silenziosi templi che sono le biblioteche».
L’uomo d’impresa perugino, che il prossimo 3 settembre festeggerà 70 anni, si dice quindi «convinto che il valore del testo scritto, la materia antica della sua realtà fisica, fatta di carta e di profumo di inchiostro, di polvere e di legno antico, diverranno utili suggeritori dell'intelligenza artificiale, perché in tali aspetti risiede, mi sembra, il valore della fonte, la possibilità penso unica di dialogare con gli antichi».
«Lungo la sua storia, l'essere umano ha sempre immaginato di poter creare macchine e automi per liberarsi dai lavori più pesanti e ripetitivi. A tale aspirazione già si riferiva Aristotele nella Politica», scrive ancora Cucinelli, che poi aggiunge: «Dovremmo anche ricordare che l’umana intelligenza si è formata attraverso milioni di anni, ed è difficile immaginare che l’artificio possa oggi conseguirne una copia in un tempo minore. Per questo il timore dell’intelligenza artificiale, al di là dell’utilizzo che ne può fare l’uomo, ricorda piuttosto la paura dell’ignoto che assaliva gli uomini di fronte al fulmine prima che Prometeo portasse loro in dono il fuoco. Sembra quindi, se non è tale da essere temuta – conclude Cucinelli -, che l'intelligenza artificiale sia da stimare per tutte quelle utilità che può apportare al mondo nella misura in cui potrà liberare l'uomo dagli affanni materiali della attuale vita, restituendogli in un ambito contemporaneo la dimensione, il tempo e lo spazio di un'esistenza vissuta in armonia con la natura, quale il genere umano ha vissuto dai tempi più antichi fino almeno al secolo scorso. Per questo non mi è facile immaginare, invece, un automa o un sistema artificiale che possano provare emozioni autentiche o sentimenti profondi e veri; potrà mai un robot alzare gli occhi al cielo, o provare commozione, e veder sgorgare dai propri occhi lacrime vere?».

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