sabato 9 novembre 2013
​In questi cinque anni e mezzo di crisi economica la contrazione è stata del 6,7%. Sempre nello stesso periodo di tempo, ogni 100 lavoratori autonomi, ben 7,2 hanno cessato l'attività (nella foto il segretario della Cgia di Mestre, Giuseppe Bortolussi).
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​In un lustro è crollato il popolo delle partite Iva: dal 2008 al giugno del 2013, secondo la Cgia, hanno cessato l'attività 400mila lavoratori indipendenti. In questi cinque anni e mezzo di crisi economica la contrazione è stata del 6,7%. Sempre nello stesso periodo di tempo, ogni 100 lavoratori autonomi, ben 7,2 hanno cessato l'attività. Al 30 giugno di quest'anno il cosiddetto popolo delle partite Iva ammontava a 5.559.000 lavoratori. "A differenza dei lavoratori dipendenti - rileva il segretario Cgia Giuseppe Bortolussi - quando un autonomo chiude l'attività non dispone di nessuna misura di sostegno al reddito. Tranne i collaboratori a progetto che possono contare su un indennizzo una tantum, le partite Iva non usufruiscono dell'indennità di disoccupazione, di nessuna forma di cassa integrazione o di mobilità lunga o corta. Spesso si ritrovano solo con molti debiti da pagare e un futuro tutto da inventare". Una situazione di difficoltà, ricorda la Cgia, che, purtroppo, ha spinto in questi ultimi anni molti piccoli imprenditori a compiere  dei gesti estremi dettati dalla disperazione."In proporzione - prosegue Bortolussi - la crisi ha colpito in maniera più evidente il mondo delle partite Iva rispetto a quello del lavoro dipendente. Se in termini assoluti la platea dei subordinati ha perso ben 583mila lavoratori, la variazione percentuale, invece, è diminuita solo del 3,3%, mentre l'incidenza percentuale della perdita dei posti di lavoro sul totale della categoria si è fermata al 3,5%. Tassi, questi ultimi, che sono meno della metà di quelli registrati dai lavoratori indipendenti". 
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