martedì 6 ottobre 2020
Contemi (Appalavoro.it): «Per arginare almeno in parte questo problema, consigliamo ai giovani di curare la propria presenza on line, di creare una video presentazione professionale e di formarsi»
L'emergenza Covid colpisce anche i tirocini

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Dati preoccupanti sulla situazione economica e del mercato del lavoro italiano: -16,8% di divario di produzione industriale tra gennaio e luglio 2020 rispetto al 2019, -2% di persone occupate nel secondo trimestre del 2020, con meno 841mila persone occupate rispetto al 2019. Ma nessuno finora ha parlato degli stage. Eppure lo stage rappresenta da anni la principale porta di ingresso dei giovani italiani al mercato del lavoro, coinvolgendo ogni anno centinaia di migliaia di persone, prevalentemente under 35. La testata giornalistica online Repubblica degli Stagisti, da oltre dieci anni focalizzata proprio sull’occupazione giovanile, è riuscita a ottenere ed elaborare i dati relativi all’andamento dei tirocini extracurricolari (gli unici che vengono monitorati e conteggiati) nei primi due trimestri del 2020, e a confrontarli con i dati dell’anno scorso. Risultato: «Il Covid ha determinato un crollo: nei primi sei mesi del 2020 vi è stata la metà delle opportunità di stage rispetto allo stesso periodo del 2019» conferma Eleonora Voltolina, fondatrice e direttrice della Repubblica degli Stagisti. Il crollo del numero degli stage è particolarmente significativo perché è un segnale inequivocabile: «Come sempre accade, anche questa crisi generata dal Covid avrà un impatto devastante sui giovani, e rafforzerà ulteriormente il sistema già malato di welfare familiare», avverte Voltolina, «erodendo i risparmi e le pensioni di nonni e genitori per mantenere le giovani generazioni senza prospettive di guadagno. Il perdurare di una situazione di questo tipo avrebbe effetti devastanti: bisogna monitorare i dati con estrema attenzione, discuterli pubblicamente, elaborare proposte politiche. Non si possono abbandonare i giovani al loro destino, rammaricandosi che abbiano avuto “sfortuna” ad affacciarsi al mondo del lavoro proprio in questo momento, e abbiano trovato meno opportunità».

Sommando il primo e il secondo trimestre del 2020, sono partiti in Italia 96.376 stage. Nello stesso semestre del 2019 le attivazioni erano state 185.152. La diminuzione delle opportunità di stage si attesta dunque per la precisione, per il primo semestre del 2020, su un meno 48%. «Tale enorme calo si è realizzato ovviamente sopratutto nel secondo trimestre, quando c’è stato il lockdown» specifica Voltolina: «Nei primi tre mesi del 2020 la diminuzione è stata “solo” del 18% rispetto al 2019. Invece tra aprile e giugno c’è stato un vero e proprio crollo: meno 73%. Un dato enorme – quasi tre quarti di occasioni di stage in meno – derivante anche dal fatto che nel gestire l'emergenza quasi tutte le Regioni, con una scelta decisamente opinabile, tra marzo e maggio hanno formalmente bloccato l'attivazione di nuovi tirocini».

Fermando dunque anche quelle aziende che, pur in pieno Covid, sarebbero state disponibili a offrire opportunità di stage: una decisione che fin da aprile la Repubblica degli Stagisti aveva apertamente contestato. Tornando ai numeri: chi è stato maggiormente impattato da questo crollo? A livello anagrafico non ci sono “vincitori e vinti”. Il calo di opportunità riguarda omogeneamente tutte le classi di età. Ma rispetto al genere la situazione va monitorata con grande attenzione. «Questo dato – spiega Marco Contemi, fondatore di Applavoro.it - è decisamente più preoccupante per la fascia di età più giovane, in quanto rappresenta un pesante freno all’ingresso nel mondo del lavoro. Da sempre il tirocinio extra curricolare costituisce il principale trampolino di lancio che consente ai giovani di affacciarsi al mondo del lavoro».

«Il fenomeno dello stage in generale non ha patito le discriminazioni di genere che troppo spesso affliggono invece il mercato del lavoro italiano» premette Voltolina: «Non sono emerse, negli anni, più o meno probabilità di ottenere uno stage in base al fatto di essere maschi oppure femmine». Ma in epoca Covid questa verità sembra cominciare a vacillare. «Potrebbe essere un caso, una incongruenza momentanea: ma nel secondo trimestre si può notare un quattro per cento in più di opportunità di stage per gli uomini, e un quattro per cento in meno per le donne» dice Voltolina: «E si sa che nei periodi di crisi economica - come quello che è cominciato, guardacaso, proprio nel secondo trimestre di quest’anno - il lavoro delle donne “inspiegabilmente” comincia a contare, in alcuni contesti, per alcuni datori di lavoro, meno di quello degli uomini. Mentre è importante che le donne possano continuare a disporre anche in epoca Covid delle stesse opportunità degli uomini. A cominciare dallo stage».

La Repubblica degli Stagisti ha anche tracciato una mappa, una sorta di “termometro” della “intensità” del crollo delle opportunità di stage extracurricolari regione per regione. Questo crollo, se scorporato, varia da una riduzione minima del 28%, poco più di un quarto, a una riduzione massima del 66%, che equivale a due terzi in meno. Le regioni che in assoluto hanno risentito di più della situazione sono il Friuli Venezia Giulia, la Val D’Aosta e l’Umbria, con un calo certificato di molti punti percentuali superiore alla media nazionale. All’estremo opposto vi sono la Sicilia, la Calabria e la Provincia di Bolzano, territori che hanno registrato cali molto meno importanti rispetto alla media. «Le buone performance di regioni storicamente “deboli” dal punto di vista economico, con mercati del lavoro fragili e solitamente non zeppi di opportunità, fanno sorgere più di un dubbio» riflette Voltolina: «Come mai proprio in Sicilia e in Calabria il numero dei tirocini attivati ha subito un calo così mite?». In particolare secondo i dati elaborati dalla Repubblica degli Stagisti in Calabria sono stati attivati ben 3.415 tirocini nel secondo trimestre del 2020 – solo il 29% in meno che l’anno precedente. «Come si giustificano così tanti stage in partenza quest’anno proprio nei mesi di aprile, maggio e giugno, quando ad aprile e per gran parte di maggio si era in piena fase 1?», si chiede Voltolina.

Per quanto riguarda i settori di attività, dato che dal punto di vista economico la botta più forte il Covid l’ha data al settore dei trasporti e del turismo, non sorprende che il settore dove si è registrato il maggior calo percentuale del numero di tirocini nei primi sei mesi del 2020 a livello nazionale sia stato proprio quello ricettivo, e cioè alberghi e ristoranti. «Un comparto che ovviamente va inteso in senso esteso, e che dunque comprende anche ostelli, campeggi, villaggi turistici, bar, gelaterie, mense» specifica la direttrice della Repubblica degli Stagisti: «Tra gennaio e giugno di quest’anno sono stati attivati in questo settore solo poco più di 8mila stage extracurricolari: il 62% in meno rispetto agli oltre 21mila dell’anno scorso». Invece nel settore Pubblica amministrazione, istruzione e sanità la diminuzione è stata la più contenuta, solo del 38%: «Forse anche perché in questo settore ci sono ospedali e i laboratori di analisi cliniche: luoghi di lavoro che con il Coronavirus si sono trovati più che mai in prima linea» ipotizza Voltolina. Inoltre, un po’ a sorpresa, anche il settore delle Costruzioni non sembra aver risentito più di tanto della situazione: il calo registrato è soltanto del 39%.

«Il tirocinio è un valido strumento per superare quella fase di stallo del trovarsi “senza alcuna esperienza lavorativa”- conclude Contemi -. Per arginare almeno in parte questo problema, consigliamo ai giovani di curare la propria presenza on line, di creare una video presentazione professionale e di formarsi al meglio con corsi professionali. Oggi esistono molte possibilità, anche gratuite, per farsi trovare pronti e preparati alla prima esperienza lavorativa. Con la speranza che i dati relativi all’attivazione di tirocini tornino ai valori del 2019».

Infine, dai dati raccolti ed elaborati dalla Repubblica degli Stagisti emerge anche un “caso” relativo all’assessora al Lavoro della Regione Lombardia Melania Rizzoli e ai dati sui tirocini che proprio l’assessora aveva reso pubblici lo scorso giugno in Consiglio regionale. Nel suo intervento Rizzoli aveva testualmente affermato: «I tirocini extracurricolari attivi in Lombardia alla data del 25 febbraio erano 15.576». Un numero che appare incongruo rispetto alle proporzioni consolidate. A livello statistico in Lombardia avviene infatti, ormai da anni, un quinto degli stage di tutta Italia: si tratta in assoluto della regione più importante per questo tipo di attività a cavallo tra la formazione e il lavoro. In particolare, nel 2019 si sono svolti in Lombardia 74.137 tirocini extracurricolari, oltre il doppio che in Lazio e in Piemonte (34.480 e 33.415 tirocini nel 2019, rispettivamente), quasi due e volte e mezzo l'Emilia Romagna (30.551 nel 2019), e più del triplo che in Campania (che nel 2019 ne ha registrati 23.672). Peccato che in Emilia Romagna quando è cominciata la fase 1 fossero in corso ben 17.087 tirocini extracurricolari, in Piemonte 12.597, in Lazio 13.988, in Campania 12.101. E dunque, dato che di solito la Lombardia “doppia” abbondantemente queste Regioni come numero di tirocini, risulta incomprensibile come al momento dello scoppio della pandemia in Lombardia potessero essere attivi solamente il 20% di stage in più del Piemonte e della Campania; solo il 10% in più del Lazio; e addirittura meno che in Emilia Romagna.

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