lunedì 26 febbraio 2024
Le nuove figure digitali hanno obiettivi, specificità e modalità di lavoro differenti tra di loro. Solo in Italia, il settore vale 300 milioni di euro (la creator economy vale un miliardo di euro)
Cresce la creator economy

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Nel mondo della narrazione aziendale e istituzionale crescono le figure degli influencer e dei creator. Solo in Italia, il settore vale 300 milioni di euro (la creator economy vale un miliardo di euro). A confermare questo boom, i dati del 2023 pubblicati da Stripe, società americana fornitrice di un'infrastruttura software che permette a privati e aziende di inviare e ricevere pagamenti via internet. Se, nel 2021, anno al quale risale la prima ricerca, 668mila creatori avevano ricevuto complessivamente pagamenti pari a dieci miliardi di dollari (dato ottenuto aggregando i dati delle 50 piattaforme per i creator più popolari su Stripe), nel 2023 la cifra è salita a oltre 25 miliardi di dollari di ricavi, per un totale di oltre un milione di produttori di contenuti. Nell’epoca del potere editoriale diffuso, è sufficiente, infatti, possedere uno smartphone e una connessione per influenzare i flussi narrativi di aziende e istituzioni pubbliche.

L’incontro delle imprese con le testate di riferimento, però, sta cambiando fisionomia: i giornalisti devono fare i conti sempre di più con gli influencer, invitati dalle aziende in occasione non solo del lancio di un nuovo prodotto sul mercato, ma anche nella fase in cui questa persona, che rappresenta un modello più evoluto di un puro e semplice testimonial, incarna i valori dell’impresa e li divulga ai propri follower. Spesso, però, succede che «questa convivenza forzata tra le due categorie possa sfociare in incidenti diplomatici, come il rifiuto da parte dei giornalisti di recarsi ad eventi stampa in cui è prevista la presenza di queste nuove figure del mondo digitale, imprenditori che, in Italia, non sono ancora regolamentati rispetto ad una categoria che, invece, lo è tramite un apposito Ordine professionale - spiega Francesca Caon, titolare di Caon Public Relations, società di pubbliche relazioni e autrice del libro I dieci comandamenti delle PR, edito da Roi Edizioni - a questa percezione, si aggiunge poi la crisi dell’editoria e quindi la riduzione degli investimenti pubblicitari nel settore, alla quale fanno da contraltare le cifre esorbitanti guadagnate dai creator».

L’ideale sarebbe conciliare le diverse caratteristiche di due tipologie di comunicazione che, se opportunamente integrate, potrebbero dare alle aziende un valore aggiunto in termini di brand, posizionamento e responsabilità sociale. «La comunicazione dei blogger e degli influencer è immediata e senza filtri - sottolinea Caon - quindi dà un riscontro immediato, perché escono, di norma, in tempo reale o quasi, facendo una sorta di telecronaca dell’evento. Si tratta di persone ammirate ed emulate, pensiamo, per esempio, a quando indossano un capo di abbigliamento o un accessorio. Ecco perché mi piace definire l’influencer un ‘catalogo pubblicitario vivente’ che ci mette la faccia e che mette a proprio agio i suoi follower con contenuti attraenti ed in linea con gli algoritmi delle piattaforme. All’inizio diventare influencer per molti di loro è una passione, che, poi, però, si trasforma in una professione. Una professione che, secondo una ricerca di Adecco, rappresenta il lavoro dei sogni per i ragazzi italiani (+505% in dieci anni). Al contrario, gli organi di stampa hanno bisogno di tempi più lunghi, sia perché i media cartacei tradizionali hanno i loro tempi editoriali, sia perché devono, giustamente, garantire un approfondimento della notizia, provocando anche indignazione, domande e riflessioni nei lettori rispetto a contenuti più frivoli e leggeri».

Influencer contro creator

Il settore dell’influencer marketing vivrà probabilmente un anno di cambiamento e ristrutturazione dopo quanto accaduto negli ultimi mesi e in virtù delle recenti linee guida emesse dall’Agcom-Autorità per le garanzie nelle comunicazioni. «Questo regolamento sugli influencer non è una conseguenza del caso Balocco. È stato un lavoro voluto dall’autorità già nel mese di luglio. Le linee guida che abbiamo adottato sono un punto di partenza ed è stato necessario stabilire dei criteri. I principi sono la trasparenza e la responsabilità. L’influencer, infatti, deve essere trasparente e responsabile nei confronti del consumatore/utente/cittadino esattamente come lo devono essere le radio e le televisioni; quindi, se fa pubblicità lo deve dire chiaramente. Con “trasparenza” e “responsabilità” viene introdotto un principio che non è un azzardo normativo e che risponde a una necessità anche culturale: l'influencer che ha una base di riferimento di pubblico è paragonabile a un servizio media audiovisivo e come tale deve rispettare alcuni obblighi: la tutela dei minori, la prevenzione dei discorsi d'odio e anche la corretta rappresentazione dei diritti e dei valori dello sport, su cui vige già un codice di autoregolamentazione». Così dichiara Massimiliano Capitanio, commissario Agcom.


«Al fine di individuare gli influencer che rispondono alle caratteristiche indicate nelle linee guide, posso affidarmi semplicemente alle piattaforme per certificare il numero di follower o l'engagement rate dell’influencer? Probabilmente no. Il tavolo tecnico sarà l'occasione per definire non solo le modalità di sovraimpressione del messaggio promozionale, ma anche la condivisione dei dati. –continua il commissario -. Sotto il profilo sanzionatorio, le linee guida dell'Agcom chiariscono in maniera inequivocabile che verrà messo in atto un sistema di richiami che è preventivo alla sanzione, come già avviene nella trattazione di diversi contenuti illeciti. C'è la possibilità di garantire in tutti i casi il contraddittorio con il singolo utente, ma anche con la piattaforma, poi si procede con il richiamo e in caso di mancata ottemperanza al richiamo, come da leggi istitutive dell’Agcom, si procede con la sanzione».

Interviene in questo discorso Mambo, la prima content factory italiana nata all’interno del Gruppo OneDay, con un roster di 200 talent tra Italia e Spagna, che forma giovani creator e li supporta nella loro professionalizzazione, creando eventi di networking e accompagnandoli nella gestione non solo degli aspetti più burocratici, ma anche nella costruzione graduale del proprio successo.

«Spesso per velocità e semplificazione influencer e creator vengono utilizzati come sinonimi, mentre nella loro forma più pura identificano due professioni digitali ben distinte, pur con qualche area di sovrapposizione - commenta Tommaso Ricci, managing director di Mambo -. Ciò che li accomuna è sicuramente la capacità di produrre contenuti digitali all’interno di piattaforme social e di intrattenimento, la possibilità di parlare a community molto popolate di utenti fidelizzati e l’abilità di contestualizzare all’interno della loro creatività il racconto di un prodotto o di un servizio in collaborazione con un brand. Tuttavia, da un lato c’è l’intento di influenzare verso il proprio personaggio, dall’altro di trasmettere un messaggio autentico e di vicinanza alle persone».

Infatti, rileva il team di Mambo, ci sono alcune importanti differenze tra queste due figure che hanno obiettivi, specificità e modalità di lavoro differenti tra di loro.

L'influencer, da un lato, ha costruito popolarità e consenso sulla base di uno storytelling incentrato sul proprio stile di vita, su esperienze esclusive, su scelte di prodotti e brand che contribuiscono alla costruzione di un ideale e di un personaggio con un posizionamento ben studiato e riconoscibile. Il follower aspira quindi a identificarsi con le caratteristiche di quel personaggio e ne emula comportamenti e scelte (da qui la capacità di influenzare i comportamenti d’acquisto).

Il creator, d’altro canto, è riconosciuto per l’autenticità del tone of voice e la qualità dei contenuti che produce, siano essi di intrattenimento o di utilità, nei quali racconta situazioni di vita reale e "relatable", ovvero "familiare". Questa figura professionale impiega il linguaggio della verità e della prossimità alla community, perciò il follower qui non si identifica con il personaggio ma con la persona, empatizza con la sua capacità di veicolare in modo semplice e onesto una situazione, un prodotto o un servizio, uscendo dagli schemi della comunicazione tradizionale. Quando sussiste una collaborazione con un brand, pertanto, il prodotto non viene percepito come “product placement” o interruzione pubblicitaria, bensì come un’occasione per fruire di un contenuto utile o divertente.

«Questo tipo di distinzione è sempre esistita, ma nel tempo si è andata man mano definendo e oggi è ancora più urgente fare chiarezza per un tema di educazione e di trasparenza nei confronti del pubblico. Quello a cui abbiamo assistito nelle scorse settimane farà da spartiacque a un nuovo modo di approcciare questo mestiere, a prescindere dall’ampiezza della propria fanbase: è un tema di responsabilità, che noi cerchiamo di trasmettere ai piccoli creator che si affidano a Mambo per imparare a destreggiarsi in questo mondo e fare il loro lavoro nel modo migliore possibile per sé, per i brand che li ingaggiano e per il pubblico che li segue - conclude Ricci - La nostra previsione è che in futuro il focus sarà sempre più sui creator, proprio per la loro capacità di arrivare al pubblico con autenticità, di essere gli uni diversi dagli altri e di conoscere a fondo il consumatore al quale si stanno rivolgendo».

La rivoluzione della creator economy nel metaverso

Come ogni piattaforma digitale, anche il metaverso sta diventando sempre più un terreno fertile per la Creator Economy. Grazie all’immersività e la capacità di coinvolgimento tipiche del virtuale, rispetto al sempre più passivo web 2.0, i creatori di contenuti possono esplorare nuove opportunità di guadagno in una dimensione dalle infinite possibilità creative.

Coderblock, Game Studio italiana con sede a Palermo e Miami, sembra aver colto sin da subito le potenzialità connesse alla creazione di un’economia basata sull’incontro tra domanda e offerta di contenuti all'interno del metaverso. Per questo, dopo il lancio della propria Metaverse Gaming platform e in occasione dell’opening della prima stagione ufficiale di vendita dei propri terreni virtuali, Coderblock ha presentato “Creator Marketplace” e “Coderblock ADS”, due piattaforme interamente dedicate alla Creator Economy nel metaverso.

Mentre Coderblock Ads permetterà ai proprietari di land virtuali di guadagnare sul numero di interazioni con elementi pubblicitari presenti sul proprio terreno, Creator Marketplace si presenterà come una piattaforma dedicata all'incontro tra brand e creator.
Il concetto è semplice ma rivoluzionario: i brand avranno la possibilità di condividere brevi brief su esperienze virtuali che desiderano realizzare e i creator potranno mettere la propria creatività e competenza al servizio di tali visioni costruendo tramite il Builder tool a disposizione dei proprietari di land nel metaverso di Coderblock (uno strumento online che consente di costruire sul proprio terreno NFT tramite un ricco catalogo di edifici e props 3D, che conta più di 1.000 modelli, oltre alla possibilità di caricare ulteriori modelli 3D personalizzati).

In cambio del loro lavoro, i creator riceveranno un compenso diretto, in cambio del loro lavoro, aprendo così le porte a un nuovo livello di monetizzazione nel metaverso, mentre le aziende potranno avvalersi di una collaborazione di qualità a fronte di un investimento ridotto rispetto a quello previsto per la consulenza e la realizzazione di mondi virtuali da parte di un team specializzato, come quello di Coderblock.

Il Creator Marketplace di Coderblock rappresenta un passo audace verso il futuro della creator economy nel metaverso, nonché un'incubatrice di collaborazione senza precedenti tra brand e creator, dove individui dotati di talento e visione possono trovare la propria voce e monetizzare le proprie creazioni in modi innovativi e stimolanti.

Per ulteriori informazioni: https://coderblock.typeform.com/creator-early.


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