venerdì 1 aprile 2016
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Q uando arriva da chi sta più in alto o è più grande, l’esempio è più capace di incidere. Vale un po’ in tutti i campi, quindi anche per la finanza etica o socialmente responsabile (Sri), quel modo d’intendere l’investimento che non guarda solo alla redditività ma anche all’impatto sociale e ambientale. E che nel mondo interessa asset gestiti per oltre 21mila miliardi di dollari. Per anni la finanza Sri in Italia ha lamentato una mancanza di protagonismo degli investitori istituzionali. Soggetti che invece nei maggiori mercati Sri internazionali sono stati i principali motori di sviluppo. In questi anni alcune cose sono cambiate anche da noi e quanto accaduto nei giorni scorsi ne è conferma. Quasi un segnale di una tendenza che si afferma, destinata con ogni probabilità a rafforzarsi sulla spinta degli accordi raggiunti alla Cop21 di Parigi o dei nuovi Obiettivi di sviluppo sostenibile proposti dalle Nazioni Unite lo scorso anno. È accaduto che il Cda del Fondo Pensione Cometa, il più grande in Italia (è il fondo complementare dell’industria metalmeccanica, con oltre 400mila iscritti), ha dato il via alla gara per l’assegnazione dei mandati di gestione per i 9,6 miliardi di euro del suo patrimonio. Verranno conferiti i mandati di gestione per i prossimi cinque anni. Fin qui tutto normale. La cosa interessante è che il fondo presieduto da Annamaria Trovò e che ha come Dg Maurizio Agazzi, che è anche presidente del Forum per la Finanza sostenibile, ha stabilito che nel processo di selezione assumerà un ruolo importante la valutazione degli standard e dei modelli di analisi Esg (che sta per ambientale, sociale e di governance) adottati dalle società che si candidano a vedersi conferire il mandato. Sarà anche valutata l’adesione delle medesime società ai Principi per l’Investimento responsabile varati dalle Nazioni Unite quasi dieci anni fa (contano circa 1.400 aderenti nel mondo che gestiscono 8mila miliardi di dollari di asset), a cui del resto aderisce lo stesso Fondo Cometa. Che è stato anche capofila delle prime iniziative collettive di dialogo (engagement) su temi di sostenibilità avviate dai fondi pensione italiani con le società quotate, una legata al climate change, l’altra al lavoro minorile nelle catene di fornitura. La mossa riveste ancora più importanza perché parliamo del più grande fondo negoziale italiano. È ovvio che il suo obiettivo resta quello di garantire la migliore copertura pensionistica agli iscritti. Ma non solo, come ha detto Trovò: «Crediamo che Fondo Cometa possa divenire soggetto guida nella definizione di parametri d’investimento responsabili contribuendo allo sviluppo del Paese». Quasi a dire la cifra dello sviluppo non può che essere economica, sociale e ambientale. Andrea Di Turi © RIPRODUZIONE RISERVATA profitto sociale
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