mercoledì 27 luglio 2016
In sette casi su dieci sono dovuti a ristrutturazioni. Solo nel  restante 15% dei casi a scarso rendimento del lavoratore; il demansionamento è invece all’8%, il 3% per molestie sessuali. È quanto emerge da una ricerca condotta su un campione di 500 aziende di tutti i comparti dall’Osservatorio di Ancl Su Lombardia, Associazione Nazionale Consulenti del Lavoro – Sindacato Unitario.
Controversie aziendali e licenziamenti
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In sette casi su dieci le controversie in Lombardia sono dovute a licenziamenti per ristrutturazioni aziendali. Solo nel  restante 15% dei casi le controversie sono dovute a  licenziamento per motivi di scarso rendimento del lavoratore; il demansionamento  è invece all’8%, il 3% per molestie sessuali. È il dato saliente che emerge da una ricerca condotta su un campione di 500 aziende di tutti i comparti dall’Osservatorio di Ancl Su Lombardia, Associazione Nazionale Consulenti del Lavoro – Sindacato Unitario.Dai dati dell’Osservatorio emerge inoltre che i dipendenti licenziati in Lombardia hanno poi cambiato lavoro soprattutto in questi settori: industria (36%), bancario/assicurativo (12%), altri servizi avanzati alle aziende, soprattutto nell’It, 34%. Le posizioni più facilitate alla ricollocazione sono state: marketing e commerciale (38%), finanza (32%), affari legali (15%), risorse umane (15%)."Le aziende tendono a incentivare le dimissioni dei dipendenti attraverso accordi di uscita consensuale - osserva Andrea Fortuna, presidente di Ancl Su Lombardia -. Il maggior numero di controversie tra datore di lavoro e lavoratore, come evidenziato anche nei risultati della ricerca, ovviamente nascono a seguito di licenziamento. Le controversie per altri motivi, esempio retributivi o inquadramento di livello, generalmente sono risolte direttamente con un accordo tra le parti spesso in sede sindacale, senza alcuna necessità di richiedere l’intervento delle commissioni di conciliazione. Gli interventi in commissione di conciliazione nella maggior parte dei casi sono dovuti a licenziamenti per riduzione di personale a seguito di ristrutturazioni aziendali. In queste fasi il ruolo del Consulente del Lavoro assume un’importanza rilevante sia per gli aspetti tecnico – legislativi, ma soprattutto per l’opera di mediazione tra la parte datoriale ed i lavoratori e/o i rappresentanti sindacali. Il professionista spesso assume il ruolo di parte terza rispetto alla controversia, spingendo alla mediazione ed evitando così di trascinare il contenzioso di fronte ad un giudice, con tutte le conseguenze di costi e tempi della giustizia. Altro aspetto di non secondaria importanza è il ruolo delle commissioni di conciliazioni presso gli Ordini professionali che hanno reso più agevole il percorso di risoluzione delle controversie, riducendo il carico di lavoro delle commissioni presso le Direzioni Territoriali del Lavoro, e garantendo professionalità e competenza nell’approccio alla problematica sorta tra le parti. Inoltre nella ricerca è stato analizzato il dato di ricollocazione sul mercato del lavoro dei lavoratori licenziati,  facendo emergere che risulta più semplice ricollocare lavoratori qualificati e nei settori marketing e commerciali".
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