mercoledì 23 febbraio 2022
Un'indagine sulle abitudini fotografa un utilizzo elevato ma non a tavola dove la minerale è protagonista. Per migliorare la rete idrica basterebbe un piccolo aumento delle tariffe
La casa dell'acqua, distributore di acqua potabile, piace agli italiani

La casa dell'acqua, distributore di acqua potabile, piace agli italiani - Ansa

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Sprecata, sottovalutata e poco conosciuta. Gli italiani hanno un rapporto paradossale con l’acqua del rubinetto. La usano tanto, la bevono poco e la considerano "costosa" senza avere idea degli sprechi e del costo costo reale. Un bene prezioso, indispensabile per le attività quotidiane, ma sempre più a rischio in un Paese in cui il 21% del territorio è a rischio desertificazione, con un aumento costante delle temperature e della siccità.

Da un’indagine realizzata dall’Osservatorio della Community Valore Acqua per l’Italia di The European House Ambrosetti – che ha coinvolto un campione di mille cittadini – emergono una serie di contraddizioni tra realtà e pregiudizi consolidati. Il primo è sulla qualità dell’acqua pubblica: soltanto il 29,3% la beve, nonostante sia certificata. L’Italia rimane saldamente al primo posto nel mondo per consumo di acqua in bottiglia malgrado i costi elevati e l’impatto sull’ambiente dato dalla plastica. Un altro preconcetto radicato riguarda il costo ritenuto eccessivo mentre in realtà le tariffe italiane (circa 2 euro al metro cubo) sono tra le più basse in Europa, la metà di quelle francesi. La bolletta media è di 84 euro l’anno: gli intervistati nella stragrande maggioranza dei casi (90%) non hanno idea dell’esborso, ma lo considerano comunque elevato. Al contrario sotto-stimano lo spreco dell’oro blu: il consumo procapite è di 220 litri al giorno, ma i due terzi degli intervistati non ne hanno una giusta consapevolezza. L’indagine evidenzia però una sensibilità ambientale elevata: vale a dire la volontà di ridurre l’impatto del servizio ammodernando la rete infrastrutturale, riducendo le perdite di rete e migliorando gli impianti di depurazione. L’83% degli intervistati sarebbe disposta a pagare una piccola cifra in più per interventi di efficientamento e risparmio idrico. Un aumento di delle tariffe di 10 centesimi al metro cubo comporterebbe una spesa aggiuntiva di 8 euro per una famiglia media e si tradurrebbe in 900 milioni addizionali di valore aggiunto e 400 milioni di investimenti aggiuntivi. Investimenti che oggi in Italia sono di 46 euro per abitante all’anno nel settore idrico, la metà rispetto a Francia e Germania e un terzo rispetto al Regno Unito. Un aumento che non peserebbe sulle famiglie più povere che possono usufruire del bonus idrico: uno sconto sostanzioso in bolletta praticamente sconosciuto ai più che va chiesto ai singoli Comuni.

«La straordinaria ondata di inflazione mette a rischio secondo le nostre analisi un quarto delle famiglie italiane che potrebbero usufruire di questo bonus presentando richiesta in base alla dichiarazione Isee come avviene per gli altri bonus» spiega Valerio De Molli, ceo di The European House Ambrosetti.A preoccupare è soprattutto il fatto che non vengano attuate politiche mirate per rispettare gli Accordi di Parigi sul clima, rimasti finora solo buoni propositi. «La siccità di questo inverno mette in luce ancora una volta come gli estremi climatici possano rapidamente minacciare la disponibilità di acqua anche in territori che normalmente ne sono ricchi: il bacino del Po dopo oltre due mesi senza precipitazioni è in secca. In Sicilia quest’estate si sono sfiorati i 49 gradi e due mesi dopo c’è stata l’alluvione. Prepararsi fin d’ora a un futuro climatico inedito è indispensabile» avverte Luca Mercalli, presidente della Società Metereologica Italiana.

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